Wild nights wild nights were I with thee wild nights should be our luxury

In questi ultimi anni ho visto concerti, spesso piu' di uno, di tutte le mie cantautrici preferite: Alela Diane, Joanna Newsom, Marissa Nadler, Mariee Sioux, Hope Sandoval, Vashti Bunyan, Regina Spektor.

Josephine Foster invece dal vivo non l'avevo mai sentita. Quando qualche settimana fa, ho letto che Sabato scorso avrebbe suonato al Cafe Oto (piccola e intima oasi/ caffe' letterario e musicale di Dalston, che rappresenta per la Londra di oggi quello che il Roxy o il 100 Club significavano nella Londra magnifica del 1976), ho iniziato ad augurarmi che Sabato arrivasse presto, e a caricarmi di aspettative.

Un concerto di Josephine Foster e' un'esperienza spirituale altissima. Al cospetto di un pubblico colto, sobrio, educato e silenzioso, Josephine ha presentato il suo ultimo album, Graphic as a star, trascrizione in musica di ventisei poesie di Emily Dickinson.

Pur non essendo nuova all'esplorazione di tradizioni letterarie e musicali del passato (nel 2006 pubblico' una raccolta di lieder cantati in tedesco, di Schubert, Schumann, ecc.), mai come in questo nuovo lavoro la Foster e' sembrata a proprio agio, come se interpretandone le poesie fosse riuscita a sviluppare un'identita' profonda con la poetica della natura espressa dalla reclusa poetessa americana.

La voce di Josephine Foster non appartiene a nessun tempo e a nessun genere musicale. Li attraversa, piuttosto, con la leggerezza di una nuvola in un cielo ventoso. E' una voce che non ha bisogno di alcun accompagnamento. In qualche modo, per percorsi non lineari che non so ritracciare, mi ha ricordato l'ultimo Sylvian, quello piu' lirico e recitativo. Non nei toni della voce naturalmente, quanto piuttosto nell'approcio incompromissoriamente profondo e interiore alla materia musicale.

In tutto quel silenzio (durante il concerto un tipo mi si e' avvicinato ammonendomi sottovoce: your camera is very loud), le dolci rime di Emily Dickinson si stagliano come luce abbagliante.

Ascolto concentrato, e mi viene in mente quando qualche anno fa comprai la raccolta delle poesie della Dickinson nell'elegante edizione Meridiani Mondadori. Portavo quel libro con me in collina e mi fermavo a leggerlo al tramonto, ascoltando il vento e osservando il cane che si divertiva a inseguire tracce di animali selvatici, entrambi immersi sempre piu' nel paesaggio. Sono al Cafe Oto, eppure molto molto lontano da questa citta'.

Commenti

hrundi v. bakshi ha detto…
...abitando in campagna (molto molto campagna), a volte sento la mancanza di posti come il Cafe Oto e le atmosfere di concerti come quello di Josephine...e magari anche di arrivarci tranquillamente a piedi senza aver problemi di auto o di lievi eccessi etilici.
Oggi un po' "t'invidio" sarĆ  la nebbia!
Anonimo ha detto…
pensa se il tipo (sarĆ  stato del club WIRE TUPPERWARE?) veniva a dirti "excuse me sir, your thoughts are too loud..."

Il nuovo della Josephina Foster, com'ĆØ? C'ĆØ una componente sonora o prevale il verbo?

bravissima comunque, eh.

JC
Fabio ha detto…
Hrundi V. Bakshi -

Beh, ma non sai quante volte desiderei essere in molto molto campagna, io che ci sono nato (Oltrepo' Pavese per la precisione. Tra l'altro oggi ho scoperto che due tra le persone che mi sono piu' care su questa Terra, che tra loro non si conoscono, sono probabilmente parenti, appartenenti a una famiglia di un paesino che si chiama Corvino San Quirico...).

Le radici sono importanti, e sono io a invidiare un po' chi, consapevole di tale importanza, ne conserva stretto il valore.

Un amico qualche sera fa a cena mi leggeva un libro di un filosofo francese che dimostrava che la tua origine e' la tua destinazione finale...

Al Cafe Oto effettivamente arrivo senza sforzo alcuno, con un bus che prendo a un metro da casa e mi lascia a un metro dal locale, e poi mi riporta nel mio lettino, safely, al termine dei concerti.

JC -

Molto ma molto Tupperwire, infatti, il tipo. Marco e io ci siamo guardati e in perfetto sincrono abbiamo mosso le labbra nella frase: "Questo e' scemo". Detto questo, ce ne fossero di audience cosi' silenziose, e un certo spirito austero e monastico con quell'atmosfera immobilmente meditativa ci sta benissimo.

Il progetto Graphic as a star mette insieme, in perfetto equilibrio verbo e suoni. Si ascolta particolarmente bene leggendo le poesie. Non e' musica che ti viene voglia di canticchiare nella doccia, ovvio, ma gardening at night e' assolutamente perfetta.
Anonimo ha detto…
ricorda niente, "gardening at night".... :D ?

