Trying to fly away might have been your first mistake
Mi piacerebbe sapere scrivere qualcosa a proposito di un video di Runa Islam visto lo scorso fine settimana alla White Cube. Ho aspettato che la confusione iniziale lasciasse spazio a un'opinione precisa, a uno di quei punti di vista dei quali puoi parlare o scrivere, ma non e' successo.
Per non scrivere un post troppo sbrodolato che poi non leggerebbe nessuno, vi racconto soltanto che il video (una ventina di minuti scarsi senza svolgimento narrativo) mostra strutture architettoniche e mezzi di trasporto sospesi, con il mare sullo sfondo.
Niente di troppo drammatico, piuttosto una quieta contemplazione nella quale immergersi, osservando cavi che formano linee regolari in un cielo che incontra un mare calmo in distanza.
Mi sono venuti in mente i seguenti pensieri, in ordine sparso:
1) quando guardiamo qualcosa su uno schermo aspettiamo sempre che succeda qualcosa. Una storia, uno sviluppo narrativo di qualche tipo. Se la camera si muove lentamente, senza una precisa sequenza di eventi che sappiano raccontare, perdiamo concentrazione (quando non ci irritiamo)
2) la gratificazione dell'aspettativa dev'essere immediata, cosi' come il giudizio che ci sentiamo obbligati a emettere. Spesso non ci sfiora l'idea che dovremmo ritornare su quello che abbiamo visto, riproiettare con pazienza dentro di noi, investigare assonanze con la nostra personale esperienza. Passiamo ad altro senza approfondire. Non ci accorgiamo che non stiamo giudicando l'opera d'arte, ma la frustrazione che segue l'aspettativa non gratificata immediatamente
3) il concetto di arte che abbiamo in testa e' soggetto al dovere classificatorio che ci e' stato imposto fin dalle prime classi della scuola elementare. L'arte e' diventata nella nostra testa un concetto ingegneristico, misurabile nelle sue dimensioni: arriva fino a questa linea, finisce qui. Pensare che la sua bellezza stia nel fatto che si tratta di un fenomeno culturale in costante evoluzione e non di una formula chimica immutabile ci disturba. Dobbiamo definire tutto, anche l'arte, per poterla controllare e continuare a vivere le nostre tranquille esistenze cosi' piene di certezze
4) non pensiamo remotamente che l'arte, la poesia, il teatro contemporanei (d'avanguardia, se vi piace il termine) siano, per loro natura, fenomeni contro. Contro la velocita', contro il consumo rapido, contro tutto quello che George Ritzer definisce mcdonaldizzazione dell'esistenza, contro le banali convinzioni che abbiamo costruito per difenderci dalla complessita'. E che invece siano l'estrema difesa della lentezza, della riflessione profonda, del ricercare dentro di se' per avvicinarsi a una comprensione che sia soprattutto risonanza emotiva
5) rifiutiamo l'impegno prolungato, il lento avvicinamento, il dubbio, perche' sappiamo gia' tutto e non vogliamo certo mettere in discussione le nostre certezze. E chi se ne importa se le nostre convinzioni sono giuste o sbagliate, l'importante e' condividerle e ridicolizzare chi queste convinzioni le mette in discussione, isolarlo per confermare ai nostri occhi la nostra superiorita' che non deve mai vacillare.
Per non scrivere un post troppo sbrodolato che poi non leggerebbe nessuno, vi racconto soltanto che il video (una ventina di minuti scarsi senza svolgimento narrativo) mostra strutture architettoniche e mezzi di trasporto sospesi, con il mare sullo sfondo.
Niente di troppo drammatico, piuttosto una quieta contemplazione nella quale immergersi, osservando cavi che formano linee regolari in un cielo che incontra un mare calmo in distanza.
