Funk's not dead

La californiana Stones Throw di Peanut Butter Wolf ci sta abituando davvero bene. A Luglio pubblicando l'ultimo collettivo elettroacustico di space jazz e percussioni di Madlib, a Settembre con il fantastico esordio di Mayer Hawthorne e adesso con un altro eccellente esordio (monumentale, 5 vinili, quasi due ore e mezza), quello di Dam-Funk.

Stamattina mentre girava per l'ennesima volta sul mio stereo, ho capito la ragione per la quale lo trovo assolutamente irresistibile. Al di la' di tutti i paragoni abbastanza incomprensibili con Prince che ho trovato in tutte le recensioni che mi e' capitato di leggere (Prince era assai piu' eclettico, e mai avrebbe registrato un doppio album che contiene sostanzialmente 24 variazioni su un unico tema), per chi appartiene alla mia generazione (ad esempio tutti i lettori di Engadina Calling che conosco personalmente) i suoni di questo disco sono esattamente gli stessi che ascoltavamo al mare durante le spensierate vacanze estive tra un anno delle scuole medie e l'altro. (In attesa che Soul Jazz, Now Again, Strut, qualcuno vi prego, ristampi questo manifesto politico, dichiarazione di intenti programmatica, patrimonio dell'umanita').

Proprio come Madlib, che, se e' vero quello che dice, pare addirittura non usi Internet e non abbia un indirizzo e-mail, Dam-Funk usa tecnologie che non vanno oltre la prima meta' degli anni '80. In buona sostanza Moog, drum machine primitive, vocoder, zero campionatori. Suoni che molti di noi hanno riscoperto grazie a questa superlativa, imprescindibile raccolta.

L'effetto sulla memoria e' devastante, distanze temporali che si annullano completamente. Se ti concentri rivedi il mondo con gli occhi innocenti di allora, recuperi ricordi, volti, emozioni che credevi di avere perso per sempre.

Magnifica black music che sa costantemente rinnovarsi, guardando al passato con devozione e ri-interpretandolo con grande rispetto.

Commenti

Anonimo ha detto…
Fabio, pare cosa interessante. Ma suscita una domanda in me: e chi quelle cose NON le ha vissute, potrĆ  identificarsi e/o apprezzare allo stesso modo? Per fareun esmpio, uno come Madvillain ĆØ attuale nella misura in cui fa da ponte su poche e stili, come Shafiq dei Sa-Ra, il cui disco solista consiglio a chiunque...

JC
Fabio ha detto…
Bella domanda JC. La risposta non la conosco, e infatti per me il valore dell'esordio di Dam-Funk sta essenzialmente nei ricordi che sa evocare.

Il disco di Shafiq non l'ho ancora preso, mentre il doppio Sa-Ra gira sul mio piatto ormai da mesi. Per Sa-Ra Creative Partners vale lo stesso discorso direi.

Ascoltare queste cose equivale, credo, ad ascoltare i Chesterfield Kings per quelli 15 anni piu' grandi di noi.
Anonimo ha detto…
PuĆ² essere. O i Temple of The Dof per chi era cresciuto a Led Zep e Free un pĆ² di anni dopo. Una madeleine sonora, direi. Ma allora, perchĆ© i Nirvana seppero andare oltre la nostalgia dei '70?
E i R.e.m. con quella dei '60?
PerchƩ la mescolavano con altri brandelli di passato.

JC
Fabio ha detto…
Certamente, o di presente.

Infatti ci sono riusciti i REM (mica i Guadalcanal Diary) e i Nirvana (mica i Cat Butt). Per dire qualcosa di nuovo forse sono necessarie due condizioni: 1) il fatto che nessuno abbia gia' detto quella cosa prima di te (circostanza in qualche modo esogena: dipende da in che anno sei arrivato sulla Terra. Se eri giovane nei '60 era piu' facile dato che il terroritorio geografico che chiamiamo rock era largamente inesplorato) e 2) genialita', capacita' di innovare. Quella dipende da te. Credo dipenda da quanto riesci a "portare dentro quel territorio geografico dall'esterno", ma detto cosi' non so se si capisce. Non e' un caso, credo, che Michael Stipe sia anche un bravo fotografo, e che Kurt Cobain fosse soprattutto un poeta.

Dam-Funk e Meyer Hawthorn sono ottimi mestieranti, ma credo che sia a loro stessi molto evidente che sono revivalisti, calligrafi.

