Ho passato un periodo di grande stress ultimamente, quella pre-Natale tension che ti prende quando la scadenza si avvicina e non hai ancora non dico comprato, ma neanche pensato i regali da fare. Per alcuni giorni sono stato cosi' blank minded che non sono neanche riuscito ad aggiornare il blog. Sabato sono andato in giro per negozi un po' a caso e non ho comprato nulla, tutto mi sembrava troppo sciapo o troppo estroso, grande o piccolo, importante o misero. Cosi' mi sono rivolto ormai disperato a un'amica, perche' si sa che solo le donne sanno davvero fare compere. E infatti ha funzionato, tutto fatto in un pomeriggio divertendomi pure. Non so bene chi ha deciso i regali di Natale di quest'anno, se lei che non conosce i destinatari se non per le mie descrizioni oppure io, ma di fatto ho una bella montagnola di pacchi e pacchettini nel mio soggiorno, che aspettano di essere distribuiti nei prossimi giorni. E quindi posso riprendere a respirare e, quello che poi e' piu' importante per voi che vi eravati giustamente stancati di vedere la solita foto del pianoforte con i pupazzetti da giorni e giorni, a scrivere.
Ci sono pochi dischi che scaldano il cuore e rilassano l'anima come questo classico del folk jazz inglese, anno 1971. Come dicono le note di copertina "Bless the weather is an uplifting and inspiring collection of songs about love and the happiness it brings". Puo' bastare? "The tumbler" che lo precedeva nella discografia di John Martyn era una cosa ancora molto folk, e con il classico "Solid air" il cantautore del Surrey si spingeva nei territori malinconici e sospesi esplorati cosi' bene in quegli anni dal suo amico Nick Drake (anche lui, ricordiamolo, messo sotto contratto dalla allora giovanissima etichetta Island).
"Bless the weather" invece e' un miracolo di leggerezza, possiede uno sguardo limpido sul mondo dentro e fuori di noi. E' un inno alla vita silenzioso e intimista.
"Very innocent and a pleasure to make" lo ha definito il suo autore.
"Bless the weather that brought you to me" canta John Martyn nella title track.
Cercate questo gioiello dimenticato e ascoltatelo la sera, quando tutto e' quieto attorno a voi, sorseggiando tazze speziate di white Christmas tea.
Ci sono pochi dischi che scaldano il cuore e rilassano l'anima come questo classico del folk jazz inglese, anno 1971. Come dicono le note di copertina "Bless the weather is an uplifting and inspiring collection of songs about love and the happiness it brings". Puo' bastare? "The tumbler" che lo precedeva nella discografia di John Martyn era una cosa ancora molto folk, e con il classico "Solid air" il cantautore del Surrey si spingeva nei territori malinconici e sospesi esplorati cosi' bene in quegli anni dal suo amico Nick Drake (anche lui, ricordiamolo, messo sotto contratto dalla allora giovanissima etichetta Island).
"Bless the weather" invece e' un miracolo di leggerezza, possiede uno sguardo limpido sul mondo dentro e fuori di noi. E' un inno alla vita silenzioso e intimista.
"Very innocent and a pleasure to make" lo ha definito il suo autore.
"Bless the weather that brought you to me" canta John Martyn nella title track.
Cercate questo gioiello dimenticato e ascoltatelo la sera, quando tutto e' quieto attorno a voi, sorseggiando tazze speziate di white Christmas tea.
Commenti
e mi viene malissimo.
se, in aggiunta a ciò, penso a quante cose non conosco in campo musicale (tipo questo john martyn di cui parli nel post), allora mi deprimo sul serio.
(scherzo!!!)
(nel caso non scherzassi, però, immagino che un po' di yoga non mi farebbe male. ma non mi ci vedo mica per niente a fare yoga, io)
Io alla fine i regali importanti li ho già presi, mancano quelli orribili per dovere (vedi alla voce capa) ma non ne ho la minima voglia.
John Martyn, lo dico per i lettori qua, io lo conosco solo per la sua partecipazione alla compilation per beneficenza "The Tree And The Bird And The Fish And The Bell" difatti pensavo fosse scozzese! (non vedo l'ora di avere una connessione decente e procurarmela in rete dato che è fuori catalogo)
Lo yoga e' stato molto importante per me in passato. A Milano avevo un maestro che studio' in un ashram tradizionale indiano, yoga molto orientale, senza scemenze new age. Lui era un pittore contemporaneo e praticavamo nel suo studio, su un vecchio pavimento di legno, con un bel fuoco a scaldarci d'inverno. A Londra non ho mai trovato un buon centro vicino a casa (ci sarebbe il centro buddista di Bethnal Green ma e' parecchio scomodo), cosi' ho un po' smesso di praticare. Ma gli insegnamenti dello yoga mi restano dentro. Credo ti piacerebbe per quello che so di te, e' un bel modo per entrare in contatto con te stessa e persone un po' introspettive come siamo tu e io lo yoga lo sentono molto.
Detto tutto questo come stai? Un po' meglio? Il tuo post del 12/ 12 mi aveva un po' gelato il sangue.
In realta' non sto suggerendo che tutto quello che ha fatto John Martyn e' poi cosi' valido, ma i suoi dischi fino alla meta' degli anni '70 sono davvero di una purezza sconcertante, quella stessa che abbiamo amato in Nick Drake (ma meno tormentata: "Bless the weather" e' un inno all'amore e alla gioia che l'amore porta). Martyn e' ancora in giro, ma a differenza di Richard Thompson, per fare un nome della stessa epoca (che suonava su "Bless the weather" e che quest'anno ha pubblicato un disco splendido) ripete se stesso in una routine molto poco interessante. Qualche giorno fa pensavo a cosa suonerebbe adesso Nick Drake se non avesse deciso di lasciarci cosi' presto, ma non sono riuscito a darmi una risposta. E' riuscito a rimanere forever young, questo e' certo.
un pochino posso capire che quel post facesse un certo effetto, ma a dire il vero anche no. era semplicemente una riflessione su come si può far del male a se stessi in tanti, tanti modi.. e quelli che colpiscono di più le persone, spesso non sono affatto i peggiori. anzi. io mi porto dentro ancora troppa zavorra. lo so, e non riesco a farci niente - finora non sono riuscita a far molto, almeno.
l'idea davvero forte che percorreva tutto il post era la voglia di andare oltre, buttare via tutte queste pesantezze, e vivere al pieno delle mie potenzialità.
mi spiace se, soprattutto chi non mi conosce, si sia fermato ad altro.. ma è naturale che sia così, credo. e sapevo che sarebbe successo.
comunque, ripeto, io sto bene. ci sono cose per cui soffro - ma a chi non capita? ma sono una persona molto serena, alla fine. e quel che più conta, felice di essere me, felice del mio percorso. il difficile, a volte, è non stare troppo male per come le persone non mi capiscano e mi feriscano con la loro superficialità (e succede spesso, purtroppo). ma non è così grave, e non mi porta a mettere in discussione quello che sono.