108/ Usiamo sempre l'equalizzatore.



Credo di avervi gia' segnalato questo corso molto interessante dell'universita' di Yale sulla psicologia positiva. Si svolge in dieci settimane e richiede un impegno che va dalle tre alle cinque ore settimanali, a seconda di quante dissertazioni e TED talks tra quelli suggeriti intendete leggere e guardare.

La parte sulla conoscenza di se' propone un questionario dettagliato elaborato dal laboratorio di psicologia di quell'universita'. I cinque tratti psicologici ai quali sono risultato maggiormente associato sono appreciation of beauty, authenticity, love, forgiveness e spirituality. 

Ventiduesimo e ultimo della lista leadership. Non sono stupito. Il mio rifiuto del concetto e' come noto piuttosto radicale. Ammiro chi esercita uguaglianza e responsabilita' individuale, non chi vuole comandare.

Della lista qui sopra, sapete qual e' quello che mi ha fatto piu' riflettere? Forgiveness. 

Per la vulgata comune, chi perdona e' un debole. Forte e' chi si vendica. Gliel'ho fatta pagare. Per la psicologia positiva cosi' come per tante scuole spirituali invece perdonare e' un atto di forza.

Io non so cosa sia. So pero' che fatico a comprendere chi non perdona e dimentica, preferendo portare con se' il peso di un rancore. Perdonare libera, alleggerisce.

Per imparare a perdonare e' sufficiente pensare a tutti i torti che abbiamo commesso. E poi dimenticare con generosita' e empatia quelli che abbiamo subito. Anche quelli deliberati.

Abbiamo parlato spesso di gratitudine in questo blog. Il rapporto tra perdono e gratitudine e' strettissimo.

Se pensiamo alle nostre relazioni di amore e amicizia cosi' come di lavoro, ci rendiamo conto da soli che molte ci danno occasioni di gratitudine come di risentimento. A seconda dei giorni, delle circostanze.

Se abbassiamo il volume del risentimento e alziamo quello della gratitudine come facciamo noi appassionati di musica con un equalizzatore per esaltare le frequenze alle quali vogliamo dare risalto, facciamo un regalo alle nostre relazioni e quindi alle nostre vite.    


Commenti