Detto questo, ascolto molto volentieri entrambi.
Anonimo ha detto…
Eh, i Guadalcanal Diary.. 2x4 non era male, un apocrifo Remiano... meglio dei Cat Butt di sicuro ;D

direi che la topografia interiore di ognuno si muove in modo misterioso, ma alle volte ci sono dei fattori che si uniscono e creano, favoriscono.

E' una specie di allineamento cosmico tra Genio interiore e condizioni socio-economiche-culturali. Un pĆ² come la psicogeografia situazionista, ma su una scala piĆ¹ ampia.

qundo le due dimensioni si alineano, e un Genio arriva prima di altri a distillare il succo di un'epoca o ad anticipare i tempi, arrivano i capolavori.

non so se mi sono spiegato, un questa specie di delirio pynchoniano...

;D

JC
Anonimo ha detto…
...hai proprio ragione Fabio!!

Mi fai tornare in mente le spiagge di Capocotta (near Rome), dove circa trentanni fa, noi imberbi adolescenti, a cavallo delle nostre vespette modificate (io avevo una lambretta vecchissima!), fumando le nostre prime sigarett(in)e...agitavamo i nostri corpi a ritmo di funk...che bello!!

Make it funky!

Un saluto

Costantino
Fabio ha detto…
I Cat Butt erano piuttosto imbarazzanti in effetti. Dei Guadalcanal Diary anche Jamboree non faceva mica schifo, te lo ricordi? Tra l'altro mi pare che 2x4 l'abbai prodotto Don Dixon (co-produttore di Murmur, con Mitch Easter).

Tra l'altro Dixon produsse pure Marshall Crenshaw, che esteticamente era un po' il Mayer Hawthorne dei suoi tempi (Mayer Hawthorne del resto mi sa che ha il destino segnato, lo stesso di Marshall Crenshaw in pratica).

Ti sei spiegato molto bene, hai detto pynchonianamente proprio quello che penso. Nel complesso le condizioni esogene sono socio-economico-culturalmente assai depresse, infatti. Da cio', le conseguenze, che sono sotto i nostri occhi e nelle nostre orecchie.

Costantino -

Io avevo un Ciao (blu), ma credo che per il resto tutto torni. Non piu' baby boomers, non ancora generazione x. Peraltro linkando Vacanze mi sono fregato da solo, perche' non va piu' via. Spero domani smetta di ronzarmi nel cervello. Quel link non lo tocco piu', parola.
Anonimo ha detto…
mai avuto lo scooter. Sempre andato in giro in bici. Don Dixon era anche nei Let's avtive, o quello era Mitch Easter? Pure loro produttori dei Rem...

A me il buon Crenshaw non ha mai detto niente...oltretutto ĆØ tornato con un disco nuovo quest'anno, mi pare.

E dire che amo Buddy Holly... sarĆ  mica per quello ??

JC
Fabio ha detto…
Era Mitch Easter. Anche io li confondo parecchio. Dei Let's Active avevo l'esordio, Cypress, che si faceva ascoltare (su quel genere pop pero' i miei preferiti erano i Game Theory, te li ricordi? E poi i newyorkesi Smithereens con i quali collaborava una giovanissima Suzanne Vega).

Marshall Crenshaw non era niente di che, concordo (ma diciamolo sottovoce approfittando del fatto che Marco e' a Parigi e non credo oggi ci legga :)

Non sapevo fosse tornato.
Anonimo ha detto…
I Game Theory erano molto bravi e pure avanti piĆ¹ di quel che potevamo capire all'epoca: molte loro trace nell'indie melodico dai '90 a oggi. Vittima di eccessi di zuccheri a fine carriera, ma certe cose erano ottime sul serio...

JC
Fabio ha detto…
Lolita nation (pure quello prodotto da Mitch Easter) credo di averlo rovinato di ascolti quando usci'. Inspiegabile perche' i Game Theory non abbiano il loro posticino nella storia della musica rock. Ma l'hanno nei nostri cuori, questo e' certo. Soprattutto il secondo LP conteneva momenti molto avanti, sono d'accordo con te.

E vogliamo parlare di Especially for you degli Smithereens?

E del fatto che dischi come quelli non ne escono piu', proprio adesso che ce ne sarebbe tanto bisogno?
Marco Reina ha detto…
Molto sottovoce, altrimenti... ti tiro le orecchie appena ti vedo!
:-)
Fabio ha detto…
Ahaha! Pero' con un post che parte da Dam-Funk e arriva a Mitch Easter in poche mosse immagino di meritare il tuo perdono. Ci vediamo piu' tardi.