So all that's left is the proof that love's not only blind but deaf
Quando sono giu', per me la musica diventa davvero indispensabile. In quelle situazioni (non tanto poi cosi' rare per altro) per un po' a me piace tanto crogiolarmi in quella cosa che alcuni tra i miei amici migliori chiamano la "Sindrome da Calimero di Fabio". Sono i momenti Smiths e Eels per intenderci, quando chiudo la porta che separa la mia cameretta (che sara' si' un bilocale ma per me rimane tale) dal mondo la' fuori.
Ma la porta mica puo' rimanere sempre chiusa, a un certo punto diventa necessario con cautela aprirla e con circospezione iniziare a muovere qualche passo la' fuori. E anche allora la musica ci viene in soccorso. Questa volta i suoni che sono serviti a darmi la forza di provare ad affrontare ancora il mondo sono stati diversi quanto li possono essere "Take it easy, my brother Charlie" di Jorge Ben e "Fake tales of San Francisco" degli Arctic Monkeys, suonati in loop nel mio lettore per ore.
Della prima abbiamo parlato nel post dedicato a Tropicalia. La seconda e' la piu' strepitosa canzone pop ascoltata da almeno un anno, due minuti e mezzo assolutamente perfetti (cliccando sul titolo, dovrebbe aprirsi una finestra che vi permette di ascoltarla se ancora non possedete "'Whatever People Say I Am, That's What I'm Not"). E non solo perche' contengono il titolo di questo post. E gli Arctic Monkeys sono in questo momento il miglior gruppo che vi possa capitare di ascoltare dal vivo sul pianeta Terra.
Cosa che mi e' capitata Venerdi' sera alla Brixton Academy, coda guest list di almeno mezz'ora, mai vista una cosa simile, paparazzi alla porta di servizio dove la coda degli invitati veniva di tanto in tanto interrotta per l'ingresso delle celebrita' (a un certo punto mi e' sfrecciata davanti Madonna, illuminata a giorno da decine di flash). Il colpo d'occhio dalla porta degli invitati, di fianco al palco, lasciava senza parole. Sono stato molte volte alla Brixton Academy, ma non l'avevo mai vista cosi' piena, pubblico schiacciato come sulla metropolitana di Tokyo alle 8 di mattina.
E loro, ripeto ancora una volta, sono incredibili. Se li vedete giocare in casa capite perche' sono al primo posto della classifica inglese e ci rimarranno ancora mesi. Una semplicita' sconcertante, una canzone dopo l'altra tutti potenziali singoli, senza tante storie, chitarre basso batteria senza scemenze come luci spettacolari ed effetti speciali, rock'n'roll "minimalista" e garage come piace a me. E come penultimo brano la mia colonna sonora degli ultimi giorni, e tutti insieme a cantare con una sola voce "Get off the bandwagon and put down the handbook" saltando e sorridendo, perche' tutti ma proprio tutti stavamo sorridendo in quel momento che non avrebbe mai dovuto finire.
Ma la porta mica puo' rimanere sempre chiusa, a un certo punto diventa necessario con cautela aprirla e con circospezione iniziare a muovere qualche passo la' fuori. E anche allora la musica ci viene in soccorso. Questa volta i suoni che sono serviti a darmi la forza di provare ad affrontare ancora il mondo sono stati diversi quanto li possono essere "Take it easy, my brother Charlie" di Jorge Ben e "Fake tales of San Francisco" degli Arctic Monkeys, suonati in loop nel mio lettore per ore.
Della prima abbiamo parlato nel post dedicato a Tropicalia. La seconda e' la piu' strepitosa canzone pop ascoltata da almeno un anno, due minuti e mezzo assolutamente perfetti (cliccando sul titolo, dovrebbe aprirsi una finestra che vi permette di ascoltarla se ancora non possedete "'Whatever People Say I Am, That's What I'm Not"). E non solo perche' contengono il titolo di questo post. E gli Arctic Monkeys sono in questo momento il miglior gruppo che vi possa capitare di ascoltare dal vivo sul pianeta Terra.
Cosa che mi e' capitata Venerdi' sera alla Brixton Academy, coda guest list di almeno mezz'ora, mai vista una cosa simile, paparazzi alla porta di servizio dove la coda degli invitati veniva di tanto in tanto interrotta per l'ingresso delle celebrita' (a un certo punto mi e' sfrecciata davanti Madonna, illuminata a giorno da decine di flash). Il colpo d'occhio dalla porta degli invitati, di fianco al palco, lasciava senza parole. Sono stato molte volte alla Brixton Academy, ma non l'avevo mai vista cosi' piena, pubblico schiacciato come sulla metropolitana di Tokyo alle 8 di mattina.
E loro, ripeto ancora una volta, sono incredibili. Se li vedete giocare in casa capite perche' sono al primo posto della classifica inglese e ci rimarranno ancora mesi. Una semplicita' sconcertante, una canzone dopo l'altra tutti potenziali singoli, senza tante storie, chitarre basso batteria senza scemenze come luci spettacolari ed effetti speciali, rock'n'roll "minimalista" e garage come piace a me. E come penultimo brano la mia colonna sonora degli ultimi giorni, e tutti insieme a cantare con una sola voce "Get off the bandwagon and put down the handbook" saltando e sorridendo, perche' tutti ma proprio tutti stavamo sorridendo in quel momento che non avrebbe mai dovuto finire.
Commenti
No, dico questo momento. "questo momento". Sto ascoltando "kick me out, kick me out". Mi sembra un inno all'adolescenza. Bello, divertente. Muoviamo avanti? Mi ricordano un pĆ² gli white stripes, ma sciacquati del disagio dell'esistenza.
