Little fluffy clouds. Piccoli e soffici batuffoli di nuvole sospesi sulla Manica. Milano e' sempre piu' lontana e qualche volta arrivato qui vorrei che l'aereo mi riportasse indietro, o averlo perso.
Volare e' un'esperienza bellissima, e io di guardare le nuvole non mi stanco mai. Puoi immaginare tante cose che accadono la' sotto, nel mondo, e da quella distanza il mondo e un luogo bello, pulito, fresco, come visto attraverso le pagine di un libro di lettura delle scuole elementari.
Volare fa sentire leggeri dentro, anche quando si fa per abitudine e un po' per dovere.
Mi piace come scrivi. Ti leggo sempre anche se non riesco a commentarti, perche' non c'e' nulla da commentare, solo molto da scoprire nelle tue parole che suggeriscono storie anziche' raccontarle.
Sono anni che non salgo in aereo, volo poco, molto di più con le parole. La scrittura un po' serve anche a questo, a ridisegnare i confini del mondo circostante, a guardare le cose da un punto d'osservazione più esterno, ad avvicinarle se distanti o ristabilire distanze se troppo vicine, zoom o grandangolo, automedicazione, sfogo o semplice momento di svago.
Un lettore attento e puntuale come te mi fa piacere, quindi non preoccuparti. Del resto anch'io, quando scrivi i tuoi podcast, mi limito a leggere silenziosamente e ascoltare senza intervenire, anche perché - non sarà edificante ma lo dico lo stesso - non conosco niente, o quasi, della musica che proponi. Andando per analogia: anche se la tua musica non mi racconta una storia intera, non rinuncio a raccogliere il suggerimento. E mi piace.
Ti dico prima una cosa sulla musica, poi parliamo di scrittura.
La ragione per la quale adoro trasmettere alla radio (e alla radio vera, quella con le manopole e l'antenna, non le radio via web) e' proprio la stessa per la quale amo tenere un blog, anziche' chiudermi nelle stanze asfittiche di Facebook piene di persone che gia' conosco (e non tutte per scelta).
E gli ascoltatori che preferisco avere alla radio sono proprio quelli che non conoscono niente o quasi della musica che propongo, proprio perche' sento di essere in grado di dare loro qualcosa che ancora non hanno, e che magari li potrebbe emozionare come emoziona me.
La scrittura, oltre a tutte le cose che dici, serve anche a fermare il tempo, sospenderlo, guardarci dentro. Proprio come la fotografia, se ci pensi.
Ci vuole pazienza e concentrazione per vivere bene, e a volte nemmeno quelle bastano. Ma spesso aiutano, e grazie a questi momenti di solitudine auto-imposta si finisce per sentirsi meno soli e piu' connessi, e quindi in armonia con il mondo.
Anch'io sono una a-social network. Mai avuto un profilo su facebook, myspace e similari. Non è la mia dimensione, bacheche troppo allargate che sento invadenti e invasive. Il blog è meno interattivo, quindi meno veloce, più slow. E di connessioni dai ritmi sincopati, accelerazioni e centrifughe varie, ne abbiamo già fin troppe, ovunque. Voto anch'io per pazienza e concentrazione.
Lasciami dire infine che nutro una sana invidia per il tuo mestiere. Perché trovo sia interessante e stimolante tutto il lavoro che c'è dentro, dietro e attorno all'uso della voce e perché infondo, trasmettere alla radio è un po' come scrivere. E' solo un altro modo, uno dei tanti, di raccontare una storia.
Mi considero molto fortunato, lo ripeto spesso a me stesso, e secondo me dici la cosa giusta sostenendo che anche la radio e' un modo per raccontare, e forse per raccontarsi. Magari meno esplicito e diretto rispetto alla scrittura, e pero' se penso che e' dal 1984 (quando ancora facevo il liceo) che prima in piccole radio private di paese e poi da una quindicina di anni a Radio Popolare racconto e trasmetto un percorso di scoperte musicali per me importanti, forse una storia la sto scrivendo (o si sta scrivendo, se preferisci).
