Mi sono domandato molte volte come mai, da quando me ne sono andato, l'idea di sentire un concerto quando torno a Milano non mi attrae affatto. Credo di avere capito perche': Milano e' una citta' senza musica.

Lo so che e' un'affermazione un po' estrema. I miei vicini qualche giorno fa diffondevano in tutto il cortile del caseggiato Mozart a un volume che credo abbia fatto scappare gli uccellini. In metropolitana non capita mai di fare piu' di tre fermate senza incontrare un trio di fisarmonicisti e pifferai che suonano la lambada. Dai locali trendy con prezzi proibitivi (che *sono Milano* tanto quanto i pub *sono Londra*) escono ritmi chill out altrettanto trendy - milanesi. Leggo che un locale, la Casa 139, si sbatte per far suonare qualche nome emergente in citta'.

Ma sono eccezioni. La musica che piace a me, quella anglo-americana con la quale sono cresciuto e che continua ad essere la colonna sonora della mia vita, non abita a Milano. Avreste dovuto vedere, settimana scorsa, con quale sguardo di compatimento mi hanno accolto i commessi di Buscemi quando ho chiesto se avessero l'ultimo album di Alejandro Escovedo. Tipo: "Ma guarda qui che bellezza: una pila di 'Stadium Arcadium' e di Michael Buble', checcefrega di alzare le chiappe e andare da un distributore a procacciarci dischi che venderanno si' e no 10 copie?". Chissa', dal loro punto di vista forse avranno ragione anche loro.

Dal mio punto di vista, pero', credo che sia stata l'ultima volta che entro in un negozio di dischi di quella che era la mia citta'. Da ragazzino partivo col treno, le paghette settimanali risparmiate e tanto entusiasmo, e andavo da Supporti e Zabriskie. Era una festa, parlavi con i commessi, leggevi fanzine fotocopiate, scoprivi sempre cose nuove. Ora entrambi i negozi hanno chiuso. Dove c'era Supporti, ho visto, ha aperto un negozio per DJ, che vivra', immagino, grazie alla chill-out trendy-milanese.

Insomma, tutta questa lunga intro-tiritera per dire che poi, appena torno in questo paese dei balocchi che e' Londra, inizio a realizzare la crisi d'astinenza nella quale sono vissuto per una settimana, e cosi' inizia l'assalto a concerti e negozi di dischi. Perche' a Londra la musica la respiri ovunque, fa parte della citta', e sto parlando della musica che piace a me ma anche del gusto per scoprire, esplorare, conoscere. I quotidiani inglesi, per dire, mica parlano di geni come Fiorello: adesso sono tutti esaltati per il ritorno di Green Gartside (a proposito: ma chi sara' il fotografo che ha fatto le promozionali di Gartside nel suo giardino di Hackney, tra gatti e margherite? E' bravissimo!).

Tutto contento di essere tornato qui (nonostante il freddo - non avete idea di che freddo faceva ieri sera a Londra, altro che l'afa che ho lasciato a Milano), ho approfittato dell'invito alla prima data dei Guillemots allo Scala di King's Cross.

Supporter e' stata "Joan as a Police Woman", che poi e' la violinista di Antony & the Johnsons. Diciamo che e' meglio che continui su quella strada, perche' come songwriter non e' che mi abbia molto impressionato. Solo i brani aggressivi non sono male, ma solo perche' ogni volta che gliene do' la possibilita' il mito adolescenziale della donna con la chitarra elettrica torna a risvegliarsi, con tutti gli strascichi di ormonale desiderio che i miti adolescenziali risvegliati si portano dietro.

I Guillemots invece sono proprio bravi. O meglio, il cantante tastierista e la contrabbassista (che ha fatto nascere improvvisamente il mito della donna con il contrabbasso, aggiornamento adulto del mito adolescenziale della donna con la chitarra elettrica) sono stellari, e gli altri li seguono. Sono in tutto in otto (con Joan as a Police Woman al violino e due saxofonisti) e suonano qualcosa che sta tra i Beatles di Abbey Road, i Mutantes e i Supergrass, ma piu' crooning (lo so, non si capisce molto).

Il loro sito e' questo, e il consigliere di fiducia che mi ha suggerito il concerto, non poteva essere che lui (grazie Teo!).