Dai, muoviamo avanti il mondo perchĆØ ancora ste scimmie mi fanno nostalgia dei miei Fonzies. Saluti ancora da Londra e poi arrivederci verso altre avventure.
chissĆ , magari tra un po' di tempo. :)
Si' o anche pop-rock.
Antonio -
Sai pero' cosa mi viene in mente? La musica non necessariamente deve muoversi avanti. Come la vita del resto. Vengono momenti nei quali gustare madeleine e tornare al passato. Ecco, Arctic Monkeys per me sono una madeleine in un momento nel quale non vedo un futuro. Buon viaggio per oggi e torna presto a Londra!
Ele -
Non faccio fatica a credere a quello che dici. Io ero tra gli scettici, in parte anche per quella copertina che qui vedi su tutti i muri e che mi ricorda cosi' tanto quell'inglesita' che sento tanto lontana da me fatta di binge drinking, alcopops, scazzottate a notte fonda tra ubriachi fuori dai pub. Poi pero' quando salgono sul palco succede il miracolo, sembra di vedere e sentire qualcosa che sta tra Who, Kinks, via Jam e Libertines, una specie di classicita' che appartiene alla storia della musica di questo Paese e che ascoltata un Venerdi' sera a Londra fa un effetto straordinario. Non so se siano tanto simpatici, come del resto non lo sono Paul Weller, Ray Davies, Mark E. Smith, ma da' un ascolto al disco (anche se non subito dopo un concerto dei Devics magari, Arctic Monkeys sono proprio il contrario, quella superficialita' della quale quando sei giu' hai bisogno).
e, da quel che scrivi, quasi quasi mi tenta l'idea di andare a sentirli quando suoneranno in italia, a maggio..
A me queste scimmiette continuano comunque a non esaltare molto, ma magari ĆØ anche soprattutto question dell'atmosfera dal vivo, come dice giustamente Fabio. Per esempio i Rakes dal vivo sono fantastici, ma il CD non lo regalerei neanche al mio peggior nemico.
Il mio commento e' stato espresso un po' a caldo. Ero davvero giu' Venerdi', sono andato al concerto perche' Teo e' stato cosi' gentile da procurarmi un accredito ormai un mese fa. Avrei fatto tutt'altro e mentre camminavo verso la Brixton Academy, nelle luci al neon del marasma acido del Venerdi' sera a Brixton, pensavo "ma che ci faccio qui quando potrei essere sotto il mio piumone a cercare di dormire". Poi mi sono lasciato andare alla musica e tutto quel rock'n'roll mi e' entrato sotto la pelle e mi ha dato sollievo, contro ogni mia aspettativa. Come un analgesico potente: il male c'e' ancora ma tu non lo senti piu'.
Myriam -
Su questo fatto di scaricare la musica gratis dovrei scrivere un post. Io credo di essere una delle pochissime persone che non sa scaricare un disco dalla rete. La musica l'ho sempre pagata, con denaro o in cambio di recensioni e passaggi radiofonici, alle case discografiche e distributori che sono cosi' gentili da avermi incluso nella loro mailing list (inclusa Southern quando di lavoravi tu). Ora, tu mi puoi dire che per Arctic Monkeys vendere un disco in piu' o in meno non cambia nulla, pero' mi domando: e' davvero cosi'? Per il mio lavoro in fondo vengo pagato, perche' per gli Arctic Monkeys dovrebbe valere una regola diversa? Non ho una risposta, ti lascio con la domanda aperta.
Matteo -
Gli Arctic Monkeys piacciono ai giovani inglesi perche' fanno esattamente le stesse cose che qui fanno tutti. Con la differenza che oltre a comportarsi come fanno tutti ma proprio tutti i giovani maschi inglesi tra i 15 e i 25 anni (e anche oltre) sanno trasformare tutto questo in canzoni terribilmente trascinanti. Un po' come Ray Davies e Paul Weller, altri che di birra ne hanno ingurgitato qualche milione di pinte. Vediamo se terranno gli Arctic Monkeys, certo che sanno rappresentare l'inglesita' come nessun altro oggi, cogliendone per altro i difetti con grande ironia (tipo quando ridicolizzano le suonerie dei telefonini, per le quali qui sembrano tutti rincoglioniti).
Quindi la mia "discoteca" invece di essere composta °solo° da "perle musicali" ĆØ ora composta anche di "mezze cozze"..
ci sono dischi che sono fatti per essere scaricati, e tutti quelli di queste nuove band (come anche i maximo park, o i bloc party) sembrano costruiti apposta per essere scaricati
In Spagna esiste una cosa molto civile che si chiama "copia privada", mi scarico il cd e me lo tengo (non lo rivendo) e nessuno mi puo' dire nulla.
Un'applicazione l'abbiamo vista settimana scorsa a Madrid, dove al Prado si possono fare foto a tutti i quadri, senza distinzione. Questa mi sembra una manifestazione di rispetto verso un pubblico di adulti, piuttosto che i nostri italianissimi trailer prima dei film "ruberesti MAI una borsetta a una anziana??? nooo veroooo?? E allora perche' scarichi la musica???"
Per esempio in India non c'e' il concetto di diritto d'autore, non e' proprio nella loro cultura..e se all'inizio c'e' una perdita nel mercato discografico, d'altra parte c'e' una diffusione della cultura che a lungo andare porta poi le persone ad investire nell'acquisto di prodotti culturali.