Ci sono persone che passano con agilita' da un'esperienza all'altra. Io non ne sono capace, e un po' mi dispiace, ma credo che anche la continuita' abbia un suo valore. Mi piace trasmettere alla radio e mi piace scrivere un blog, ma sono negato nei social network.
Mantenere inalterati strumenti e scale permette pero' anche di cogliere le trasformazioni, e di comprenderne almeno in parte il senso (sempre usando pazienza, concentrazione e un po' di necessaria e in fondo piacevole auto-disciplina).
Ed e' bello che il senso di un viaggio si colga proprio quando ci si ferma e si ripercorrono le tappe mentalmente, o se ne sfogliano le fotografie.
Se non ti fermi, il senso sfugge, si perde.
Grazie per ispirarmi queste riflessioni (ed e' bello che non so nemmeno come ti chiami e come sei arrivata fino qui :)
Sì in effetti non si può certo dire che ci manchino gli argomenti. E per questo ti ringrazio anch'io, per l'accoglienza, per la piacevole conversazione e compagnia.
Vorrei svelare l'arcano, ma ci credi che non mi ricordo proprio come sono capitata qui? O meglio, ricordo di aver cliccato London Calling su un blogroll altrui. Ma perché ho cliccato proprio te e di chi era il blog da cui sono partita, non saprei dirti. So che stavo facendo un giro alla ricerca di qualcosa da leggere che mi inchiodasse alla sedia e mi impedisse di far scorrere il mouse verso il basso entro la terza riga. Scorrendo il tuo blog ho trovato il post - che non era nemmeno l'ultimo scritto, quello che ti compare per primo a inizio pagina - in cui descrivevi molto bene il tuo controverso rapporto coi social network, soffermandoti sul valore che invece possono ancora avere i blog, che invece sono spesso erroneamente considerati la serie C della scrittura. Mi ha colpito il tuo modo di raccontare - fluido, scorrevole anche se ricco di richiami e riferimenti - come hai messo in luce il valore dei messaggi personalizzati (le due righe di mail della tua amica che hai riportato) e non ultimo il fatto che questo blog esiste da otto anni. E' scattata l'identificazione. Credo sia questo che ci fa scegliere di leggere una cosa piuttosto che un'altra, qualcuno piuttosto che qualcun altro. Nome di battesimo o di fantasia, non fa alcuna differenza. Però se controlli la posta, magari ti trovi un altro messaggio personalizzato :)
Commenti
E' tardi per dirti bentornato, quindi... a presto.
Volare fa sentire leggeri dentro, anche quando si fa per abitudine e un po' per dovere.
Mi piace come scrivi. Ti leggo sempre anche se non riesco a commentarti, perche' non c'e' nulla da commentare, solo molto da scoprire nelle tue parole che suggeriscono storie anziche' raccontarle.
La scrittura un po' serve anche a questo, a ridisegnare i confini del mondo circostante, a guardare le cose da un punto d'osservazione più esterno, ad avvicinarle se distanti o ristabilire distanze se troppo vicine, zoom o grandangolo, automedicazione, sfogo o semplice momento di svago.
Un lettore attento e puntuale come te mi fa piacere, quindi non preoccuparti. Del resto anch'io, quando scrivi i tuoi podcast, mi limito a leggere silenziosamente e ascoltare senza intervenire, anche perché - non sarà edificante ma lo dico lo stesso - non conosco niente, o quasi, della musica che proponi.
Andando per analogia: anche se la tua musica non mi racconta una storia intera, non rinuncio a raccogliere il suggerimento. E mi piace.
La ragione per la quale adoro trasmettere alla radio (e alla radio vera, quella con le manopole e l'antenna, non le radio via web) e' proprio la stessa per la quale amo tenere un blog, anziche' chiudermi nelle stanze asfittiche di Facebook piene di persone che gia' conosco (e non tutte per scelta).
