93/ Più forti, più consapevoli, più maturi, più umani.



Com'è difficile scrivere qualcosa di sensato e minimamente originale su questa emergenza in evoluzione costante. Le idee si sovrappongono e si confondono. Forse scrivere aiuterà a chiarirle.

In questi giorni ho preso qualche appunto delle considerazioni che ho fatto, per lo più ragionando con la Giò. Che come me è convinta che di questo momento di storia destinato a restare per sempre nel ricordo collettivo dobbiamo approfittare per capire cose importanti e avviare cambiamenti.

Li metto in comune. Mi fa piacere leggerle, se desiderate condividere anche le vostre considerazioni.


1) Siamo responsabili della nostra collettività. 

Proteggendo responsabilmente noi stessi, proteggiamo tutte le persone con le quali entriamo in contatto. Quelle che amiamo e quelle che non conosciamo. Specialmente gli anziani, i componenti della società più fragili e quelli meno fortunati di noi.

Non credete come me che sia un grande insegnamento, da applicare sempre nella nostra vita, indipendentemente dall'emergenza? Una regola fondamentale, che faccia da guida all'esistenza. Pensare in termini collettivi. Ridimensionare il nostro ingombrante io.

Richiede un impegno che ha qualcosa di evangelico. E per questo ci eleva al di sopra di noi stessi e ci rende la nostra versione migliore.


2) Pensiamo sub specie aeternitatis.

Un buon disco, un bel libro, una tisana calda, una conversazione interessante con la persona che amiamo, una telefonata a un amico lontano per chiedergli come sta, un po' di scrittura o un'altra attività creativa sono ingredienti per una domenica perfetta. Senza dovere uscire.

E magari con le musiche e le letture filosofiche giuste impareremo a pensare, come suggeriva Baruch Spinoza, sub specie aeternitatis. A mettere la nostra vita in prospettiva e ad avere di conseguenza meno paura.


3) Scegliamo sempre con consapevolezza e cura.

Abbiamo sentito tante sciocchezze in questi giorni. Milano non si ferma. E' solo un'influenza. Poi sono arrivate le rettifiche. La cattiva informazione, nel frattempo, ha confuso le persone generando danni enormi.

Siamo portati ad ascoltare ciò che conferma quello che pensiamo già. Detto più banalmente, quello che ci fa comodo. Gli psicologi parlano di attenzione selettiva o bias cognitivo.

Riflettiamo prima di dare ascolto, dato che troppi non riflettono prima di parlare. Non accettiamo mai che un algoritmo scelga per noi. Vale anche per la musica e le letture. Informiamoci, ricerchiamo, passiamo agilmente da un genere a un altro. Ampliamo i nostri ascolti e la nostra visione del mondo.


4) Non isoliamoci.

Doverci isolare fisicamente non significa farlo anche emotivamente. Anzi.

Da introverso, ho sempre pensato che stare solo per qualche tempo mi serve per sentirmi in relazione col mondo profonda e pensata, anzichè superficiale e inerziale.

Blaise Pascal sosteneva che la nostra infelicità dipende dall'incapacità di starcene da soli in una stanza. Per noi introversi non è difficile. Da quella stanza, per esperienza, si esce rigenerati.

Prepariamoci alla fine dell'emergenza a ritrovarci. Sarà un momento di gioia condivisa. Pregustiamo quel momento.


In alto i cuori amici miei. Ne usciremo più forti, più consapevoli, più maturi, più umani.

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