Paul Metzger, The uses of infinity (Locust 2010)

Nel sito di Paul Metzger leggo now booking Europe Oct 2010. Il che fa ben sperare nella possibilita', da tempo attesa, di assistere a una sua performance.

Paul Metzger e' un suonatore di banjo che arriva dal Minnesota e incide per la mai troppo lodata Locust, etichetta della quale a Prospettive Musicali vi ho gia' proposto No-Neck Blues Band, Henry Flynt, Sir Richard Bishop e Jay Bolotin.

Il suo nuovo album e' probabilmente, finora, la migliore uscita della piccola indipendente di Chicago. E' stato registrato nella cattedrale del Sacro Cuore, a Duluth (la citta' dello zio Bob), ed e' un'unica improvvisazione di circa quaranta minuti divisa in sei movimenti, o come li chiama Metzger, meditazioni.

Un ruolo essenziale lo gioca proprio lo spazio che circonda il banjo di Metzger e che con i suoi echi e risonanze funge da secondo strumento.

The uses of infinity e' un meditativo raga nel corso del quale Metzger esplora le possibilita' del suo strumento, che al posto di sei ha ventitre corde, ed e' capace di coprire uno spazio emozionale davvero ampio: viene accarezzato, pizzicato, percosso, suonato con un arco (e in questo caso ditemi se non ricorda il suono di un sarangi. Anzi, il quarto movimento sembra composto e suonato in un ghat di Varanasi, sulle rive del Gange).

Musica di grande spiritualita', capace di portarci a uno stato di grande pace e sintonia con noi stessi.

Tenetevi liberi in ottobre.

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