E gli ascoltatori che preferisco avere alla radio sono proprio quelli che non conoscono niente o quasi della musica che propongo, proprio perche' sento di essere in grado di dare loro qualcosa che ancora non hanno, e che magari li potrebbe emozionare come emoziona me.
La scrittura, oltre a tutte le cose che dici, serve anche a fermare il tempo, sospenderlo, guardarci dentro. Proprio come la fotografia, se ci pensi.
Ci vuole pazienza e concentrazione per vivere bene, e a volte nemmeno quelle bastano. Ma spesso aiutano, e grazie a questi momenti di solitudine auto-imposta si finisce per sentirsi meno soli e piu' connessi, e quindi in armonia con il mondo.
Non è la mia dimensione, bacheche troppo allargate che sento invadenti e invasive.
Il blog è meno interattivo, quindi meno veloce, più slow. E di connessioni dai ritmi sincopati, accelerazioni e centrifughe varie, ne abbiamo già fin troppe, ovunque.
Voto anch'io per pazienza e concentrazione.
Lasciami dire infine che nutro una sana invidia per il tuo mestiere. Perché trovo sia interessante e stimolante tutto il lavoro che c'è dentro, dietro e attorno all'uso della voce e perché infondo, trasmettere alla radio è un po' come scrivere. E' solo un altro modo, uno dei tanti, di raccontare una storia.
raccontarsi. Magari meno esplicito e diretto rispetto alla scrittura, e pero' se penso che e' dal 1984 (quando ancora facevo il liceo) che prima in piccole radio private di paese e poi da una quindicina di anni a Radio Popolare racconto e trasmetto un percorso di scoperte musicali per me importanti, forse una storia la sto scrivendo (o si sta scrivendo, se preferisci).
Ci sono persone che passano con agilita' da un'esperienza all'altra. Io non ne sono capace, e un po' mi dispiace, ma credo che anche la continuita' abbia un suo valore. Mi piace trasmettere alla radio e mi piace scrivere un blog, ma sono negato nei social network.
Mantenere inalterati strumenti e scale permette pero' anche di cogliere le trasformazioni, e di comprenderne almeno in parte il senso (sempre usando pazienza, concentrazione e un po' di necessaria e in fondo piacevole auto-disciplina).
Ed e' bello che il senso di un viaggio si colga proprio quando ci si ferma e si ripercorrono le tappe mentalmente, o se ne sfogliano le fotografie.
Se non ti fermi, il senso sfugge, si perde.
Grazie per ispirarmi queste riflessioni (ed e' bello che non so nemmeno come ti chiami e come sei arrivata fino qui :)
Vorrei svelare l'arcano, ma ci credi che non mi ricordo proprio come sono capitata qui?
O meglio, ricordo di aver cliccato London Calling su un blogroll altrui. Ma perché ho cliccato proprio te e di chi era il blog da cui sono partita, non saprei dirti.
So che stavo facendo un giro alla ricerca di qualcosa da leggere che mi inchiodasse alla sedia e mi impedisse di far scorrere il mouse verso il basso entro la terza riga.
Scorrendo il tuo blog ho trovato il post - che non era nemmeno l'ultimo scritto, quello che ti compare per primo a inizio pagina - in cui descrivevi molto bene il tuo controverso rapporto coi social network, soffermandoti sul valore che invece possono ancora avere i blog, che invece sono spesso erroneamente considerati la serie C della scrittura.
Mi ha colpito il tuo modo di raccontare - fluido, scorrevole anche se ricco di richiami e riferimenti - come hai messo in luce il valore dei messaggi personalizzati (le due righe di mail della tua amica che hai riportato) e non ultimo il fatto che questo blog esiste da otto anni.
E' scattata l'identificazione.
Credo sia questo che ci fa scegliere di leggere una cosa piuttosto che un'altra, qualcuno piuttosto che qualcun altro.
Nome di battesimo o di fantasia, non fa alcuna differenza.
Però se controlli la posta, magari ti trovi un altro messaggio personalizzato :)