JC
Fabio ha detto…
Canzone tatuata nel cuore. Avevo il singolo (il pezzo era sul lato B del 12" Rockville) e lo regalai al mio primo amore. Ci lasciammo, credo, la settimana dopo, e quel singolo non lo rividi mai piu'.

Chissa' dove prende polvere adesso.
Anonimo ha detto…
per molto tempo ci ho tenuto a dirti che mi sorprendevo nel percorrere medesimi sentieri, malgrado, se ci trovassimo nello stesso scompartimento di treno, nonci riconosceremmo e probabilmente terremmo il naso in mezzo ad un libro, o appiccicato al finestrino senza curarci dello sconosciuto che ci siede di fronte.
ma stavolta debbo scoprirmi oltremodo: hai colpito dritto il centro nevralgico di questo mio novembre! sto aspettando quel disco con bramosia sconsiderata! mi ero promesso di parlarne appena avrei potuto metterci le orecchie sopra!
sono felice che tu mi abbia anticipato, felice e gentilmente invidioso di sapere che hai potuto assistere (finalmente, a tuo dire) ad un concerto della bella giuseppina!
provo per lei un sentimento da fan leggermente innamorato, qualcosa di stupido e profondissimo allo stesso tempo! l'ultima volta che la vidi, quest'estate, fu a dir poco imbarazzante: per sue colpe e per colpa di una situazione ambientale sconveniente! ma la perdonai, come si perdona una persona amata!
il suo disco precedente non ha smesso di girare fra le mie stanze, e questo ha tutte le prerogative del gioiello che segna il tempo!
perdona la prolissitĆ , ma quando si parla di Josephine Foster mi muovo a sentimenti sconsiderati!
e dunque mi concido in un grazie e in un link che ti dovrĆ² appena avrĆ² voglia di parlarne!

p.s. mi piacerebbe anche vedere qualche foto, potendo...
artemisia ha detto…
Uh che bello, Emily Dickinson poi... me la voglio proprio ascoltare Josephine.
Fabio ha detto…
Borguez -

Mentre tu scrivevi qui, Michela e io si parlava di te, al concerto di Gilberto Gil, ieri sera alla Royal Festival Hall. Concordando che e' stato un concerto "molto Borguez".

Questo a proposito dei medesimi sentieri. E che sentieri. E che compagno di strada.

Al Cafe Oto, dovevo spostare la mia sedia per farla passare quando si spostava dalla chitarra al pianoforte, per darti l'idea della distanza tra pubblico ed esecutore. Guardandola negli occhi, ho pensato che mai avrei avuto il coraggio per avvicinarmi e mettermi a parlare con lei.

E tieni presente che non ebbi gli stessi problemi con lo spauracchio Lou Reed... Mi capito' in passato solo con Joanna Newsom, che ebbi di fianco a un aftershow mentre se ne stava a sorseggiare un cocktail, senza riuscire nemmeno a incrociare lo sguardo.

A questo punto, sarei curioso di conoscere la tua storia da fan innamorato, ma solo se non ti imbarazza naturalmente.

Le foto che ho fatto sono pochissime, dato che non potevo muovermi liberamente (ci saremmo urtati) e in quell'atmosfera anche il click della macchina fotografica recava disturbo.

Appena trovo un momento per scaricarle (ho circa 500 foto da scaricare nella reflex, e tempo zero per ordinarle come mi piace fare...) se ce n'e' qualcuna che merita la inserisco di la' in Flickr.

Arte -

Disco troppo Artemisia, come del resto i quattro precedenti (specialmente A wolf in sheep's clothing, sul quale interpreta lieder tedeschi).
Unknown ha detto…
di solito al Cafe Oto fanno roba di ultra avanguardia ..da poco ha suonato il Sun Ra Orkestar...raramente fanno dei concerti folkz-nufolkz. Un mio amico ha l'ufficio sopra, quando vai ti do il suo numero di telefono.
Fabio ha detto…
Diciamo che il Cafe Oto e' "il caffe' di Wire" (che infatti e' in vendita al banco, tra torte vegan e succhi di mela biologici).

Recentemente oltre a Josephine Foster ci ho visto Mariee Sioux e Jack Rose, pero' si', i rumoristi giapponesi vanno per la maggiore (e infatti i gestori mi pare proprio siano giapponesi, sicuramente lo sono le persone che lavorano dietro al banco).

