Nuvole in viaggio

Non c'e' niente come quando sei li', al cinema, e piano piano dentro di te le emozioni crescono fino a diventare non piu' controllabili e a piegarti completamente al loro volere. Non capita spesso, forse 4 o 5 volte in un anno. L'ultima, Sabato scorso.

Sullo schermo davanti a me l'opera prima di un giovane regista gallese che si chiama Gideon Koppel, intitolata Sleep furiously. Documentario girato in una zona rurale del Galles, seguendo il percorso di una biblioteca ospitata su un furgoncino giallo che porta libri agli abitanti di case sperdute.

Erano anni che non vedevo un documentario cosi' pieno di poesia. Fatto di nulla. Per lo piu' dei discorsi tra contadini e pensionati e il simpatico bibliotecario guidatore del furgone. Che si fa raccontare i piccoli avvenimenti che costellano le vite dei suoi utenti, per suggerire letture adatte a loro. Il nipotino verra' a visitare i nonni? Ecco un buon libro di fiabe. Si vogliono sperimentare buoni piatti con verdure di stagione? Pronti, un libro di ricette. La vecchina vuole sapere cos'e' quella cosa della quale sente spesso parlare, che si chiama Internet? Ecco un manuale semplice semplice.

Davanti a noi scorre un mondo che credevamo non esistesse piu', fatto di tempi lunghi e naturali, vibrante umanita', semplicita', armonia, ospitalita'.

Protagonisti, insieme agli utenti della biblioteca viaggiante sono i loro cani: mai visto un film dove in ogni inquadratura c'e' un cane che passa, uno che segue fedelmente il suo amico umano, uno che sonnecchia in distanza.

E poi la natura. I cieli piovosi, le nuvole che accarezzano le colline, le pecore che punteggiano di bianco il paesaggio, la neve che rende tutto silenzioso.

Meravigliosa anche la colonna sonora di Aphex Twin, tratta per lo piu' dal suo disco che preferisco e che non finiro' mai di raccomandare se ancora non lo possedete.

Pare che l'ispirazione del film sia venuta a Koppel grazie a una serie di conversazioni con Peter Handke e direi che l'impronta poetica dello scrittore austriaco risulta abbastanza evidente.

Da cercare assolutamente. Consiglio se non l'avete ancora fatto di cliccare sul titolo, qualche riga qui sopra, e ascoltare la poesia scritta da un poeta locale, come protesta per la decisione del comune di sostituire cartelli stradali in legno con altri (troppo moderni!) in metallo: assolutamente irresistibile.


[Altra piccola cosa che vi volevo raccontare. Stasera stavo passeggiando non lontano da qui quando mi sono trovato davanti... Vivien Goldman! Era ferma, da sola, non lontano da Rough Trade East, che aspettava degli amici. Vivien Goldman era una delle Raincoats, autrice di un singolo prodotto nel 1981 da John Lydon tra i migliori di tutto il post punk britannico. Giornalista di NME, Sound e Melody Maker, flatmate di Chrissie Hynde quando entrambe vivevano qui a Londra, collaboratrice dei Massive Attack. Mi ha raccontato che e' a Londra solo di passaggio e che ora vive a New York dove insegna alla New York University (tenetevi forte)... storia della musica reggae e del punk. Gentilissima, mi ha dato la sua mail e chiesto di restare in contatto. Troppo bello quando uno dei tuoi miti esce dalla tua collezione di dischi per manifestarsi in carne ed ossa, ed entrare nella tua vita per caso, come fosse la cosa piu' normale del mondo].

Commenti

alessandro ha detto…
Da fan sia delle Raincoats sia di quell'unico 45 giri (vedi http://fabiocalling.blogspot.com/2008/10/my-beautiful-launderette.html) di Viv Goldman, devo dirti che lei non ha mai fatto parte delle Raincoats (una delle quali, la violinista Vicky Aspinall, partecipĆ² tuttavia a quel 45 giri).
Marco Reina ha detto…
Viv era reduce da un dibattito tenuto nei locali di Rough Trade East che celebrava il cinquantesimo della fondazione della Island Records di Chris Blackwell.
Lei inizio' come PR per l'etichetta quindi e' stata invitata a partecipare come relatrice.
Fabio, per amore del mito, sorvola sull'abbigliamento della professoressa: ricordiamola come era, e' meglio.
Persona simpaticissima e affabile a giudicare dai pochi istanti in sua compagnia.
Fabio ha detto…
Alessandro -

Grazie per la precisazione. Sarebbe sempre meglio, prima di scrivere, consultare non dico le copertine dei dischi ma almeno Wikipedia: lezione imparata.

Marco -

Pero' se non fosse stata conciata in quel modo chi l'avrebbe riconosciuta? Il contrasto tra occhiali da professoressa di greco e wonderbra turbava un po' in effetti.
Unknown ha detto…
madonna che memoria fotografica! quando incontrai Richard James ero talmente pietrificata che non sono nemmeno riuscita a spiccicare parola, lo amavo e lo amo troppo!
Marco Reina ha detto…
"Conciata" ĆØ la parola giusta: ti ricordo - oltre al Wonderbra - le calze a rete da entraineuse...
PiĆ¹ che "turbare", dis-turbava il senso estetico!
Comunque concordo con te: non sarebbe Viv Goldman altrimenti.
Ma Don Letts, invece, che sempre martedƬ sera faceva il DJ da RT East, quanto stiloso era?
CosƬ si fa!
Fabio ha detto…
http://www.flickr.com/photos/fabiocalling/3366231106/
auro.m ha detto…
want!

sara' impossibile trovarlo, 'sto film, eh? magari in un cinema fuorimano alla periferia di edimburgo, eh?

mannaggia che rabbia che mi fai, ci parli di cose bellissime e (per noi) irraggiungibili. :(
Unknown ha detto…
ma la foto alla Viviane, non l'hai fatta?
Fabio ha detto…
No, anche se avevo la Eos con me.

Un tema interessante che mi hai fatto venire in mente, e': quando la macchina fotografica avvicina le persone (mi e' capitato spesso recentemente), e quando invece interrompe il naturale fluire delle conversazioni e degli incontri.

Ci vuole un po' di pratica, prima di capire, e anche dopo si commettono, a volte, errori.
Fabio ha detto…
Auro -

Ti dico solo che quando l'ho visto io eravamo in 5 nella sala.

Credo che questo spieghi la limitata distribuzione.

Sempre piu' spesso (e adesso lo so che seguiranno commenti sulla spocchia del gestore di Engadina Calling) mi rendo conto che la qualita' dei film e' inversamente proporzionale al numero di sale e spettatori.

Ancora una volta, in coro: burn Hollywood burn!