Qualcuno di voi era al concerto di Howe Gelb ieri sera alla Casa 139?
Posso dire che mi sono abbastanza annoiato? Ora, non so quanto di deliberato ci fosse nell'atteggiamento di Howe. L'ho sempre visto - da solo, con i Giant Sand, con i Voices of Praise - in luoghi piuttosto grandi: il Barbican, l'Ocean, il Lyric di Hammersmith, la Blackheath Hall. E certo, in un venue di quel tipo, con Londra che ti guarda, non puoi permetterti di essere "sloppy".
Pero', se sei un artista serio, anche se suoni a Milano davanti a un centinaio di persone in una sala piccola cerchi di dare il meglio di te. Non inizi il concerto dicendo "Oggi suonero' solo brani nuovi, alcuni dei quali non li ho nemmeno finiti di scrivere". Ti impegni un minimo. Non strimpelli, suoni.
Lo scherzo, il gioco, il non prendersi troppo sul serio vanno benissimo. Fanno parte dello spirito indie e rendono piacevole l'atmosfera del concerto. Quando pero' sono tirati per le lunghe, impediscono davvero alla musica di decollare. Gli stop & go continui all'inizio tengono desta l'attenzione, ma dopo un po' rischiano di irritare.
Se si impegna, pur mantenendo un salutare spirito auto-ironico, Howe Gelb sa essere un eccellente cantautore e un istrionico performer. Ma la sloppiness di ieri sera a me e' sembrata molto prossima a un'arroganza un po' fastidiosa.
Il fatto che Howe ricordasse molto bene la data del suo prossimo concerto londinese, il 2 Maggio prossimo al Barbican, mi fa sospettare che siano quelli i concerti ai quali tiene, e che la voglia di suonare alla Casa 139 non l'avesse affatto.
Prendetela come una mia opinione personale, posso sbagliarmi. Del resto ho parlato al termine del concerto con ascoltatori entusiasti.
Come sosteneva Giuseppe da queste parti qualche tempo fa, Howe Gelb e' un'artista piuttosto incostante. Dopo ieri sera capisco pefettamente cosa intendeva dire.
[Una cosa che non capisco: per quale ragione a Milano i concerti iniziano alle 23.30 e finiscono all'1? Non potrebbero durare, come succede in Inghilterra, dalle 21 alle 22.30? Non si starebbe tutti meglio il giorno dopo?].
Posso dire che mi sono abbastanza annoiato? Ora, non so quanto di deliberato ci fosse nell'atteggiamento di Howe. L'ho sempre visto - da solo, con i Giant Sand, con i Voices of Praise - in luoghi piuttosto grandi: il Barbican, l'Ocean, il Lyric di Hammersmith, la Blackheath Hall. E certo, in un venue di quel tipo, con Londra che ti guarda, non puoi permetterti di essere "sloppy".
Pero', se sei un artista serio, anche se suoni a Milano davanti a un centinaio di persone in una sala piccola cerchi di dare il meglio di te. Non inizi il concerto dicendo "Oggi suonero' solo brani nuovi, alcuni dei quali non li ho nemmeno finiti di scrivere". Ti impegni un minimo. Non strimpelli, suoni.
Lo scherzo, il gioco, il non prendersi troppo sul serio vanno benissimo. Fanno parte dello spirito indie e rendono piacevole l'atmosfera del concerto. Quando pero' sono tirati per le lunghe, impediscono davvero alla musica di decollare. Gli stop & go continui all'inizio tengono desta l'attenzione, ma dopo un po' rischiano di irritare.
Se si impegna, pur mantenendo un salutare spirito auto-ironico, Howe Gelb sa essere un eccellente cantautore e un istrionico performer. Ma la sloppiness di ieri sera a me e' sembrata molto prossima a un'arroganza un po' fastidiosa.
Il fatto che Howe ricordasse molto bene la data del suo prossimo concerto londinese, il 2 Maggio prossimo al Barbican, mi fa sospettare che siano quelli i concerti ai quali tiene, e che la voglia di suonare alla Casa 139 non l'avesse affatto.
Prendetela come una mia opinione personale, posso sbagliarmi. Del resto ho parlato al termine del concerto con ascoltatori entusiasti.
Come sosteneva Giuseppe da queste parti qualche tempo fa, Howe Gelb e' un'artista piuttosto incostante. Dopo ieri sera capisco pefettamente cosa intendeva dire.
[Una cosa che non capisco: per quale ragione a Milano i concerti iniziano alle 23.30 e finiscono all'1? Non potrebbero durare, come succede in Inghilterra, dalle 21 alle 22.30? Non si starebbe tutti meglio il giorno dopo?].
Commenti
Una nuance sull'atteggiamento di chi ai concerti ci va più per mantenere relazioni sociali (ci vado soft) che per imparare/vivere un'espeerienza non la escluderei comunque.
[io come al solito ho dovuto chiedere ospitalità al mio accompagnatore, perchè gli spettacoli durano fino a tardi ma i treni smettono di circolare presto! emblematico]
è stato il mio primo Howe Gelb....che ormai ho soprannominato Zio Howe :) sì è stato piu uno show man che un musicista alla barbican (sarò costretta ad andare a Londra ;) tanto per vedere il musicista vero).
ma la serata è stata piacevole, ogni volta che si avvicina al pianoforte io mi scioglievo....
