A very delicate, very intersting work by two people in love and full of hope. Puo' andare per inaugurare il mese che ci porta verso la primavera? Cosi' lo defini' Nelson Angelo, uno dei due autori di questo assoluto, misconosciuto, dimenticato capolavoro. Con lui c'era Joyce, ancora oggi una delle migliori voci della musica brasiliana.

All'inizio degli anni '70 erano marito e moglie. Entrarono in sala d'incisione e registrarono un delicato album di bossa nova psichedelica, sullo stile del manifesto "Clube da esquina" di Milton Nascimento - al quale peraltro Nelson Angelo partecipo'.

"Nelson Angelo e Joyce" (Odeon 1973) comunica infinita poesia e dolcezza. Mezz'ora di musica deliziosamente acustica, sulla quale si incrociano le voci ispirate dei due protagonisti, un flauto di derivazione jazz, ritmi di berimbau e tumba, svolazzi di piano elettrico e tastiere liquide.

Per anni ho pensato che l'unico Brasile di mio interesse potesse essere quello di Tropicalia. E invece no. Questa dei primi anni '70 e' l'onda lunga di quel movimento - piu' prossima alla tradizione, e anche al romanticismo, meno sperimentale e intransigente. Recuperava Antonio Carlos Jobim e Vinicus De Moraes, Joao Gilberto e Elizete Cardoso, ma non dimenticava le influenze psichedeliche dei Mutantes, di Caetano Veloso e di Gilberto Gil.

E la voce di Joyce, credetemi, non e' mai stata cristallina e ispirata come su questo disco.

Lo trovate ristampato dall'argentina Discos Mariposa, non sprecate questa occasione - non credo ne abbiano ristampate molte copie.

E' la musica del mare, un soffio di vento che preannuncia il caldo dell'estate.


[Comunico con tristezza che ha finito le sue pubblicazioni Arthur, una delle migliori riviste controculturali, musicale e non solo, di tutti i tempi].

Commenti

Anonimo ha detto…
Con riferimento al post scriptum: il consiglio spassionato e' quello di procurarsi la raccolta completa (sono 25 numeri) direttamente dall'editore. Ha un numero limitato di "complete runs" e per chi desidera farsi un regalo importante (anche nel prezzo) e che rimarra' nel tempo non c'e' migliore occasione di adesso. La piu' importante rivista musicale (e non) americana dopo la meravigliosa e inarrivabile epopea del New York Rocker, trenta e passa anni fa.
Fabio ha detto…
Sono molto tentato come sai...
Anonimo ha detto…
non conosco questa coppia canterina, ma mi hai molto incuriosito! cercherò di procurarmelo( per vie legali e non...)
ciao e buon weekend aspettando la primavera
Fabio ha detto…
Poi pero' se ti piace la copia illegale, compri anche quella legale? Peraltro il libretto e' molto interessante, con le biografie dei due autori.
Anonimo ha detto…
certo fabio...era solo per velocizzare l'ascolto...sob!
Fabio ha detto…
L'altra Zoe -

Si', scusami se ho puntualizzato. Sono un pochino intransigente quando si parla di dischi indipendenti, lo so, e mi scuso. E' che vedo in certe produzioni una passione che vorrei fosse premiata. I dischi dei Muse, dei Bloc Party, di Sanremo 2007, degli Oasis, dei Coldplay, degli Arcade Fire, ecc. quelli scaricateli - se vi piacciono, ovvio, ma se vi piacessero non credo frequentereste London Calling. Pero' le dolci melodie al gusto di frutta di questi due innamorati che cantano l'amore e l'estate, beh, meritano di essere ricompensate. Sono sicuro che capisci il mio ragionamento e spero tu lo condivida :)

Marco -

Io iniziai da un bel libro di Caetano Veloso che mi venne consigliato da Marina Petrillo: "Tropical truth: a story of music & revolution in Brazil". Credo si trovi anche tradotto in italiano. E' autobiografico e essenziale per capire Tropicalia. A proposito di Tropicalia, non finiro' mai di consigliare il libretto che accompagna il disco della Soul Jazz dedicato a questo movimento. Poi ti consiglio anche: "The Brazilian sound: samba, bossa nova and the popular music of Brazil" di Chris McGowan e Ricardo Pessanha e "Bossa nova: the story of the Brazilian music that seduced the world" di Ruy Castro. Questi ultimi li trovi in amazon.co.uk, entrambi ristampati in paperback. Inizierei da qui, io comunque imparo moltissimo dai libretti che accompagnano le ristampe Som Livre e Discos Mariposas. Ora che la musica rock ha l'elettroencefalogramma piatto, approfittiamone per esplorare altri mondi. Brasile, Francia, nord-Europa, Giamaica meritano tutta la nostra "undivided attention".
Morgan ha detto…
Ciao,

c'è bisogno di dare voce ad un'iniziativa importante che trovi sul mio blog a favore di un senzatetto, se puoi e vuoi, ti pregherei di darne notizia e farlo sapere ai tuoi contatti.
Un grandissimo grazie.