Mi sono venuti in mente i seguenti pensieri, in ordine sparso:
1) quando guardiamo qualcosa su uno schermo aspettiamo sempre che succeda qualcosa. Una storia, uno sviluppo narrativo di qualche tipo. Se la camera si muove lentamente, senza una precisa sequenza di eventi che sappiano raccontare, perdiamo concentrazione (quando non ci irritiamo)
2) la gratificazione dell'aspettativa dev'essere immediata, cosi' come il giudizio che ci sentiamo obbligati a emettere. Spesso non ci sfiora l'idea che dovremmo ritornare su quello che abbiamo visto, riproiettare con pazienza dentro di noi, investigare assonanze con la nostra personale esperienza. Passiamo ad altro senza approfondire. Non ci accorgiamo che non stiamo giudicando l'opera d'arte, ma la frustrazione che segue l'aspettativa non gratificata immediatamente
3) il concetto di arte che abbiamo in testa e' soggetto al dovere classificatorio che ci e' stato imposto fin dalle prime classi della scuola elementare. L'arte e' diventata nella nostra testa un concetto ingegneristico, misurabile nelle sue dimensioni: arriva fino a questa linea, finisce qui. Pensare che la sua bellezza stia nel fatto che si tratta di un fenomeno culturale in costante evoluzione e non di una formula chimica immutabile ci disturba. Dobbiamo definire tutto, anche l'arte, per poterla controllare e continuare a vivere le nostre tranquille esistenze cosi' piene di certezze
4) non pensiamo remotamente che l'arte, la poesia, il teatro contemporanei (d'avanguardia, se vi piace il termine) siano, per loro natura, fenomeni contro. Contro la velocita', contro il consumo rapido, contro tutto quello che George Ritzer definisce mcdonaldizzazione dell'esistenza, contro le banali convinzioni che abbiamo costruito per difenderci dalla complessita'. E che invece siano l'estrema difesa della lentezza, della riflessione profonda, del ricercare dentro di se' per avvicinarsi a una comprensione che sia soprattutto risonanza emotiva
5) rifiutiamo l'impegno prolungato, il lento avvicinamento, il dubbio, perche' sappiamo gia' tutto e non vogliamo certo mettere in discussione le nostre certezze. E chi se ne importa se le nostre convinzioni sono giuste o sbagliate, l'importante e' condividerle e ridicolizzare chi queste convinzioni le mette in discussione, isolarlo per confermare ai nostri occhi la nostra superiorita' che non deve mai vacillare.
Commenti
Per dire, da quel video io me ne sarei uscito con la convinzione di non averlo capito io, piuttosto che pensare fosse poco significativo :-)
devo anche dire che non mi ritrovo tanto quando su questo blog si discute di musica in modo un po' perentorio, quello e' PROPRIO brutto, questo e' DAVVERO bello... mah a parte che (a me) ci vuole tutto un percorso mentale/spirituale/fisico per capire un disco, una canzone e in genere un'emozione... e' vera pero' una cosa, che quando vuoi dare un giudizio (per abitudine, perche' devi scrivere una recensione ecc.) il tutto si forma in pochi secondi/minuti/frammenti di sensazioni
e poi scusa, arte come difesa della lentezza mi sembra una opinione ben precisa su quel video molto lento!
Per il resto, punto per punto:
1) "quando guardiamo qualcosa su uno schermo aspettiamo sempre che succeda qualcosa".
No io no.
E dipende da cosa si vuole raccontare. un video puĆ² essere veloce o lento...contemplativo o ritmato. Come nel cinema, no? Io ho solo commentato davanti a Runa Islam che con un paesaggio e una teleferica splendida come quella ero capace anche io di impressionare. :-) Muovere la camera avanti e indietro e cambiare abito ai protagonisti non mi sembra un'idea epocale. Ma forse non l'ho capita io.
2) Sono tue opinioni no? ...io ci torno sulle cose che ho visto, rifletto e rielaboro. E l'arte ĆØ soggettiva. l'arte ĆØ percezione. (vedi sotto)
3) io non giudico dato che non sono una critica d'arte, e le mie conoscenze in materia sono limitate. non sono in grado. quello che sono in grado di fare ĆØ sentire, percepire, emozionarmi. Sono molto visiva, e l'arte concettuale (mettere in scena e soprattutto distruggere qualcosa) mi lascia fredda. Spesso mi sono sentita presa in giro dall'artista. Ne vedo l'impalcatura (lo scaffolding proprio, per dirla alla Virginia Woolf), e non mi piace. Come non mi piace in un romanzo, appunto.
4) l'arte ĆØ lentezza (un quadro, una foto, un murales), l'arte ĆØ velocitĆ (il videoclip, la slam poetry, una performance di danza)
Ogni cosa ha il proprio mezzo espressivo e la propria fruibilitĆ .
5) no io non rifiuto l'avvicinamento progressivo. leggere di qualcosa prima di vederlo. avvicinarsi alla cieca, come un appuntamento al buio. dipende dall'umore o dal momento per me.
accetto il dubbio, la riflessione, la voglia di rompere gli schemi di qualcosa. poi puĆ² piacermi o meno, colpirmi o meno. ma questo come dicevo sopra ĆØ personale.
In definitiva l' arte ĆØ soggettiva. L'arte (per ME) ĆØ percezione e non razionalizzazione.