(però diciamolo, senza vergogna: io sono "ignorante" e giovane! )
Per quanto riguarda il locale, che dire? Oltre al compiacimento del dover fare a tutti costi tardi (argomento del quale non si finirà mai di discutere), trovo molto fastidioso l'atteggiamento non esattamente accogliente e simpatico dei gestori del locale (già rilevato in altre occasioni)....forse mi sbaglio, ma da un circolo ARCI ci si aspetta un atteggiamento molto diverso.
Last but not least, il pubblico....mentre stavo entrando una soave fanciulla (che aveva già pagato il biglietto d'ingresso), chiedeva chi avrebbe suonato quella sera...
E' molto probabilmente come dici. Mi domando se ci siano anche altre ragioni, un'estetica ribelle che investe anche l'orario d'inizio dei concerti. Una sorta di meccanismo implicito di esclusione di coloro i quali fanno parte dell'"odiato sistema", e che la mattina dopo si devono alzare per recarsi in fabbrica o in ufficio. E' un'ipotesi. Ho sempre notato un qualche "snobismo" in determinati atteggiamenti che si riproducono immutati da generazioni all'interno dei centri sociali. E' quello che Satellite nel suo commento chiama compiacimento. Non e' una critica, ma una semplice osservazione.
Gealach -
Lo show mi sarebbe andato benissimo, se fosse stato accompagnato da musica all'altezza di quella che ho visto proporre da Howe in altri contesti. Pero' non voglio con il mio atteggiamento forse un po' troppo intransigente rovinarti il ricordo del concerto. La serata e' stata piacevole, ma se Howe si fosse impegnato un pochino, ti assicuro che sarebbe stata memorabile.
Satellite -
Molto d'accordo con te. La mancanza di serieta' nell'interpretazione si e' trasformata in mancanza di qualsiasi intensita', un'esperienza che considero essenziale un po' in ogni cosa. Non necessariamente un one man show dev'essere noioso, peraltro. Sufjan Stevens e Bonnie Prince Billy mi capito' di sentirli da soli in locali altrettanto piccoli, e ti assicuro che con una semplice chitarra riuscivano a rendere le loro composizioni in modo altrettanto se non ancora piu' intenso. Pero', appunto, avevo l'impressione che ce la mettessero tutta per costruire, brano dopo brano, un'atmosfera magica. Sui gestori del locale la Casa non ti so dire nulla perche' non li conosco. Mandai a loro alcune settimane fa un' e- mail nella quale chiedevo un accredito stampa per Radio Popolare, e sto ancora aspettando una risposta, ma non significa nulla. Sulla gentilezza, comunque ho in mente un post che cerchero' di scrivere oggi.
Myriam -
Pero' allora lo stesso ragionamento dovresti applicarlo allo Spitz, o al compianto Arts Cafe, al Dingwalls, alla Bush Hall, eccetera. E invece in quei locali ho ascoltato concerti di un'intensita' emotiva non inferiore rispetto a quelli di un Barbican. Non sono sicuro che l'agenzia imponga nulla a un'artista. Se l'artista accetta, dovrebbe farlo con coscienza di causa: suono in un piccolo bar, non faro' un concerto da Barbican, ma adattero' i miei brani in modo acustico e mi impegnero' per creare la migliore atmosfera che so generare in una situazione di quel tipo. Howe Gelb non ha fatto nulla di tutto questo. Capisco il tuo ragionamento, la stanchezza di un uomo di 50 anni che il giorno dopo avrebbe preso un treno per suonare la sera stessa a Napoli, e tutto quanto. Ma ti assicuro che il concerto e' stato sciattissimo, ben al di sotto delle sue possibilita'.
La Casa 139 ha i suoi limiti quanto a gestione, simpatia e modalità di organizzazione delle serate.
Ma non credo sia responsabile della qualità e dell'impegno messo dagli artisti.
Il mese scorso Robin Proper-Sheppard dei Sophia ci ha stregati dall'inizio alla fine, per intensità e bravura, proponendo una scaletta da brivido (su www.kronic.it per chi fosse interessato una mio resoconto della serata).
Credo che abbia ragione Fabio (a proposito, mi è spiaciuto non averti incontrato, magari la prossima volta di organizziamo meglio): Howe ci ha messo del suo, forse era stanco, forse ha sentito che l'atmosfera era un poco da bivacco da centro sociale, ma questo non lo giustifica in toto.
Anche durante il concerto di Sophia c'era gente che parlava, beveva e se ne fregava del palco (pur avendo pagato, peggio per loro) disturbando l'artista e quelli come me, rapiti dalla musica, ma l'artista ha saputo via via costruire il silenzio dell'audience, come una sfida personale, lasciando parlare le canzoni, mettendoci l'anima.
Fabio, mi dovrai invitare a Londra per vedere Howe in altro contesto.
Per ora voto sospeso per puro affetto.
Nicola
Parlando con Fry Moneti dei Modena City Ramblers e Cisco (l'ex cantante) mi dicevano che molto semplicemente loro cominciano a suonare...quando il gestore del locale gli dice di iniziare. Ovvero dopo che il bar è riuscito ad incamerare più soldi possibile...
Per questo motivo Cisco ora fa solo concerti in teatro (in modo da non dover più sottostare a sti loschi figuri...)
Salu2
marco
Ciao
marco