Sa essere abbastanza punitivo il Cafe Oto, in questo senso ho fatto il parallelo con il 100 Club dei tempi d'oro (cone le dovute distanze culturali e temporali, ovvio).
Anonimo ha detto…
ecco, a proposito di invidia: Gilberto Gil!
suonerĆ  il 30 a Cagliari, ma dalla romagna solatƬa, la Sardegna ĆØ piĆ¹ lontana di Londra!

in ogni caso vi ringrazio per aver evocato il mio spirito in presenza del grande Gil: troppo buoni!

che dire Foster: mi sono innamorato di lei sui dischi, lei che ha fatto breccia fra le tanti voci muliebri che hanno affollato il panaroma cantautorale di questo inizio millennio. lei prima di tutte, angelica, ancestrale, purissima e candidamente maledetta! credo basti scorgere la sua discografia per rendersi conto che la parabola ĆØ anomala e unica!
poi giunse un giorno nel quale dovette suonare al Bronson e per una serie di circostanze (che mi dico volute) mi ritrovai a farle da chaffeur in un breve viaggio dalla stazione al locale. due ovvie banalitĆ , imbarazzo mio e qualche domanda sciocca, da parte sua, su questa cittĆ  sul mare che non aveva il mare!
solo la sera mi resi conto di aver trasportato un albatros! (nel senso baudelairiano del termine) cosƬ goffa, miope e dinoccolata nel mezzo della civiltƠ e cosƬ sublime, aerea e liturgica mentre sul palco pizzicava l'arpa o la chitrra! e quel canto (che ben conosci) a fare il resto!

tutto qui! l'innamoramento ĆØ platonico, mentre i suoi dischi splendono purissimi! l'ultimo (This Coming Gladness) ĆØ qualcosa di inebriante e lucente!
per questo attendo quest'ultimissimo, di cui parlavi, con bramosia sconsiderata!

p.s. il paragone con la Newsom ĆØ quantomai verosimile, nel senso che anch'essa sta mostrando una grandezza inattesa: ma tocca diverse corde del mio spirito, meno profonde forse, altre! certo ĆØ che vorrei che anche la Foster potesse duettare un giorno con Callahan! ma qui siamo giĆ  nei sogni....

magari un giorno se ne potrĆ  davvero parlare guardandosi reciprocamente: lo spero!
a presto
borguez
Fabio ha detto…
Mi piace molto quello che hai scritto. Soprattutto mi fa apprezzare ancora maggiormente la bella Josephine, a suo agio nel silenzio di un buon libro di poesie (o a contemplare le gocce di pioggia sui vetri della finestra, come sto facendo in questa grigia domenica mattina) che nell'affollato e chiassoso mondo la' fuori.

Ci vuole molta goffaggine, miopia e dinoccolamento per entrare dentro la natura dell'esistenza. La disinvoltura aiuta nella vita sociale, ma ci sono infinite evidenze (la Dickinson e' una) che, alla fine, una vita sociale sparsa e molto ben selezionata ti permette quei momenti di solitudine che, se messi a frutto con buone letture e buoni ascolti, sono elevazione e strumenti di comprensione.

C'e' molto piu' che musica, nei dischi di Josephine Foster.
Anonimo ha detto…
anche a me ha colpito molto Josephine che, una volta tanto, ho scoperto casualmente per conto mio e non in una delle tue trasmissioni...

ora su last.fm, mia unica fonte di scoperte musicali da un po' di tempo a questa parte (quasi una droga...), ho aggiunto un po' di quelle che hai citato tu in qualche commento qui sopra e vedrĆ² un po' che impressione mi fa.

di Josephine mi colpƬ quasi subito quell'arpa che suona su un'altra scala rispetto a voce e chitarra nel finale di "There are Eyes Above" con effetto quasi free-folk che la fa sembrare una Erica Pomerance piĆ¹ eterea ed educata...

ora cercherĆ² di capirci qualcosa di piĆ¹, grazie per il post, attendo altre foto e giĆ  questa ĆØ molto bella!
Unknown ha detto…
yeah..un'altra persona che fa le scoperte su last.fm!! :)
Fabio ha detto…
Aldezabal -

Ignoro se sia presente su Last FM, ma se hai apprezzato Josephine Foster ti consiglio di recuprerare i tre album, tutti incisi nel 1973, di una cantautrice californiana, sconosciutissima e bravissima, che si chiama Collie Ryan. I suoi dischi sono stati ristampati da un'etichetta ultra-indipendente che si chiama Yoga.

Dopo avere inciso quei tre dischi, Collie Ryan si ritiro' in una casa di campagna a produrre succhi di frutta biologici, abbandonando la musica.

E poi ti consiglio anche Nancy Elizabeth, che sto ascoltando dal programma di Alessandro di ieri sera, che puoi scaricare o semplicemente ascoltare in streaming dalla colonnina qui di fianco.

Myriamba -

Averli avuti quando si era giovani tutti questi strumenti di conoscenza...
Anonimo ha detto…
Che bello leggerti! Ora so cosa regalarmi per Natale, credo che anche Stefanino gradira' ;-)

un abbraccio Francesca
Fabio ha detto…
Certo, sono ideali ninne nanne. Sarebbe bello, peraltro, vederci nelle vacanze di Natale. Se sei a Torino (citta' che amo, giuro: al di la' di quello che si e' spesso detto assai piu' elegante e umana della mia Milano), magari riesco a conoscere Stefanino finalmente.

Incrociato Paolo, di nuovo in partenza per l'Oriente, in questi giorni (in una panetteria italiana di Soho) e gli ho annunciato la nascita di Stefano: ha detto che ti avrebbe scritto.

E mi hai fatto venire in mente che devo scrivere a Elisa.