Trasmettere a tutti quella gioia

In Bach, i giovani sentono una spiritualità che non possono trovare né in Mozart né in Beethoven. Ogni sua battuta è piena di spirito divino. In Bach non c’è egoismo, Bach non mette se stesso al centro, questo piace molto ai giovani.

Non dice "io sono importante": Bach serve Dio, come nel Medioevo i grandi costruttori di cattedrali, rimasti sovente anonimi. In Bach i giovani avvertono poi il senso della comunità, l’essere parte di qualcosa di più grande.

In Bach la ritualità esiste, non viene elusa, ma il rito nella sua musica è qualcosa di non-dogmatico: il Gloria della Messa in si minore è leggero come una danza. In Bach sacro e profano si intrecciano.

Nessun altro compositore realizza una simile unità: pensiamo alla Variazione XXV delle "Goldberg", così dolente: una musica che potrebbe benissimo figurare nella "Passione secondo Matteo".


Quando è gioioso, in Bach sentiamo la voglia di trasmettere a tutti quella gioia.


- Andras Schiff, Corriere della Sera

Commenti

arte ha detto…
Sfondi un aporta aperta.

Ad soli Deo gloriam.

:)
Fabio ha detto…
Mi piace la scelta delle parole usate da Schiff. Non mi viene in mente una religiosita' piu' moderna di quella espressa da Bach: una risposta non dogmatica a un bisogno interiore di relazionarsi con il senso della vita.

Ieri Schiff ha suonato Bach al Conservatorio. Qualcuno e' andato a sentirlo?

Qui a Londra suona giovedi' 5 gennaio alla Wigmore Hall, non penso esista un miglior modo di festeggiare l'inizio dell'anno.