La vita e' una successione di tazze di te', e da ogni tazza di te' si impara qualcosa di nuovo

1) La prima tazza di te' del fine settimana l'ho bevuta Sabato mattina, su un divano della warehouse trasformata proprio sotto casa, con uno dei miei giornalisti/ scrittori/ DJ/ blogger preferiti.

Si e' parlato anche del mio blocco nei confronti di London Calling, della mia ormai conclamata paura di espormi in questo blog. Come si fa con un analista, ho raccontato a Fabio la fobia che mi ha preso di fronte alla incapacita' di rispondere alla domanda "perche' senti il bisogno di mettere in comune emozioni private con un pubblico di persone che non hai mai incontrato". "Ma il blog e' un esercizio letterario!" ha esclamato la mia guida, squarciando il velo di nubi che oscurava il sole.

Insomma non so se il blocco si e' proprio dissolto, ma insomma ci sto lavorando e presto forse riusciro' ad uscire dal circolo chiuso di film e dischi che vi racconto e tornero' a parlare un po' piu' di me.

Vi segnalo anche che Fabio mi ha spiegato come fare una Blog Radio. Nei prossimi giorni ci provo. E che, paragonando l'architettura del Barbican alla musica degli Stereolab, ha dimostrato ancora una volta di capire tutto.

Torna presto Fabio!


2) La seconda tazza di te' del fine settimana l'ho bevuta all'Istituto di Arti Contemporanee attorno alle 5 del pomeriggio di Sabato, e senza quel te' bollente sarei probabilmente congelato.

Arrivavo a piedi da questa galleria, che poi e' un magazzino trasformato sotto gli archi della ferrovia, dalle parti di Southwark, in una zona un po' dietro la Tate Modern che caldamente sconsiglio after dark - e comunque state accorti anche di giorno. Il video "The thunder and lightning" di Mike Marshall non poteva avere un titolo piu' appropriato al clima pre-temporale che ho trovato lasciando la galleria e camminando sul lungo-fiume spazzato da un vento gelido, fino all'Hungerford Bridge e poi a Trafalgar Square e finalmente al calduccio dell'Istituto.

Dove, dopo il te' che mi ha fatto riprendere sensibilita' al viso e alle mani, ho incontrato Marco per vedere insieme nella microscopica sala 2, 40 posti in tutto, quello che insieme a Old Joy si e' rivelato essere il film piu' bello di questi primi mesi del 2007. Davvero, credetemi, cercatelo. E' l'opera prima di uno studente di Harvard, che ha interpretato uno dei personaggi e ha chiesto ai suoi amici di, sostanzialemente, essere se stessi. Perche' non sono nemmeno sicuro che esistesse un vero e proprio script. La frase tipica del film e' "I don't know... I mean... You know...". Tutto cosi', pero' significa moltissimo. La storia e' quella di un gruppo di post-grad che fanno lavori temporanei, a Boston, e poi si incontrano e parlano del piu' e del meno. Come ogni film dovrebbe essere. Si discutono relazioni e dating, si ride, si affrontano domande, si riflette, si soffre. Proprio come nella vita. Andrew Bujalski e', nel film, Mitchell, ed e' bravissimo a interpretare questo nerd occhialuto che cerca di avere una relazione romantica con la bella e complicata Marnie, la quale e' innamorata di Andrew il quale pero' ecc. ecc.

Film girato nel 2002, che viene distribuito solo oggi dopo aver preso un po' di premi in giro per festival negli ultimi anni. Un po' di Linklater, un po' di Rohmer, un po' di "Me and you and everyone we know", ma il tutto molto piu' low budget American indie.


3) La terza tazza di te' del fine settimana l'ho bevuta Domenica, attorno alle 2 e mezza del pomeriggio, con un'amica inglese, nella members' room al sesto piano della Tate Modern.

Vista sul Tamigi e sulla cupola di Saint Paul. Un patrimonio artistico infinito pochi metri sotto di noi. Un luogo che fa stare bene. In realta' erano 4 tazze di te' a testa, le teiere della Tate non finiscono mai. E poi, dopo il te', siamo scesi nell'auditorium a vedere un po' di corti brasiliani. Che pero' non erano davvero niente di che, quindi evito di parlarvene. Pero' avete capito che il Brasile e' ormai per me diventato un'ossessione e molto probabilmente la meta del prossimo viaggio vero?


4) La quarta tazza di te' del fine settimana l'ho bevuta a casa, raggiunta attraverso la "scenic route" che passa sul Millennium Bridge, nel giardino di Saint Paul, dentro il Barbican e poi attraversa Clerkenwell.

Sul tavolo del soggiorno la mia amica inglese ha lasciato un libro che ho finito per leggere tutto d'un fiato stanotte tra l'1 e le 2, e che a pagina 94 dice:

Devour films, music, books, paintings, poems, photographs, conversations, dreams, trees, architecture, street signs, clouds, light and shadows.

Commenti

artemisia ha detto…
ƈ quello che dico sempre io: ci vorrebbero piĆ¹ Fabi a questo mondo!

