Parklife
C'e' chi dice che le sue foto mi piacciono tanto perche' sono vintage e ricordano gli anni '70, e probabilmente non ha tutti i torti. Pero' insomma a me questo fotografo che con lo spirito flaneur che molti anni prima aveva dato ispirazione a Brassai cattura attimi di intensa poesia quotidiana, minima, e quella poesia la va a cercare proprio dove le persone cercano un rifugio dalla frenesia a volte insopportabile che se vivete in una grande citta' conoscete anche troppo bene, ispira enorme simpatia.
Propri come i suoi soggetti: un uomo di colore spaparanzato nell'erba che gioca a scacchi da solo; una ragazza che prende il sole chiacchierando con la nonna che invece se ne sta al fresco, seduta all'ombra di un albero; un signore che pettina il figlio, in mezzo al nulla; un altro che sembra combattere contro un terrificante mal di testa; una coppia che si bacia appoggiata a un albero; e un'altra su una panchina, tra signori che leggono.
Scatti che rendono eterni momenti sostanzialmente comuni, normali, ricordi condivisibili. Realizzati in un bianco e nero naturale, non ritoccato in alcun modo, forse anche un po' scolorito, che contrasta con la perfezione digitale contemporanea esattamente come il vinile suona infinitamente piu' caldo rispetto a qualsiasi gelido file. Ecco cosa sono quelle di Papageorge, immagini che scaldano il cuore, nelle quali ritroviamo i momenti sereni nei quali ci lasciamo gli impegni alle spalle e cerchiamo un po' di tranquillita' nel verde, con un buon libro a tenerci compagnia.
E mi pare bello che qualcuno chiami una raccolta di quei momenti Passing through eden. Il paradiso, forse, e' una serie di piccole soleggiate parentesi.
[E Giovedi' alle 11.30 e alle 21 ne parliamo con lei a Zoe]
Commenti
Magnifica la foto di Mantler, dal libretto, scattata da Papageorge:
http://farm4.static.flickr.com/3101/2900766176_bc24045ee6_o.jpg.
Non tutto e' perduto pero', sono d'accordo con te Marina. I segnali vanno cercati tra mille interferenze, ma realta' indipendenti libere da questi condizionamenti esistono. Mi vengono in mente i suoni dell'altra America (Will Oldham, Joanna Newsom, Sufjan Stevens, Alela Diane, Brightblack Morning Light, Six Organs of Admittance, Matt Valentine & Erika Elder, Howlin Rain), con la loro estetica neofolk, e poi canali di distribuzione coraggiosi come Other Music e Dusty Groove. Il tutto a tenere vivo un rapporto tra linguaggi artistici non compromesso, per fortuna.
Domani se riesco scrivo qualcosa, a questo proposito, sul cinema di Kelly Reichardt, del quale ho anche parlato recentemente con Will Oldham. Magnifico incontro tra linguaggi ed estetiche realmente liberi e indipendenti.
A Giovedi' mattina, allora!
Vado oramai poco al cinema ma quando un film è cosi' bello, cosi' vero, cosi' infinitamente semplice, sono davvero lieto.
Non so se trovero' dentro di me le parole per commentare un film cosi' commovente, ma ci provero'.