Commenti

Byron ha detto…
Mannaggia, peccato che me li son persi i Guillemots, ma sono stata stra-impegnata. Ho un sacco di novita' e ti devo assolutamente parlare...nel frattempo Howe Gelb me lo son comprato e dovrebbe arrivare oggi o domani ;-) che fai nel weekend?
Fabio ha detto…
Se avessi un secondo ti chiamerei. Stasera sono all'Istituto di Arti Contemporanee a vedere Metropolitan di Whit Stillman e poi a cena con Marco da quelle parti. Se vuoi you're welcome. Per il fine settimana non ho ancora fatto progetti. Mi piacerebbe andare a vedere "Gimme shelter" (il concerto ad Altamont degli Stones) al National Film Theatre Domenica sera, il resto e' da inventare. C'e' anche l'idea di andare a Birmingham a vedere una mostra di foto sul punk ma boh, vediamo. Ti ricordi che dobbiamo fare la camminata sul canale da Angel a dove ci portano i nostri passi? Poi provo a scrivere o telefonare. Howe Gelb: sai che mi ha scritto? Grandissimo, grandissimo!
ele ha detto…
che bel post.
un po' triste, ma bello.

fino a un anno e mezzo fa anche io avevo un negozietto di musica prediletto. dove il proprietario-commesso chiacchierava con te, metteva a disposizione ottime riviste italiane e non (e per le 'non', mi riferisco a cose come paste magazine e comes with a smile, certo non a nme o simili).
era un piacere andare lì. si trovavano un sacco di cose. e se anche chiedevi dischi di gente a lui sconosciuta, lui era felicissimo, cercava notizie, faceva di tutto per procurartelo.
purtroppo ha avuto dei problemi di salute e ha dovuto chiudere. un peccato.
i dischi che mi interessa avere in qualche modo li trovo, tra bologna e internet. ma manca qual clima particolare che c'era da lui.. e che in posti tipo nannucci, o al disco d'oro (per citare due buoni negozi di bologna) uno se lo sogna.

quanto ai giullemots, che invidia che li hai sentiti dal vivo! su disco mi sono piaciuti da morire.
e condivido il parere su joan as a policewoman.. non so, il suo disco l'ho ascoltato quelle quattro o cinque volte, anche perchè come tipo è molto simpatica e alla mano.. ma boh, non mi dice granchè.
Anonimo ha detto…
Si', concordo con Ele. Bellissimo post.Malinconico e molto vero. Potrei aggiungere la mia di esperienza ma non farei che ribadire il punto di Fabio e di Ele.
Certe cose e' bello lasciarle come sono.
Ma, chi ama la musica, non cessi mai di scoprire, di trovare altre anime simili che consigliano, invitano, seducono.
Le sirene cantano per noi.
Fabio ha detto…
Ele -

A Bologna ricordo un negozietto che si incontrava a sinistra sulla strada che porta dalla stazione a Piazza Maggiore. Si entrava attraverso un corridoio, poi se non ricordo male c'era una stanza secondaria e, in fondo, il negozio principale. Cioe' non centrava nulla con la forma tipica di un negozio. Era forte negli indipendenti americani. Tu saprai sicuramente se c'e' ancora. Tra l'altro volevo citarti nel post, dato che le foto di Green Gartside che sono dappertutto in questi giorni avresti potuto farle tu, sono molto Ele (in qualche modo mettono insieme le tue passioni: musica, gatti, fiori). Posso fare una richiesta? Una foto della contrabbassista dei Guillemots, fatta da te, quando suoneranno al Covo (spero presto per voi).