:)
Anonimo ha detto…
riguardo alla prima tazza di te: perchĆØ, Fabio, tu pensi di non parlare di te parlandoci dei tuoi film e della tua musica? ;-)

riguardo alla seconda tazza di te: devo assolutamente vedere questo film!
detto ciĆ² vado a prerarmi anche io una tazza di te',che mi hai fatto venire voglia,chissĆ  cosa imparerĆ²... :)
ciao!
artemisia ha detto…
Verissimo: parli di te anche quando parli di the...

;)
Anonimo ha detto…
a me piace il caffe. Bollente, nero e amaro.
Prima tazza: evviva. !!.
PerĆ² la tua seconda tazza mi incuriosisce: come fanno dei post-grad americani ad avere le dinamiche amorose tipiche degli adolescenti? Lui vorrebbe lei che perĆ² vorrebbe quell'altro che non la caga, e tutto il girotondo che io ricordo, ormai vagamente, dei quindicenni? E se ne ĆØ pure venuto fuori un bel film, del che non dubito, perciĆ² mi incuriosisce davvero.
ciao
Auro
Andrea ha detto…
Secondo me il vero segreto di un blog e' "avere qualcosa da dire", ma, personalmente, non sempre mi sembra di avere qualcosa di interessante da condividere (e infatti si vede da quanto spesso aggiorno il mio, di blog).

il rischio di "chiudere" un blog diventa piu alto quando si comincia a leggere/scrivere una serie di "fatti" successi a chi scrive, eventi a cui si puo' (giustamente) rispondere con un bel chissenefrega

devo dire che a me personalmente il blog introspettivo che scrivi piace di piu' dei commenti musicali/visivi, ma non vorrei chiederti di metterti allo scoperto piu di quello che hai gia' fatto...
Fabio ha detto…
Artemisia -

Grazie, sei invitata a bere un te' quando vuoi!

L'altra Zoe -

Che e' esattamente quello che diceva Fabio infatti. Poi certo dipende come ne parli. Ultimamente non c'ero molto sul blog rispetto a qualche tempo fa. O forse mi e' solo sembrato :)

Auro -

Conosco svariati quarantenni che di quelle dinamiche non sono solo vittime, ci sono affezionati proprio! Immagino comunque che il film ti parli solo se sei ancora un po' cosi', altrimenti potrebbe anche annoiare e risultare incomprensibile.

Andrea -

Piu' che altro il limite e' non mettere allo scoperto altre persone, il che se ci pensi e' abbastanza difficile.

Sai che non sono molto d'accordo sul "chissenefrega"? Nel senso che forse dipende molto da come si descrivono i fatti, piuttosto che dai fatti in se'. C'e' chi sa descrivere in modo interessante anche l'evento piu' banale e chi anche di fronte alla piu' avvincente delle situazioni riesce a risultare scontato.

Il blog introspettivo forse richiede solo tempo tra quando accadono le cose e quando le racconti - o forse no, forse fai chiarezza solo scrivendo.

Mah, non mi sembra di avere le idee ancora molto chiare, accipicchia.
Unknown ha detto…
quando m'inviti per una tazza di te????????
Anonimo ha detto…
Ma tu inviti tutte a bere il te' a casa tua? Hai una casa accogliente? Se vuoi invitarmi...io vengo! Un saluto da una lettrice curiosa.
Unknown ha detto…
boh ..non so ..non m'invita da 2 anni!!!!!
lophelia ha detto…
Che bello risentire la tua voce senza filtro!
Sulla risposta al perchƩ mettere in comune emozioni etc. etc., per conto mio direi che diventa un po' un laboratorio alchemico in cui le emozioni vengono trasformate sia dall'esercizio stilistico sia dall'entrare in contatto con quelle altrui...
nel migliore dei casi si ha sollievo e si comunica qualcosa agli altri, nel peggiore non si fa del male a nessuno (stando attenti alla privacy dei coinvolti, chiaro) e chi non vuole non legge.

Il film "temo" che mi piacerebbe...
Fabio ha detto…
Myriamba -

Fammi sapere quando capiti a Londra.

Viola -

Ho vissuto per circa un anno in un appartamento praticamente vuoto, con cuscini per sedersi per terra e poco altro. Ora pero' ho fatto uno sforzo e ho comprato un tavolo, alcune sedie e un divano tutto rosso che mi piace proprio tanto. Pero' secondo me la casa era accogliente anche prima: c'era comunque sempre musica e libri e giornali dappertutto. Poi dipende dalla tua idea di accoglienza. Di fatto le persone che invito tendo ad averle incontrate almeno una volta, ma dato che sei simpatica per te faccio un'eccezione :)

Lophelia -

Sul potere trasformativo della scrittura sono molto d'accordo con te naturalmente. Sul piacere di mettere in comune anche: altrimenti non si conoscerebbero persone speciali come te. E' importante pero' trovare il giusto equilibrio, e io a volte non ne sono stato capace.

Il film ti piacerebbe sicuramente!
Unknown ha detto…
ma sei sempre in Italia!!!!!!