And what more could I possibly ask as an artist than that your most precious visions, however rare, assume sometimes the forms of my images.
-Maya Deren


Lo sapete che il 25 Maggio ricorrerebbe il centocinquantesimo compleanno di Sigmund Freud (e l'ottantesimo di Miles Davis e il centoseiesimo di mio nonno Luigi)?

Per festeggiarlo, l'Austrian Cultural Forum ha organizzato un festival cinematografico al Riverside, intitolato "Analyze this!", davvero assurdo, 4 giorni di film che sembrano scelti solo per il fatto di essere completamente diversi uno dall'altro, tutti ampiamente visti e rivisti, molti anche in televisione. Tra l'altro, Freud detestava il cinema, al punto che nel 1925 rifiuto' di collaborare con Samuel Goldwyn (quello di Metro-Goldwyn-Mayer Associates, sapete) il quale gli offri 100,000 dollari dell'epoca in cambio di una consulenza. Niente da fare, il dottor Freud non cambio' idea neanche davanti a quella montagna di verdoni.

Festeggiare il centocinquantesimo compleanno di Freud con un festival del cinema quindi e' un po' come se per celebrare i 150 anni dalla mia nascita qualcuno decidesse di organizzare un torneo di calcio.

In ogni caso, vi ho raccontato tutto questo perche' mentre con un occhio scorrevo i titoli in programma ("Annie Hall", "The exorcist", "Dr. Strangelove", zzzzzzzzzzzz) e con l'altro cercavo un cestino nel quale gettare il pieghevole, a un certo punto sono davvero sobbalzato.

Cioe', cosa ci faceva tra tanta inutile mercanzia una pepita come "In the mirror of Maya Deren" di Martina Kudlacek, che sto cercando di vedere da anni?

Maya Deren e' uno dei personaggi piu' incredibili dell'underground americano degli anni '50. Videoartista, agitatrice culturale, simbolo dell'avanguardia di quegli anni. Anticipatrice di molte intuizioni che vengono ascritte alla Factory di Andy Warhol, amica personale e compagna di viaggio di Gregory Bateson e Margaret Mead.

Il film e' il gioiello che mi aspettavo, forse ancora migliore. Frammenti dei video originali di Maya (fotografie in movimento, spesso ispirate all'acqua: mare, onde, riflessi di luce) vengono inframmezzati con interviste fatte al cenacolo di artisti e personaggi interessanti che la circondavano: ballerini, pittori, antropologi culturali. Con la musica di John Zorn a legare il tutto (John Zorn che per questa colonna sonora ha riposto il sax e suona invece il pianoforte in modo davvero impressionista - trovate il tutto su Tzadik).

Maya Deren mori' di emorragia cerebrale a soli 44 anni. Viveva circondata dai suoi gatti, e uno dei personaggi intervistati nel film racconta che era cosi' povera che, dovendo scegliere, nutriva loro e faceva la fame lei.

Una bella biografia di Maya la trovate qui.

***

E a proposito di scomparse premature, London Calling desidera rendere un sentito omaggio a Grant McLennan, cantante dei meravigliosi Go-Betweens, che ci ha lasciati Sabato scorso. Stava dando una festa nella casa che aveva appena comperato a Brisbane grazie ai proventi dell'ultimo cd, per festeggiare la nuova fidanzata, il successo commerciale del gruppo e riunire attorno a se' i propri amici. A un certo punto ha detto che si andava a coricare per riposarsi un attimo e non si e' mai piu' svegliato. Aveva 48 anni.

Commenti

PiB ha detto…
Provvederò a vederlo : mon conoscevo lei e la sua storia. Visions-images...ho letto quella frase che hai messo all'inizio del post con gli occhi chiusi.
lophelia ha detto…
Non avevo mai sentito parlare di Maya Deren, peccato che da queste parti difficilmente passerà un film come quello...sembra moolto interessante, quello che ho letto mi fa venire in mente "Repulsion" di Polanski e "Images" di Altman, due bei film visionari al femminile... A Firenze ci sono sì due cinema "d'essai" come si diceva una volta, ma da 20 anni programmano in loop Tarkowskj-Bergman-Pasolini-Wenders-Murnau-Lang-Welles-Tarkowskj-Bergman etc.etc.

comunque se passa di qui non me lo farò certo sfuggire!!

