Clerkenwell, gennaio 2014. Matite.

Commenti

Anonimo ha detto…
Magnifica questa scatola di matite Fabio, ha quella grafica un po' retrò eppure modernissima che spesso gli inglesi riescono a ottenere.
Non si capisce se le hai rubate a Virginia Woolf o a Martin Amis.
Nicola


Fabio ha detto…
La mia amica che me le ha regalate dice che quando ha visto quella scatola di matite le sono venuto in mente io. L'ho preso come un complimento.

A me le matite piacciono moltissimo. Non sono tanto bravo a disegnare, ma le uso per sottolineare i libri che leggo, e a volte mi viene da pensare che fare la punta alla matita col temperino, in questi cupi tempi di smartphone e Facebook, e' un gesto a suo modo rivoluzionario.

Mi ha detto che ha trovato quella scatola nel reparto cartoleria di John Lewis, che e' un department store dove noi londinesi andiamo quando dobbiamo comprare oggetti per la cucina, elettrodomestici grandi e piccoli, lenzuola... io ci ho trovato anche morbidi maglioni di cachemire che sono nuovi anche dopo anni.

A John Lewis prima o poi dovro' dedicare un post, perche' resta forse la mia esperienza di acquisto preferita qui a Londra.

Se devi, per dire, comprare un kettle (oggetto del quale mi sfugge il nome italiano, ma indispensabile se bevi litri e litri di tisane come faccio io), vai da John Lewis e ci trovi quello da 10 sterline in plastica e quello cordless dell'Alessi che ne costa 120, e tutto quello che ci sta in mezzo.

Poi sei tu a scegliere, a seconda di quanto ti faccia piacere entrare in cucina e trovarci oggetti belli oppure semplicemente funzionali. E naturalmente a seconda di quello che sei disposto a spendere.

Insomma da John Lewis trovi quello che a Milano trovi da High Tech/ Cargo e pero' puo' essere anche un negozio economico, a seconda di "come ti senti tu".

Lo trovo straordinariamente bello e democratico, oltre al fatto che tutti i dipendenti partecipano alla distribuzione di una quota dei profitti.
L. ha detto…
questa foto è un mondo!
io, che pure come sai uso fb (in compenso non ho lo smartphone), in questo periodo sono attratta quasi ossessivamente da tutto ciò che è carta lavorata, quaderni, taccuini, collages. E' un bisogno fisico...
tutto questo smaterializzare mi ha veramente stufato.
Fabio ha detto…
Il computer e il telefono appartengono alla dimensione della funzionalita'. E invece i taccuini e le matite alla dimensione della bellezza.

Per dire, per una delle cose che faccio alle quali sono piu' affezionato, che e' la radio, non concepirei di prendere appunti col computer.

Invece entro sempre in studio col mio inseparabile quaderno taccuino nel quale ho scritto rigorosamente a mano scaletta e appunti per il programma. E intanto che ascolto, prendo altri appunti, sempre solo con carta e penna.

E i dischi che trasmetto sono dischi fisici naturalmente. La dimensione fisica, tattile, materiale e' per me essenziale.

(Poi appena inizia il GR delle 23.30 entra in studio Vito War con: iPad, chiavette, cavi per collegarsi al PC dello studio, nemmeno un disco fisico... e a quel punto finalmente iniziano gli anni 2000 :)

A questo proposito, qualche giorno fa leggevo un bell'articolo di un fotografo che consigliava assolutamente di stampare le nostre foto che consideriamo migliori, invece di lasciarle nelle directory dei nostri computer. E suggeriva di fare delle belle stampe professionali...

Mi siete venute in mente tu e le tue belle scatole di fotografie (a proposito, credo di avertelo gia' detto, qui a Londra ho tue foto appese in bella mostra sia in soggiorno che in camera da letto).

E ti ricordi quella volta che ci siamo messi a guardare le tue fotografie sotto gli ulivi a Sant'Andrea in Percussina? Sarebbe stato altrettanto bello guardarle su un computer o su un iPad? Non credo proprio!
L. ha detto…
ma infatti, io ultimamente ho preso a regalare stampe originali fatte a mano, e a pensare di stamparne altre per me. Certo costa di più, in soldi e tempo: e infatti valgono di più.
Fabio ha detto…
Con la rivoluzione digitale i nostri hard disk si sono riempiti di fotografie e musica spesso mediocri.

Tornare alla dimensione fisica della musica e della fotografia porta secondo me a ascolti e fotografie decisamente migliori.

Un po' paradossalmente, la dimensione fisica porta come conseguenza una maggiore leggerezza (vivere con meno e' vivere piu' leggeri) e contemporaneamente una maggiore profondita'.