Jose' Saramago, Cecita' (Einaudi, 1996)

Sono convinto che non esista un libro piu' illuminante (paradossalmente) di Cecita' per interpretare il mondo di questo inizio del terzo millennio.

Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono, sostiene la moglie del medico, e il senso del libro e' tutto contenuto in questa amarissima considerazione.

Come ha esplicitamente dichiarato lo scrittore portoghese nel discorso di accettazione del premio Nobel, Cecita' parla della dissoluzione delle reti e dell'ideale di solidarieta' nel mondo contemporaneo.

E indaga, del mondo nel quale ci dibattiamo, valori e disvalori, strutture di potere, egoismo e spirito di appartenenza al gruppo, ruoli scelti e imposti, dagli altri attorno a noi e dalle circostanze.

La grandezza di Cecita' sta nel fatto che leggendolo non ti puoi tirare fuori: ti costringe a pensare, a immedesimarti, a fare delle scelte.

Non inganni il finale: Cecita' e' un libro di un pessimismo assoluto e universale. La difficolta' collettiva non richiama ideali di fratellanza e condivisione, ma l'instaurazione di una legge di natura, brutale e spietata.

A cavallo tra 2010 e 2011 sono stato qualche giorno in Italia, mi ci sono immerso completamente. Vi ho gia' raccontato che sto pensando di lasciare la Gran Bretagna, e per questo ho voluto pormi domande e cercare risposte che siano il piu' possibile oggettive, senza lasciarmi troppo coinvolgere emotivamente. Ho provato a registrare l'esistente, senza precipitare giudizi e decisioni.

Ho fatto lo sforzo di osservare il Paese che ho lasciato dieci anni fa come se non lo avessi mai visto prima.

L'Italia di oggi mi sembra, di fatto, un Paese molto diverso da quello di allora. E' un Paese imbarbarito, che sta correndo all'indietro, stracciando giorno dopo giorno i diritti di uguaglianza e civilta' faticosamente conquistati in anni di lotte operaie e intellettuali. Un Paese dominato in uguale misura dalla frivolezza e dall'egoismo, da un ideale di immagine priva di sostanza (televisiva, verrebbe da dire) e da un sostanziale pessimismo, che senti in continuazione riflettersi nei discorsi che ascolti.

Non mancano le oasi, certo. Mi viene in mente Radio 3, che quando torno ascolto con grande costanza e sempre regala interviste lucide e emozionanti. Fahrenheit, Uomini e profeti (con ospite il sempre ottimo Guido Chiesa, il giorno di Santo Stefano), Battiti, le scelte musicali dell'ottimo Arturo Stalteri (lo scoprii per caso nel 1989, quando ero obiettore di coscienza tra le montagne della Val Camonica dove arrivavano solo le radio RAI, e gli sono sempre stato molto affezionato, senza peraltro averlo mai conosciuto di persona). RAI News e' un'altra voce che apprezzo, libera e diversa.

Ma non so, non vedo piu' gli anticorpi che hanno permesso al nostro popolo di liberarsi or non e' molto da una dittatura. Anzi. Ricordo che anni fa non mi capacitavo del fatto che i nostri connazionali avessero permesso un'avventura cosi' sciagurata. E oggi vedo la storia ripetersi, nell'indifferenza e addirittura nell'adesione da parte di non pochi a idee sgangherate e anti-storiche.

Certo, vedo anche un'Italia ancora sana. La sento nelle parole dell'ottimo Maurizio Landini, segretario generale della Federazione degli Operai Metalmeccanici, che vorrei eleggere personaggio dell'anno di Engadina Calling, insieme ai lavoratori che lo sostengono e voteranno orgogliosamente no al referendum su Mirafiori, resistendo alla regressione.

Ma sono eccezioni, mi pare di capire. Il resto e' chiasso, comportamenti vistosi, frivoli, scalmanati, privi di quella sobrieta' di modi che ci permetteva di distinguerci in positivo dalla volgarita' americana, solo pochi anni fa.

Avrei voluto parlare di Cecita', poi sono uscito dal tema. Chiedo perdono, anche se forse no, a pensarci ho continuato a parlare del capolavoro di Saramago, solo interpretandolo un po'.

Commenti

Manuela ha detto…
Ogni volta che mi ĆØ accaduto qualcosa di tremendo, dopo lo shock iniziale, ho sempre sentito la necessitĆ  di fare una lunga lunga lunga lunghissima doccia calda.
NecessitĆ  di purificazione, desisderio di rinascita, credo.

Questo libro, letto tre volte in periodi differenti, ĆØ da doccia calda.
Unknown ha detto…
Ci mancherĆ  la voce letteraria e quella politica di Saramago; siamo orfani di un artista e di un uomo libero.
Fabio ha detto…
Manuela -

Credo che sia l'equivalente del mio desiderio di passeggiare nella natura, prendendo le giuste distanze dalla citta': si comprendono e chiariscono molte cose e ci si rinnova.

Gustavivo -

Molto d'accordo con la tua osservazione: ha difeso la sua liberta' fino all'ultimo giorno.
Tania ha detto…
Amo moltissimo Saramago, ma non ho ancora letto CecitĆ . SarĆ  il prossimo.
Fabio ha detto…
E' il suo libro che preferisco, insieme a Il Vangelo secondo Gesu' Cristo.