107/ In quei giorni.




Si può avere già nostalgia del lockdown? 

Un collega californiano mi ha detto che non solo trovava tutte le domeniche di quel periodo uguali tra loro, ma anche molto simili ai martedì.

Io invece quelle domenichemartedì le rimpiango già un po'. Il silenzio. L'aria pulita. Il tempo che trascorreva più lento. Si trovava sempre mezz'ora per un po' di yoga, di quieta introspezione con i nostri moleskine. Di telefonate a lungo rimandate.

Per questo ora sto facendo resistenza a questo ritorno al passato. Easing the lockdown lo chiamano qui. Non significa niente. Mettiamo in scena una restaurazione del tempo come lo conoscevamo. Ma non sappiamo quali saranno le conseguenze. Non avere paura di una ripresa del contagio è irresponsabile. 

Dicevamo che saremmo diventati migliori. Io ci credevo. Mi aggrappo alle speranze. Ci credo ancora. Anche se come dice un mio amico antropologo stiamo andando verso una polarizzazione. Più solidarietà e più spiritualità in alcuni. Più egoismo e più rabbia in altri.

La Giò ha appena scritto per commentare le foto della movida sui giornali stamattina. 

A me sembra una follia. Lo trovo irrispettoso nei confronti delle decine di migliaia di morti. Come se ci si fosse già dimenticati di quello che è successo. Capisco il desiderio di vita, ma questa è una sfida vera e propria nei confronti di un virus che causa malattia e morte. 

Siamo tornati indietro drammaticamente. Cancellate le parole di papa Francesco "pensavamo di rimanere sani in un mondo malato". Evidentemente sono in molti a continuare a pensarlo. 

Io proprio non leggo "gioia di vivere" in queste foto. Solo arroganza e indifferenza di fronte a qualcosa che è successo solo ieri e che avrebbe dovuto riscrivere il futuro ma non lo ha saputo fare. Ancora una volta mi fa stare male l'idea di questa immensa occasione persa.

E io? Non voglio perdere la memoria di quei giorni silenziosi. Sono determinato a mantenere le buone abitudini. Quel rapporto sano con il tempo.

Un'altra cosa. Non ho capito per quale ragione me la fossi tanto presa con l'idea di trasmettere da casa

Adesso mi piace molto. Suono musica che mi emoziona profondamente. La commento senza nemmeno usare le cuffie e un microfono. Parlo direttamente dentro al Macbook sul quale sto scrivendo anche adesso. 

Mentre sta andando la musica mi alzo e guardo le luci del Barbican, innaffio le piante in terrazzo, mi preparo una tisana, mando un messaggio alla Giò.

E poi posso dirvi una cosa, anche se non ve la so spiegare? Non mi sono mai sentito più connesso col mondo e meno solo come da quando esco di casa una volta alla settimana per fare la spesa.

Commenti