Amen :-)
Come dice Dario Fo, "Io non sono un moderato". A me il pensiero debole piace solo fino a un certo punto. Forse e' in realta' il pensiero dei forti, di quelli che sanno controllare le loro emozioni. E invece questo e' un blog nel quale le emozioni emergono sempre in primo piano. Cioe', per quello che sono capace, non esprimo giudizi (non mi interessa farlo), ma cerco di comunicare le mie emozioni di fronte a qualcosa che ho visto, sentito, del quale ho fatto esperienza. "London calling" (sia la rubrica radiofonica che il blog) e' nato per condividere, mettere in comune emozioni che non sapevo con chi condividere in quel periodo. E' stato il mio messaggio in una bottiglia, che poi tante persone hanno raccolto, alcune che conoscevo gia' e altre che vedendo la bottiglia galleggiare hanno deciso di avvicinarsi. Io non so se il giudizio davvero si forma in pochi minuti come dici tu, ma le emozioni sono quasi sempre qualcosa di davvero immediato. In genere quando vedo una cosa che mi piace, o incontro una persona interessante, lo sento subito. Sono d'accordo con te sul fatto che a volte le discussioni diventano perentorie, e qualcuno puo' essere tentato di imporre il proprio giudizio, ma se leggi bene ti rendi conto che quando questo e' accaduto sono intervenuto chiedendo di accettare le differenze di opinione degli altri lettori. Dette tutte queste cose terro' presente il tuo punto di vista, e anzi bacchettami tutte le volte che leggi quelli che ti sembrano giudizi affrettati. E si', arte come difesa della lentezza e' un'opinione precisa e molto mia. Per me visitare una galleria d'arte o ascoltare un disco sono esperienze lente, anzi quanto piu' sono lente tanto piu' sono profonde. In questo senso l'arte e' per me l'antitesi delle pressioni che subiamo nel quotidiano. Un'oasi dove rifugiarsi in un certo senso.
Kit -
Davvero credi che il post sia un po' assolutista? In che senso? A me e' servito scriverlo per riflettere su alcuni errori di prospettiva che a volte faccio o che vedo fare attorno a me. Per rispondere ai punti del tuo commento:
1) molto d'accordo con te. Io ho capito i cambiamenti che avvenivano in superficie come un semplice modo per affermare la bellezza del paesaggio, ma magari anch'io non ho compreso (il tutto mi e' sembrato francamente poco comunicativo - a parte la bellezza del paesaggio, that's it)
2) la mia era un'autocritica naturalmente, pensavo si fosse capito, sono d'accordo con te
3) lo scaffolding non e' sempre evidente nell'arte concettuale, nella performance art, ecc. e in un certo senso e' questo un po' il problema di certe espressioni artistiche: che non stanno in piedi se non con lo scaffolding che chi osserva deve sapere immaginare. Ti faccio un esempio. Prendi la musica proposta in questi giorni da Wire, che so, i Books (loro disco dell'anno). Se tu ascolti il loro ultimo album senza avere dentro di te alcune basi (per dire, senza conoscere "No New York", la Now Wave di Chicago, le frammentazioni sonore di Derek Bailey, ecc.) difficilmente capisci perche' quella che sembra un'accozzaglia di suoni e campionamenti possa essere considerata un capolavoro. Ma questo capita anche se vedi un quadro di Mondrian e non conosci tutti gli esperimenti sulla scomposizione della luce che l'hanno preceduto non credi? In quel caso vedi solo dei rettangoli gialli rossi e blu. Quello che non amo, in generale, sono i giudizi affrettati. In questo concordo pienamente con Andrea. E poi vale per molte cose no? Se vedi la puntata 1207 di Beautiful senza aver vista neanche una delle 1206 precedenti probabilmente non la capisci.
4) verissimo. Pero' ammetti che la nostra vita e' dominata dalla velocita' ("lavorare con lentezza" e' un estremo atto di ribellione) e la lentezza e' un'affermazione di indipendenza (oltre che profondita', riflessione, tempo per noi, ecc.). Ritrovarla nell'arte, nella poesia, nella musica a me fa piacere
5) il quinto punto e' un po' amaro, nasce da alcune discussioni che ho avuto recentemente su questi temi. Mi e' sembrato (e posso sbagliare, ovvio) che i miei interlocutori sentissero il dovere di esprimere giudizi (per altro fortemente negativi) senza lasciare spazio al dubbio che qualcun altro (in questo caso io) potesse sentirsi in sintonia con i messaggi comunicati. Mi e' sembrato (e ripeto, posso sbagliarmi) che erigessero barriere, proprio quando l'intenzione di molti artisti concettuali contemporanei e' proprio quella di farci vedere "il Sole visto dalla Luna".
La messa e' finita, andate in pace.
Myriam -
Li conosco di nome e ho visto una loro foto su una rivista (non ricordo quale) ma non li ho mai sentiti. Come sono?
E per quelli di voi che si sono sempre domandati come dev'essere la vita di un guardiaparco americano, qui sopra trovate pure un blog sul tema, che volete di piu' dalla vita?
Li ho scoperti seguendo questo programma musicale molto carino..
http://www.bbc.co.uk/6music/shows/chart/tracklisting_20051110.shtml
Cosi'capisci pure perche' per me gli Arcad Fire ed i Godspeed non c'entrano niente
Stasera vado a ballarmi i Coldcut al Cargo con Giorgia..:)
chart/tracklisting_20051110.shtml
l'edit del blogger ne aveva mangiato un pezzo
The launderette (AtmosphƩriques)
lp "Les nuits"
anche questi ti piacerebbero :)