96/ La fragilita' e le relazioni.
Ieri sera la Gio' diceva che di questo periodo ci restera' il ricordo di giornate tutte uguali, come un giorno che viene replicato molte volte. Credo che abbia in gran parte ragione.
In questi giorni solitari a casa, ho il privilegio di fare lunghe conversazioni telefoniche con un caro amico, il professor Paolo Anselmi che insegna psicologia della comunicazione sociale in Cattolica.
Partiamo dai fatti che ci hanno colpito nella narrazione del presente. E poi proviamo ad andare in profondita' cercandone il senso.
Come ci sta cambiando questa esperienza?, ci stiamo domandando. E come sta cambiando la collettivita'?
Io credo che proprio perche' siamo esposti e conviviamo con la morte, la minaccia, il dolore, che sono diventate per noi dimensioni molto quotidiane e concrete, con la stessa concretezza riusciamo a percepire la vita, l'amore, la poesia.
Mi sto convincendo che i cambiamenti sono sottili, immateriali, interiori. Quando recupereremo le nostre liberta' relazionali e di movimento, forse faremo per lo piu' le stesse cose che abbiamo sempre fatto. Ma le faremo con uno spirito molto diverso.
Riassumerei cosi' le due percezioni che ci stanno cambiando.
1) La consapevolezza della nostra fragilita'.
E' bastato un organismo incredibilmente semplice, invisibile materiale genetico rivestito da una capsula proteica, a fermare il mondo. A costringerci a cambiare tutte le nostre abitudini. A farci rinunciare a liberta' che davamo per scontate. Gustare un gelato. Andare al cinema. Programmare un fine settimana fuori citta'. Abbracciarci quando ci incontriamo.
Ci siamo scoperti improvvisamente molto vulnerabili.
L'implicazione e' che forse smetteremo di dare per scontati i piccoli piaceri quotidiani che abbiamo smesso di osservare con gratitudine. Assaporeremo maggiormente la vita. Daremo valore a piccoli gesti di gentilezza. Osserveremo meglio e con maggiore profondita' il mondo attorno a noi e le nostre emozioni.
2) La centralita' delle relazioni.
Vi siete domandati cosa vi da' piacere e emozione in queste giornate?
Qualche giorno fa ho iniziato a ricevere una newsletter quotidiana alla quale non mi sono mai iscritto, che riporta una lunga lista di intrattenimenti. Terribile. Come se il problema fosse evitare la noia, anziche' migliorare la nostra capacita' di partecipazione e gestire con consapevolezza questo immenso dolore condiviso. Come se non dovessimo pensare ad altro che a distrarci e divertirci, anziche' approfondire, comprendere, farci domande sulla realta'.
E invece in questi giorni a me danno piacere e emozione soprattutto i messaggi e le telefonate che ricevo e faccio. Un piacere e un'emozione fortissime. Sentire che ci siamo uno per l'altro. Che ci capiamo. Che condividiamo la paura e la speranza. Che ci teniamo stretti anche se a distanza. Ho pensato a te. Come stai vivendo questo periodo? Ti voglio bene e te lo volevo dire.
E non e' adesso che diciamo troppo spesso ti voglio bene, no. E' prima che lo dicevamo troppo poco. E' prima che davamo per scontate troppe cose.
Non e' l'intrattenimento che ci manca. Non abbiamo tempo da riempire, da perdere. Il tempo non basta mai. Il tempo per le relazioni profonde, la condivisione, lo scambio, il dialogo vero.
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