Daydream exhibition
Prima che la febbre prendesse definitivamente il sopravvento su di me, Sabato mattina sono riuscito a fare un giretto alla National Portrait Gallery, dove ha aperto una bella retrospettiva di ritratti di Gerhard Richter (cover artist di uno dei nostri dischi preferiti di ogni epoca).
La maggior parte li conoscevo avendoli visti, almeno sotto forma di idee o fotografie, in una monumentale retrospettiva alla Whitechapel, nel 2003. E pero' questa sostanzialmente piccola mostra, 35 lavori in tutto se si include uno specchio sistemato in fondo alla galleria che riflette i movimenti dei visitatori e la riproduzione di 48 tafeln (installazione presentata alla Biennale di Venezia nel 1972 e in questa occasione riadattata all'architettura della hall principale della galleria), visitata con tutta calma un Sabato mattina all'orario di apertura, e ancora deserta, mi ha comunicato qualcosa di magico.
Il percorso parte dai primi ritratti realizzati dall'artista tedesco, cupissimi, di Jackie Kennedy al funerale del marito e di Lee Harvey Oswald che dell'assassinio del presidente fu accusato, ripresi da fotografie di giornale e resi con colori lividi che nulla hanno a che spartire con i contemporanei Warhol e Hamilton.
E se il glamour non puo' mancare, siamo nella prima meta' degli anni '60 e sulle riviste impazzano Colette Dereal e Brigitte Bardot, viene pero' rappresentato attraverso l'occhio gelido di una televisione in bianco e nero che della realta' fa perdere i particolari, tenendola a distanza: intrattenimento, piuttosto che vita.
Richter non pretese di ritrarre la vita infatti, ma la sua idealizzazione, come il ritratto di Liz Kertelge non vuole essere quello di una donna elegante, ma dell'eleganza ideale, in una rappresentazione cristallizzata nel tempo che si fa ultraterrena, astratta, irreale.
Con Warhol, Richter condivise una musa, la magnifica artista newyorkese Brigid Polk, la quale dipingeva cospargendosi i seni di pittura e poi applicandola alla tela col proprio corpo. Il ritratto che Richter le dedico' nel 1971 e' erotismo idealizzato, corpo che si dona allo sguardo senza compromessi.
A meta' della mostra il linguaggio pittorico cambia completamente. I colori si fanno caldi e naturali, e se le immagini sono comunque filtrate dall'occhio meccanico della macchina fotografica di Richter, i gradi di separazione si riducono drasticamente. E' difficile isolare immagini da questa sezione: mi sembra costruiscano un ritratto di famiglia fatto di momenti intimi e quotidiani intrecciati tra di loro (e che distanza siderale separa questi lavori dalle rappresentazioni delle star, popolari ma lontane, che aprono la mostra!).
Indubbiamente pero' Betty (anche sulla copertina di questo indispensabile volume) e Lesende posseggono una qualita' classica, e possono ricordare addirittura Vermeer, o certi dipinti del '600 italiano che si trovano dall'altra parte della parete, alla National Gallery.
Domani a Zoe: Radio Popolare, alle 11.30 e alle 21.
La maggior parte li conoscevo avendoli visti, almeno sotto forma di idee o fotografie, in una monumentale retrospettiva alla Whitechapel, nel 2003. E pero' questa sostanzialmente piccola mostra, 35 lavori in tutto se si include uno specchio sistemato in fondo alla galleria che riflette i movimenti dei visitatori e la riproduzione di 48 tafeln (installazione presentata alla Biennale di Venezia nel 1972 e in questa occasione riadattata all'architettura della hall principale della galleria), visitata con tutta calma un Sabato mattina all'orario di apertura, e ancora deserta, mi ha comunicato qualcosa di magico.
Il percorso parte dai primi ritratti realizzati dall'artista tedesco, cupissimi, di Jackie Kennedy al funerale del marito e di Lee Harvey Oswald che dell'assassinio del presidente fu accusato, ripresi da fotografie di giornale e resi con colori lividi che nulla hanno a che spartire con i contemporanei Warhol e Hamilton.
E se il glamour non puo' mancare, siamo nella prima meta' degli anni '60 e sulle riviste impazzano Colette Dereal e Brigitte Bardot, viene pero' rappresentato attraverso l'occhio gelido di una televisione in bianco e nero che della realta' fa perdere i particolari, tenendola a distanza: intrattenimento, piuttosto che vita.
Richter non pretese di ritrarre la vita infatti, ma la sua idealizzazione, come il ritratto di Liz Kertelge non vuole essere quello di una donna elegante, ma dell'eleganza ideale, in una rappresentazione cristallizzata nel tempo che si fa ultraterrena, astratta, irreale.
Con Warhol, Richter condivise una musa, la magnifica artista newyorkese Brigid Polk, la quale dipingeva cospargendosi i seni di pittura e poi applicandola alla tela col proprio corpo. Il ritratto che Richter le dedico' nel 1971 e' erotismo idealizzato, corpo che si dona allo sguardo senza compromessi.
A meta' della mostra il linguaggio pittorico cambia completamente. I colori si fanno caldi e naturali, e se le immagini sono comunque filtrate dall'occhio meccanico della macchina fotografica di Richter, i gradi di separazione si riducono drasticamente. E' difficile isolare immagini da questa sezione: mi sembra costruiscano un ritratto di famiglia fatto di momenti intimi e quotidiani intrecciati tra di loro (e che distanza siderale separa questi lavori dalle rappresentazioni delle star, popolari ma lontane, che aprono la mostra!).
Indubbiamente pero' Betty (anche sulla copertina di questo indispensabile volume) e Lesende posseggono una qualita' classica, e possono ricordare addirittura Vermeer, o certi dipinti del '600 italiano che si trovano dall'altra parte della parete, alla National Gallery.
Domani a Zoe: Radio Popolare, alle 11.30 e alle 21.
Commenti
Spero l'influenza ti sia passata, ma che ti sia presa un giorno di sana convalescenza!
Myriamba -
L'indispensabile volume si legge/ studia molto velocemente, e ci si torna spesso nelle serate di preparazione di Zoe.