Twitter, o del burro salato.



Il gusto del burro salato lo ricordo da quando ero ancora un ragazzino e venivo da queste parti a studiare la lingua. Mi piaceva gia allora tantissimo.

Quando venni a vivere qui non me lo facevo mai mancare. Tornavo a casa dopo una giornata di lavoro e il mio comfort food preferito era li' ad aspettarmi. Scaldavo una fetta di pane e ci stendevo sopra una badilata di burro salato.

Dopo qualche tempo feci un esame del sangue. Andava tutto bene, tranne il valore del colesterolo, come e' ovvio.

Cosi' all'improvviso smisi di comprarlo, e oggi non ho nemmeno idea di dove trovarlo quando vado al supermercato.

***

Sara' una settimana che sto dicendo a tutti che mi voglio cancellare da Twitter e poi non lo faccio. Come poi se la mia cancellazione fosse un evento mediatico planetario, quando invece credo di avere un'ottantina di followers la meta' dei quali probabilmente non esistono piu' o non sono mai esistiti.

Stanca di sentirmelo dire ("Si'  lo so, me l'hai gia' detto ieri sera e anche domenica"), la Gio' ha evocato il famoso burro salato, della cui esistenza mi ero completamente dimenticato. Ha detto: "Ti viene ancora in mente di comprarlo? Eppure guarda che lo vendono ancora!".

E poi ha aggiunto che non c'e' bisogno di cancellarsi da Twitter. Che basta non aprirlo, proprio come non c'e' bisogno che Waitrose rimuova tutte le confezioni di burro salato dallo scaffale frigorifero, basta decidere che, da oggi, non si compra piu'.

Intanto Twitter l'ho cancellato dalla colonnina qui a destra. Mi sento gia' meglio. Come quando esci da una stanza affollata e respiri aria fresca, finalmente pulita, il rumore di fondo cessa improvvisamente e puoi ricominciare a pensare a quello che ti va.

Commenti

Anonimo ha detto…
Twitter non mi ha mai affascinato,
ma forse perchĆØ non l'ho mai usato.
Secondo me gli strumenti di comunicazione sono anche troppi,
si perde tanto di quel tempo
che poi non si riesce a incontrare le persone...etc etc etc
Hrundi V. Bakshi
Fabio ha detto…
Ho letto il tuo commento dopo aver scritto il post di stamattina, giuro.

Siamo giunti alla stessa conclusione.

Forse farei eccezione per Instagram, ma solo perche' contiene immagini molto belle che danno ispirazione per scoprire luoghi nella vita reale.

E poi il blog, che pero' e' un taccuino personale di appunti.

Incontrare le persone e' bello e importante, e infatti spero un giorno di incontrare te e Borguez e fare una bella passeggiata insieme a voi, con i telefoni ben riposti in tasca.
Anonimo ha detto…
Non so se instagram sia meglio degli altri; io ho notato che tutti in ogni caso col passare del tempo o con gli aggiornamenti tendono ad imbruttire ed a volersi assomigliare.
Anche instagram, mi pare di ricordare che inizialmente fosse solo un grande album fotografico, poi quando si ĆØ accesa la lampadina della potenzialitĆ  economica (dei fruitori naturalmente, perchĆØ i creatori erano ben coscienti delle potenzialitĆ  di ciĆ² che avevano creato) ecco che arrivano le attivitĆ  economiche, le pubblicitĆ  le selezioni, le esclusioni. Il soldo in fondo imbruttisce un po' tutto; non era qui che volevo arrivare, ma forse un po' anche a questo

Noi sicuramente prima o poi ci stringeremo la mano,
e siccome io non ho intenzione di tatuarmi una pubblicitĆ 
in fronte, anche se sarĆ  passato del tempo saremo belli come il sole.
Hrundi V. Bakshi

Fabio ha detto…
Pensa che non pensavo affatto alle pubblicita' sui social media, dato che ho sempre trovato il modo di evitarle.

Su Instagram e' estremamente semplice: basta usare la versione per laptop. E infatti uso la versione su telefono solo per caricare le foto. Ma mi piace vederle sullo schermo del computer, sia quelle delle persone che seguo (tra le quali tu) che le mie. Noto piu' dettagli e, dato che mi servono anche per diventare un fotografo migliore, imparo di piu'.

Su Twitter basta generare liste. Che servono anche a dividere gli argomenti di interesse: musica, architettura, commenti politici, eccetera. Poi leggi le tue liste, che sono senza pubblicita' essendo filtri applicati da te al feed principale.

Ma poi, meglio sempre vivere e osservare il mondo invece che imbesuirsi davanti ai pochi centimetri di un display come junkies senza speranza.
albertocchio ha detto…
…e io che sto ancora qui a chiedermi a che servono…
non ci sono mai entrato, non ho mai avuto un account, tranne FB in tempi non sospetti da dove sono stato cacciato per un nick "irregolare", secondo loro, io me lo porto cosƬ da anni.
sarĆ  che non ho [e mai avuto] il cellulare…ma niente mi ha mai fatto pensare di voler farne parte, casomai il contrario.
ma forse la spiegazione migliore ĆØ che odio la telefonia in generale, giro per la cittĆ  in bicicletta e sono circondato da zombies che parlano da soli, gesticolano, attraversano senza guardare, ti insultano se gli suoni…
ritengo che sia la miglior invenzione peggio usata della storia.
inutile dire che plaudo alla tua voglia di mollare. e non ĆØ per niente difficile farne a meno.
saluti_alb
Fabio ha detto…
Mi piace molto la tua definizione di "miglior invenzione peggio usata della storia", la trovo geniale.

