Sabato 18 Dicembre 2004: Nicola Rubino e’ entrato in fabbrica
Ci sono due passaggi di questo libro che ricordo particolarmente.
Il primo e’ nel capitolo intitolato “Riunione sindacale”. In una nuova fabbrica, un gruppo di sindacalisti organizza una riunione. I rappresentanti del sindacato parlano di flessibilita’ del lavoro, precarizzazione, mercato globale, cercando di coinvolgere gli operai. Contemporaneamente, un gruppo di ragazze se ne sta fuori dalla porta a ridacchiare e digitare sms al cellulare, mettendosi la mano sulla bocca.
Il secondo lo trascrivo: “E poi dicono gli operai, la classe sociale. Individualisti che neanche uno yuppie degli anni ottanta”.
Ho avuto la fortuna di inserirmi nel mondo del lavoro all’inizio degli anni ‘90, con un contratto a tempo indeterminato, che all’epoca era la norma. In questi anni il mercato e’ cambiato profondamente, e oggi esiste tutta una serie di contratti sciagurati: di lavoro interinale, di formazione, e il piu’ disgustoso di tutti, il contratto a chiamata. Si lavora quando il padrone ha bisogno, con preavviso minimo, senza piu’ uno straccio di possibilta’ di progettazione della propria vita.
Hanno vinto loro. Il tappo di merda di Arcore, tra tutti i padroni il piu’ rivoltante, in Italia fa quello che vuole: privatizza, liberalizza, stravolge la Costituzione. Ma perche’ hanno vinto? Una risposta non l’ho. Ma sento che parte della responsabilita’ e’ proprio di quelle cretinette che, nel libro e nella realta’, invece di cercare di capire le dinamiche del mercato del lavoro e di elaborare strategie di difesa di classe, preferiscono non pensare ed evadere, accettando i modelli culturali imposti dall’alto. E una parte e’ di quegli operai che hanno scelto il disimpegno piu’ totale, e dopo una giornata di sfruttamento la sera vedono quello che vuole il padrone: tele-liti familiari, quiz, telegiornali di regime, il Gabibbo.
Il patrimonio democratico della Resistenza, in Italia e’ stato barattato con qualche velina e qualche calciatore internazionale. Tutto questo a me fa un’enorme tristezza.
http://www.feltrinelli.it/SchedaLibro?id_volume=5000290
Il primo e’ nel capitolo intitolato “Riunione sindacale”. In una nuova fabbrica, un gruppo di sindacalisti organizza una riunione. I rappresentanti del sindacato parlano di flessibilita’ del lavoro, precarizzazione, mercato globale, cercando di coinvolgere gli operai. Contemporaneamente, un gruppo di ragazze se ne sta fuori dalla porta a ridacchiare e digitare sms al cellulare, mettendosi la mano sulla bocca.
Il secondo lo trascrivo: “E poi dicono gli operai, la classe sociale. Individualisti che neanche uno yuppie degli anni ottanta”.
Ho avuto la fortuna di inserirmi nel mondo del lavoro all’inizio degli anni ‘90, con un contratto a tempo indeterminato, che all’epoca era la norma. In questi anni il mercato e’ cambiato profondamente, e oggi esiste tutta una serie di contratti sciagurati: di lavoro interinale, di formazione, e il piu’ disgustoso di tutti, il contratto a chiamata. Si lavora quando il padrone ha bisogno, con preavviso minimo, senza piu’ uno straccio di possibilta’ di progettazione della propria vita.
Hanno vinto loro. Il tappo di merda di Arcore, tra tutti i padroni il piu’ rivoltante, in Italia fa quello che vuole: privatizza, liberalizza, stravolge la Costituzione. Ma perche’ hanno vinto? Una risposta non l’ho. Ma sento che parte della responsabilita’ e’ proprio di quelle cretinette che, nel libro e nella realta’, invece di cercare di capire le dinamiche del mercato del lavoro e di elaborare strategie di difesa di classe, preferiscono non pensare ed evadere, accettando i modelli culturali imposti dall’alto. E una parte e’ di quegli operai che hanno scelto il disimpegno piu’ totale, e dopo una giornata di sfruttamento la sera vedono quello che vuole il padrone: tele-liti familiari, quiz, telegiornali di regime, il Gabibbo.
Il patrimonio democratico della Resistenza, in Italia e’ stato barattato con qualche velina e qualche calciatore internazionale. Tutto questo a me fa un’enorme tristezza.
http://www.feltrinelli.it/SchedaLibro?id_volume=5000290
Commenti
E abbiamo naturalmente -come non citarla?- la pasta Napolina, che ha soppiantato negli orridi gusti inglesi la Barilla e la mia prediletta De Cecco. Ogni tanto al supermercato mi metto a parlare con le massaie inglesi e le convinco a passare dalla Napolina alla De Cecco, ma la mia opera di proselitismo richiederebbe orde di discepoli sguinzagliati per le Tesco dell'isola, che per il momento non ho ancora... in piu' la De Cecco costa tre volte quanto la Napolina e richiede doti non comuni di arrampicata perche' la nascondono sull'ultimo ripiano in alto.
Vi abbiamo rimandato in Italia la Paola, contenti?? Comunque qui a Londra mi pare che si sia divertita, e ha conosciuto piu' giri di persone lei in 2 mesi che io in 3 anni!
Buon Natale e keep coming back di tanto in tanto!
E abbiamo naturalmente -come non citarla?- la pasta Napolina, che ha soppiantato negli orridi gusti inglesi la Barilla e la mia prediletta De Cecco. Ogni tanto al supermercato mi metto a parlare con le massaie inglesi e le convinco a passare dalla Napolina alla De Cecco, ma la mia opera di proselitismo richiederebbe orde di discepoli sguinzagliati per le Tesco dell'isola, che per il momento non ho ancora... in piu' la De Cecco costa tre volte quanto la Napolina e richiede doti non comuni di arrampicata perche' la nascondono sull'ultimo ripiano in alto.
Vi abbiamo rimandato in Italia la Paola, contenti?? Comunque qui a Londra mi pare che si sia divertita, e ha conosciuto piu' giri di persone lei in 2 mesi che io in 3 anni!
Buon Natale e keep coming back di tanto in tanto!