Batagraf, Say and play (ECM, 2011)


I Batagraf di Jon Balke sono una formazione davvero misteriosa. In teoria, la sovrapposizione di jazz nordico e ritmi del mondo (africani, centro-americani, arabi), alla quale a sua volta viene aggiunta la recitazione di poesie, suonerebbe quanto meno stucchevole.

E invece per qualche ragione che non so spiegare, dopo un po' di sconcerto iniziale, questa acrobatica fusione di culture riesce a conquistare: musica mai ascoltata prima, e non e' cosa da poco. Al limite, l'unico riferimento che viene in mente puo' essere la filosofia quartomondista di Jon Hassell (con il quale il percussionista dei Batagraf, Helge Andreas Norbakken, collaboro' in passato).

A funzionare e' proprio l'incontro tra ritmo e parola. Parola che si fa ritmo, come in altri ambiti hanno fatto i Last Poets (altro riferimento possibile, adesso che ci penso). Flusso di coscienza che incontra il fluire ritmico dei tamburi.

Prendetevi un po' di tempo, e leggetevi la traduzione delle belle liriche recitate dal poeta norvegese Torgeir Rebolledo Pedersen, che alterna la propria voce a quella delicata di Emilie Stoesen Christensen (la figlia del batterista Jon Christensen, colonna ritmica del jazz norvegese). Parlano di nuvole, vento, stagioni.

La traccia del disco che preferisco e' questa Everyday music.

Commenti

CICCILLO ha detto…
ehm...ma che c'entra la foto?
Fabio ha detto…
Tipica copertina ECM. Foto scattata da Jon Balke. A me piacciono queste foto astratte, a te no? Lasciano liberta' di interpretazione.
CICCILLO ha detto…
intendevo la foto del post, non la copertina dell'album...
Fabio ha detto…
Un bel mistero. Avevo caricato la copertina dell'album.

Uno scherzetto di Blogger, o del sito dal quale ho preso la copertina?

Ho provveduto anche a cambiare la password, in caso si fosse trattato di un hacker.

Credo adesso sia tutto a posto. Grazie per la segnalazione.
CICCILLO ha detto…
in effetti, non mi sembrava proprio il tuo stile...
Fabio ha detto…
E nemmeno quello di Eicher direi.