Alzando i cursori, in questi i giorni a London Calling si ascoltano:

Holger Czukay Canaxis (Scheisshaus 1969).

Semplicemente, "My life in the bush of ghosts" con dodici anni d'anticipo. Subito dopo aver formato i Can, Czukay inizia a sperimentare manipolando nastri. Quelli che oggi chiamaremmo campionamenti, ma stiamo parlando di quasi quarant'anni fa. Nastri che contengono di tutto: canti tradizionali vietnamiti, musiche medioevali francesi, musica aborigena australiana, koto giapponese, cori tibetani. Il tutto captato attraverso radio a onde medie che permettevano da Colonia di ascoltare attraverso fruscio e sibili radio dell'Est, emittenti nord- Africane, stazioni pirata inglesi.

Czukay, religiosamente, registra tutto. Cerca di realizzare questo album insieme all'amico Rolf Dammers, anch'egli allievo di Karlheinz Stockhausen. I loro Revox pero' non permettono di alterare la velocita' dei nastri. E allora colpiscono. Come ogni giorno, vedono Stockhausen lasciare l'universita', ma quel giorno non sara' come tutti gli altri. Appena Stockhausen esce, occupano il suo studio, e in una sola notte realizzano le due lunghe tracce che compongono questo LP - una per facciata - all'insaputa del maestro. I nastri Revox di Czukay vengono fatti a pezzi, rimontati, mixati a generare musica finalmente, totalmente altra.

Canaxis e' il definitivo incontro tra Occidente ed Oriente, tra passato, presente e futuro. Il flusso meditativo di questo disco non si interrompe mai. E' l'unica musica del mondo che valga la pena ascoltare, lontana anni luce dalla world music Alpitour ascoltata negli ambienti niueig. E' un viaggio soprattutto interiore, e si scoprono molte cose.

Le collaborazioni tra Byrne e Eno partono da qui, da qui prende origine la filosofia musicale del cut-up e dei campionamenti sonori.

Non si trova facilmente, ma viene periodicamente ristampato. L'ultima riedizione della quale sono a conoscenza e' quella della tedesca Revisited, che contiene anche un paio di tracce registrate da Czukay nel 1999 durante un progetto solista dei componenti dei Can. Potete richiederlo direttamente all'etichetta. Per entrare nelo spirito di quegli anni in Germania, potete leggere questo articolo.

Lily Allen Alright still... (Regal 2006).

Non e' possibile avere un blog che contiene la parola London nel titolo e non parlare di lei. E non esiste un disco in grado di descrivere la Londra di questi anni quanto l'esordio di questa mia vicina di casa, che staziona nelle prime dieci posizioni della classifica inglese da qualcosa come una trentina di settimane. Multiculturale nello stile - reggae, hip-hop, musiche di Trinidad, lovers rock - e iper-realista nelle liriche - clubbing, risse, amori finiti male, rapine per strada - questo disco e' questa citta', nel bene e nel male, con tutte le sue indescrivibili contraddizioni con le quali solo dopo anni riesci a scendere a patti.

Lily Allen e' la definitiva icona anti-Joanna Newsom. Joanna ci prende per mano e ci accompagna nei suoi mondi color Wizard of Oz. Lily Allen ci riporta in mezzo al traffico di Upper Street, intreccio indistricabile di corpi umani e lamiere di macchine, o in coda alle alienanti casse della Tesco. Sono essenziali entrambe, se ci pensate.

Pensateci due volte prima di giudicarla sciocca. Ha riportato nei club di questa citta' il lovers rock di Louisa Marks e Janet Kay - dolce reggae music di una tradizione britannica anni '70 che sembrava dimenticata per sempre. Ed e' terribilmente divertente Lily Allen - vista quest'estate su un outdoor stage in Victoria Park in pieno pomeriggio e' rimasta nella mia memoria come uno dei simboli dell'estate 2006. C'e' molto molto sole in questo disco. Essenziale ascolto per uscire da questo strano inverno che ci sta lasciando senza essere davvero mai iniziato.

Lavender Diamond Cavalry of light (Matador 2007).

Ancora un nome straordinario dalla California - e' quello stato, oggi, il centro del mondo musicale. Dopo Joanna Newsom e Alela Diane, ecco un quartetto sulla stessa lunghezza d'onda. Morbido folk con echi di Paisley Underground e, pensate, di Cowboy Junkies. Curiosi? Il disco me l'ha portato un amico di ritorno dagli Stati Uniti. Qui in Europa uscira' Lunedi' prossimo per Rough Trade. Si tratta di un EP, solo quattro tracce, ma davvero strepitose, imperdibili.

Echi di Vashti Bunyan, svolazzi di archi, liriche iper-romantiche. Credetemi, scalda il cuore la musica dei Lavender Diamond. In attesa dell'album di esordio non fatevi mancare questo miele. Lo ascolto e lo riascolto. Per me gia' un gruppo indispensabile.

Commenti

lophelia ha detto…
Finalmente so qualcosa di Holger Czukay - e soprattutto so come si scrive!
Vent'anni registrai su una cassetta un suo pezzo, "Persian love", sentito a Controradio. Sapevo solo che era tanto strano e mi piaceva tanto. Ora capisco meglio, grazie!!
lophelia ha detto…
(ovviamente volevo dire "vent'anni fa")
Unknown ha detto…
oddio..pure tu sedotto da Lily Allen..molto meglio Amy Winehouse, con un passato lo stesso devastato, fatto di Londra, alcol e Tesco..ma musicalmente molto molto valida..e molto meno pop soap..Lily Allen troppo sopravvalutata
Fabio ha detto…
Lophelia -

Il problema di quel disco e' per me pensare a quegli anni. L'articolo che ho linkato li racconta bene: le riunioni di studenti maoisti, le approfondite discussioni politiche, la condivisione di tutto. Adoro qull'album, ma sto male se penso a cosa la nostra generazione e quelle successive hanno perso. Le nuove generazioni adorano gli stilisti. Mi fa stare male pensarci. Invece di andare avanti siamo tornati indietro di cinquant'anni rispetto ad allora. Quando riesco a non pensare a questo, come ieri quando ascoltavo Canaxis guardando la neve che imbiancava la citta', allora diventa un disco meraviglioso.

Myriam -

Amy Winehouse rappresenta una sotto-cultura, ma la voce di questa citta' oggi, nel bene e nel male, e' Lily Allen. Il che non vuol dire che mi abbia "sedotto", si tratta piu' che altro di un'"osservazione partecipante".
Unknown ha detto…
oh..e chi ha vinto i Brit Awards?