La seconda direi che sono proprio i social media.
albertocchio ha detto…
ma non so nemmeno se ĆØ una cosa che ho pensato io o letto da qualche parte… ĆØ caduta lƬ cosƬ… all'uopo.
tanto si sa come va a finire: tutto quel che di buono la genialitĆ  umana crea la stessa umanitĆ  distrugge.
[anche questa non so da dove provenga, capirai, sto rileggendo per la terza volta la Recherche dopo quasi trent'anni…]
buon W-E
Fabio ha detto…
Beh, complimenti per l'eclettismo! Leggere la Recherche e Fabiocalling e' come sentire John Coltrane e Pupo!
albertocchio ha detto…
non sono per niente d'accordo… a me sembri molto vicino al pensiero proustiano…
ma ĆØ vero che che ognuno se lo vive in maniera diversa [e io non sono Giovanni Raboni]
quindi potrebbe essere solo un'errata sensazione mia.
saluti_alb
Fabio ha detto…
E' uno dei piu' bei commenti che un blogger possa ricevere.

E per ringraziarti, ti rivelo che ho iniziato a scrivere un romanzo che e' almeno in parte autobiografico e pieno di ricordi. Se mai lo finiro', lo scopriremo insieme :)
albertocchio ha detto…
beh, grazie. questo mi fa veramente piacere.
spero che il tuo progetto veda la luce… ĆØ un sogno che non ho mai realizzato, scrivevo molto da giovane, mi piaceva da matti scrivere [a 6 anni scrivevo e leggevo abbastanza bene] ma tutto quel che ho scritto si ĆØ perso nel nulla e poi la vita si sa… ti porta in strade che non immaginavi, spesso senza un vero controllo da parte nostra. ma la veritĆ  che mi nego ĆØ che non sentivo di aver talento e di non saper aggiungere nulla di nuovo a tutto quel che giĆ  esiste.
mi sembra di capire che non succederĆ  la stessa cosa a te, mi sembri abbastanza determinato e te lo auguro di cuore.
la memoria ĆØ quello che ci rende ciĆ² che siamo, per questo ĆØ un argomento cosƬ affascinante.
non vedo l'ora di leggerlo ma non ci mettere troppo…
ciao_alb
Fabio ha detto…
L'idea di scrivere e' nata grazie alla psicoterapia, che ha fatto emergere tanti ricordi. La psicoterapia di fatto e' un'autobiografia approfondita. E' scomoda, faticosa. A volte scoppi a piangere. Pero' capisci che la vita e' preziosa, gli incontri sono importanti e anche le perdite hanno un senso complessivo.

E allora inizi a pensare a storie e personaggi, a cosa sarebbe successo se (che e' un territorio nel quale la mia analista peraltro non mi permette di addentrarmi durante le nostre sedute, riportandomi ai fatti reali).

Senza la psicoterapia non credo mi sarebbe venuto in mente di scrivere. E infatti la mia analista e' un personaggio del romanzo, pur se uno minore. Se fosse un film interpreterebbe se stessa. E' uno di quei casi in cui non c'e' nulla da aggiungere e nulla da togliere, basta raccontare la realta'.
albertocchio ha detto…
quando ero ragazzo [beh, diciamo piĆ¹ giovane] ho cercato di trovare anch'io un analista ma erano troppo cari poi ne ho conosciuti un paio ma non mi sono sembrati piĆ¹ lucidi di me… e allora mi sono trovato uno psichiatra per avere un certificato di malattia fasullo, passavo un ora a settimana a fumare come un turco [lui fumava piĆ¹ di me] parlando del piĆ¹ e del meno, era un tipo parecchio in gamba ma lavorava con le persone sbagliate, dopo qualche mese un paziente del cim l'ha ammazzato a coltellate. da quella volta ho proprio abbandonato l'idea. ogni tanto ci penso ma poi com'ĆØ venuta se ne va. perĆ² un po' ti invidio.
ma continua a scrivere che i lettori arrivano…
saluti a te e a gio.
Fabio ha detto…
Porca miseria, addirittura ucciso.

Forse una sessione, subito dopo le vacanze, e' stata un po' simile a "parlare del piu' e del meno". Allora ho chiesto all'analista di riportarmi sempre su quei territori che evito con cura, "senza pieta'". E lei lo fa, infatti. Stasera mi ha chiesto di sottopormi a un esperimento e poi, in base a come ho reagito, mi ha dato un compito: mettere in agenda due ore, queste settimana, in cui tutto cio' che faccio e' preoccuparmi. Devo passare due ore a pensare a tutto quello che potrebbe andare male. Mettendo un timer, proprio.

Ma solo due ore. Cioe' se mi preoccupo al di fuori di quelle due ore devo rimandare la preoccupazione alle ore di preoccupazione. Al di fuori delle due ore posso solo pensare a soluzioni.