Morgan
Anonimo ha detto…
fra tantissime cose ascolto anche i "Coldplay"...e ogni tanto leggo London Calling....è un'incongruenza?...non fa molto radical chic?...vabbè...è che ci sono rimasta male!

ciao
Fabio ha detto…
Morgan -

Grazie a te, ho letto, e spero che anche i lettori di London Calling passino a visitare il tuo blog e partecipino alla tua nobile iniziativa.

Glicine -

Intanto io sono arrabbiato con te perche' sei venuta a Londra e non me l'hai detto :-) Guarda che vengo a sapere tutto! Sulla questione musicale, sono molto democratico, almeno spero di esserlo: ognuno fa benissimo ad ascoltare quello che gli piace, senza sforzarsi di essere o non essere radical chic. E' solo che ci sono in giro musiche piu' sorprendenti e, per me, interessanti rispetto ai Coldplay. Poi forse la mia frase ha a che vedere con il fatto che qui i Coldplay li ascolti dappertutto, come in Italia Vasco Rossi per dire. Quindi, insomma, se li volete copiare copiateli quelli, ma magari i dischi della Fledg'ling e della Eclectic se appena potete comprateli, perche' aiutate delle etichette che stanno in piedi per miracolo. Meglio se con il mail order delle etichette, oppure con mail order altrettanto indipendenti (Other Music di NY e Honest Jon's di Londra per esempio). Pero' mi raccomando, non prendere personalmente il mio commento di Sabato. Non era mia intenzione offendere nessuno :-)
Anonimo ha detto…
No, no, non me la sono presa…per così poco…in fondo spesso si tende ad essere un po’ “snob” verso chi ascolta qualcosa che per i nostri gusti è out, commerciale, popolare…no? Quello che cambia è il proprio punto di osservazione. Probabilmente affinare la ricerca musicale verso qualcosa che non è alle “orecchie” di tutti (e in questo sei un professionista) ma che va sapientemente scoperto dà più gusto, più soddisfazione e allo stesso tempo allontana dagli ascolti di massa….ciò non toglie che anche fra le cose più largamente apprezzate dal pubblico non ci siano ottime cose.
In ogni caso sia per le produzioni indipendenti, sia per quelle delle grandi major, quando una cosa mi piace, non riesco ad apprezzarla appieno se non ho fra le mani il cd originale..non riuscirei a godermela! Se l’artista è riuscito a trasmettermi qualcosa con la sua opera d’arte ha sicuramente un merito e per questo va in qualche modo ringraziato.

Aihmè non sei correttamente informato…ma il mio weekend londinese è fallito…solo per colpa mia! Da sola, con le mie mani ho buttato via un magnifico biglietto in prima fila….non lo farò mai più!!!

Ciao :-)
Fabio ha detto…
Mi spiace per il tuo fine settimana londinese, ma ci saranno altre occasioni.

E certo che ci sono ottime cose, soprattutto del passato, che trovi senza cercare tanto: Dylan dei '60 e '70, i Byrds, il periodo IRS dei REM, e si potrebbe continuare a lungo. A me sembra pero' che oggi si debba scavare abbastanza in profondita' per trovare qualcosa di davvero interessante. Leggere Wire e, quando c'era, Arthur, passare in rassegna siti di negozi indipendenti come Other Music e Honest Jon's, ricorrere a mail order di etichette e distributori indipendenti. Poi qualcosa di speciale e interessante si trova, la ricerca e' sempre premiata.

Paradossalmente, in un periodo come questo nel quale la musica e' ampiamente disponibile come mai in passato, a me sembra di essere tornato all'inizio degli anni '80. Il "sommerso" e' di gran lunga piu' interessante della "low hanging fruit" per usare un'espressione di qui.

Leggere Wire e usare mail order indipendenti mi da' oggi le stesse sensazioni che mi dava, allora, sfogliare Rockerilla. Altra musica, finalmente. Il piacere di scoprire, conoscere, investire tempo per dissotterrare pepite che vanno ben oltre il consumo del momento.

A proposito di Rockerilla. Mi e' capitato di sfogliare quella rivista e Rumore in edicola l'ultima volta che sono tornato in Italia. Ma com'e' possibile scendere a livelli cosi' piatti? E non lo dico come critica a queste due riviste storiche, ci mancherebbe, meno male che esistono ancora. Il fatto e' che per vivere si devono probabilmente adattare a richieste di un mercato di acquirenti dai gusti sempre piu' standardizzati. E' un peccato per chi con quelle testate e' cresciuto vederle ridotte ormai all'ombra di se stesse.
aroti ha detto…
li cercherò per gustarne le musicalità..

passata a ronZZZare..
Fabio ha detto…
Sono dolci come il miele vedrai :)