Sabato, quasi mezzogiorno. Il sole resiste alto nel cielo. Dopo il solito giro tipo fra Galdino nei miei negozi di dischi di fiducia, decido che non sono cosi' convinto di aver trovato il tema per la versione radiofonica del blog, accorgendomi che lo spazio grigiastro che ho trovato dentro di me al risveglio non e' ancora bello pieno di colori.
Ho letto di questa mostra di Nigel Cooke, del quale le riviste d'arte parlano un gran bene, cosi' salto su un autobus che mi porti oltre il fiume, in quella South London dove le strade sono invase da odori di kebab e fritti assortiti e dove sembra di essere ovunque, Tangeri, Kingston, Varanasi, Tirana, ovunque ma non a Londra.
La South London Gallery e' un progetto sociale, una di quelle gallerie, come la Whitechapel, che sono sorte in zone disastrate per portare l'arte contemporanea in luoghi davvero improbabili. Qui ho visto installazioni di Saskia Olde Wolbers (superlativa) e Christian Boltanski (interessante) e qui quest'inverno potevate incidere un CD suonando sulla voce di Kim Gordon (una sorta di karaoke al contrario), cosa che naturalmente ho fatto.
La mostra di Cooke e' tutto fuorche' coinvolgente, grossi paesaggi nei quali succede pochissimo, e quel poco e' proprio poco interessante: riferimenti fantastici al mondo di Hieronymus Bosch, un immaginario gotico di teschi e cervelli che si perdono in enormi tele vuote. Qualcosa che mi lascia indifferente, vi diro'.
Salgo su un autobus per tornare verso casa. Trovo sul sedile una copia spiegazzata del supplemento del Financial Times, che sembra lasciata li' apposta per me. Nell'ultima pagina leggo:
Art problems are problems of human relationship. Note that balance, proportion, harmony and co-ordination are tasks of our daily life.
Non ho fatto tutta quella strada per nulla.
[Il sito della South London Gallery e' questo. Un po' di lavori di Nigel Cooke li trovate qui. La parte 2 del post non e' venuta benissimo, sono di corsa e stanchissimo dopo una giornata al telefono, ma posso rifarmi con la 3 e la 4].
Commenti
Sono d'accordissimo su quello che dici, ben venga il disagio nell'arte - e nello spettatore.
Ma poi chissà, magari Cooke nel quotidiano è una personcina deliziosa che ti offre il te' coi biscotti e ti mette a tuo agio.
Ecco, mi hai anticipato, ma come ti alzi presto! Volevo farti trovare sul tuo blog il seguente OT: "Hey Pib ma ti saranno fischiate le orecchie ieri pomeriggio in laboratorio. Sono stato a cena con Cinzia e Enrico e abbiamo passato meta' del nostro tempo a dirci come siamo fortunati a conoscere una persona meravigliosa come il nostro Pib". Adesso te lo vado a postare, ma caspita, svegliati un pochino dopo il sorgere del sole domani!