Per associazione indiretta...conosci per caso il breve film "Un'ora sola ti vorrei" di Alina Marrazzi?
artemisia ha detto…
Lophelia, lo conosce di sicuro.

Ma come, a Firenze è ancora come ai miei tempi?
lophelia ha detto…
@Artemisia: l'unica differenza è che lo Spazio Uno non è più allo Spazio Uno...cioè, al vecchio Spazio Uno fanno roba normale, mentre la programmazione da cineteca è ora al cinema Castello -a due passi da casa mia:))
Anonimo ha detto…
qua, come al solito, c'é sempre da imparare...
grazie mille, mi sento un pò meno ignorante
Fabio ha detto…
Pib -

Il suo cinema e' davvero visionario infatti. Si dovrebbe trovare da qualche parte su DVD immagino, magari in qualche biblioteca universitaria fornita

Lophelia -

Sembra che tu stia parlando del cinema De Amicis di Milano (pure quello si e' spostato negli ultimi anni e pure quello ripete ad libitum gli stessi nomi da anni e anni: pensa che nella casa di Milano ricevo ancora i loro programmi e mi fanno sbadigliare solo i titoli). Qui a Londra hai il problema opposto: troppe cose da vedere tutte insieme. A volte uno finisce per non fare niente perche' non sa scegliere oppure perche' viene colto da assuefazione ("tanto ci sara' qualcosa di altrettanto interessante anche domani"). Il film di Alina Marrazzi lo conosco solo di nome. Pensi che abbia punti di contatto con i lavori di Maya Deren? Mi consigli di cercarlo la prima volta che faccio una scappata in Italia?

Artemisia -

Immagino che tu non abbia il problema di vedere i riflessi della luce sul mare al cinema, credo ti basti uscire di casa e fare un giretto tra i vostri fiordi.

Baebs -

Come sempre molto gentile tu. Ma ti ho linkata? Adesso vado a vedere e se non l'ho gia' fatto lo faccio subito.
lophelia ha detto…
un'ora sola ti vorrei non è un film visionario, in questo senso punti di contatto con M.D. non ne ha, ma è bello e in un ciclo su cinema e psicoanalisi sarebbe stato perfetto...
Anonimo ha detto…
"Un'ora sola ti vorrei" e' un piccolo gioiello. Molto toccante per chi - come me - non ha piu' la propria madre e, in certi momenti, fosse anche per un solo minuto sarebbe felice come non mai se potesse ancora tenerla per mano e godere del suo sorriso. Quando ancora abitavo a Milano lo vidi in una proiezione della mattina una domenica all'Anteo. Non eravamo molti in sala, ma eravamo tutti rapiti da quella bella storia intima, capace in maniera molto efficace di descrivere una storia individuale e tratteggiare con affetto il mondo dell'alta borghesia milanese. Bellissimo. A marzo di quest'anno e' uscito in dvd ed io - che non ho televisione e/o lettore - l'ho acquistato subito.
Anonimo ha detto…
L'ultimo commento e' mio (Marco). Ho digitato male il mio nome (arco): un lapsus freudiano?
Fabio ha detto…
Lophelia e Marco -

Grazie per l'articolo (che e' stato scritto da una mia amica e collega di Radio Popolare). Tutto risuona molto dentro di me. Mia madre subi' alcuni ricoveri per depressione quando ero bambino. Quando avevo 2 anni il suo psichiatra consiglio' che io venissi allontanato dalla mia famiglia, e cosi' venni temporaneamente adottato dai miei zii di Milano, a un'ottantina di chilometri di distanza dal piccolo paese dove vivevo. Mia madre non la vidi per un anno intero e credo che a quell'eta' quando una persona non la vedi per cosi' tanto tempo pensi proprio che non ti capitera' mai piu' di incontrarla ancora. Il racconto della mia gioia di bambino quando me la trovai di nuovo davanti dopo tutto quel tempo fa ancora adesso piangere intere generazioni della mia famiglia. Un'esperienza mai risolta, ma che mi ha insegnato molte cose, alcune delle quali non trovo il coraggio per analizzarle fino in fondo. Cerchero' sicuramente il film. E si' Marco, interessante che dal tuo nome tu abbia cancellato la M di madre.
Anonimo ha detto…
M come madre, M come Maurizia (cosi' si chiamava lei).
lophelia ha detto…
grazie per aver condiviso questo ricordo.