Marco -

Ma ti ricordi quando aspettavamo come degli avvoltoi che Massimo di Bootleg tornasse dal distributore con le novita'? Per tutti gli altri lettori: a Pavia c'era un negozio di dischi d'importazione, dalle parti di Porta Garibaldi, che era gestito da piu' persone. Quando uno di loro compro' tutte le quote e tutti gli altri soci lo abbandonarono, il negozio inizio' a fare orari random, con il risultato che spesso arrivavi e trovavi la seracinesca abbassata e un capannello di 4 - 5 appassionati che aspettavano che aprisse (poteva naturalmente aprire oppure no, a seconda di come girava quel giorno a questo negoziante. Non c'erano ancora i telefoni cellulari, quindi era impossibile cercarlo). La speranza era che arrivasse con scatoloni di novita' e quando succedeva che vedevi la macchina (una Golf bianca) da lontano, cominciavi a cercare di capire se sui sedili e dal bagagliaio spuntasse la sagoma amica degli scatoloni. Nel qual caso il negozio si trasformava in una sorta di centro dibattiti sul futuro della musica (partecipanti al never ending dibattito: Marco Reina, Claudio Sorge, Mario Frassi, Fabio Zucchella, io, ecc.). Ora credo abbia chiuso pure quello (dopo essersi trasferito in centro, ricordo).
Anonimo ha detto…
Mi ricordo bene! Il venerdi' pomeriggio non riuscivo a studiare e intorno all'ora presunta del ritorno da Milano della Golf bianca, il capannello degli assatanati si assembrava attorno all'ingresso di Bootleg, in attesa di Godot. Grazie per il tuo post che mi ha fatto rivedere e rivivere, come in una fotografia appena scattata, memorie e nomi lontani.
Anonimo ha detto…
Ai tempi in cui leggevo Rockerilla, Claudio Sorge era un mito per me e i miei amici. Mi fa un certo effetto leggere questi vostri ricordi, bei tempi e belle emozioni davvero.
PiB ha detto…
fabio come spesso quasi sempre mi sono perso nel dettaglio : fanzine fotocopiate stupendo
Anonimo ha detto…
Eh caspita, quanti ricordi pure per me... Mi sa che musicalmente avevamo gusti differenti, ma i posti erano gli stessi. E Rockerilla era un must!
Byron ha detto…
A BO era Underground, ma non c'e' piu', mi pare. O Disco d'Oro e Casa del Disco. Cioe', dalla stazione a Piazza Maggiore si arriva in tanti modi ;) ma per me, conoscendoti, era Underground.

Per il weekend ho qui la mamma, ma la passeggiata si puo' fare. E ho anche il fidanzato Tedesco con me. Birmingham non te la consiglio :-/
Ho incontrato Andea e Ilaria a caso la settimana scorsa - ci vediamo anche con loro? (invito aperto a voi cari)

E Howe Gelb ti ha scritto in che senso? Cioe' - come? Dove? Quando? Perche'? aaargh.
Anonimo ha detto…
Posso solo dire che ti comprendo in pieno.
Nicola
ele ha detto…
per fare una foto decente alla contrabbassista dei guillemots, spero non suonino al covo.. l'impianto di illuminazione mi fa impazzire ogni volta :P

sul negozio non ho idea, io bologna la frequento da troppo poco mi sa :)

l'underground comunque c'è ancora, solo che adesso è in via petroni.. sempre che sia lo stesso negozio, ma credo di sì. :)
Fabio ha detto…
Marco -

A me sembra che tu e io siamo rimasti quelli di allora, e che infatti il dibattito sia davvero never ending. Si e' solo spostato da Bootleg a Rough Trade, Fopp e Sister Ray.

Raffaella -

Marco e io abbiamo una serie infinita di aneddoti sul giovane Claudio. Era un mito anche per me, e infatti sono felice di aver ereditato il suo giorno e orario a Radio Popolare.

Pib -

Erano bellissime: alcune piu' che fotocopiate erano ciclostilate e poi rilegate con una pinzatrice agli angoli. Col caldo macchiavano le dita.

Manu -

Come mai avevamo gusti differenti? Rockerilla negli anni '80 veicolava uno stesso gusto (piu' o meno, certo).

Irene, Andrea, Ilaria -

Certo, io ci sono. Ma voi vi incontrate sempre per caso? Prima a Torino, ora a Londra, non e' stranissimo? Howe Gelb mi ha mandato una mail carina di ringraziamento (in simil-italiano), dopo che io gli ho mandato il link al post che parla di lui.

Nicola -

Se ti va di raccontarci la situazione di Verona noi siamo qui.

Ele -

Pero' non lamentatevi, un posto come il Covo non c'e' neanche qui a Londra, dove i concerti interessanti si disperdono in tutta la citta'. Tu sei bravissima con ogni tipo di luce. Io ai concerti di solito cambio gli ISO dal settaggio automatico a un bel 400, cosi' le foto vengono mosse ma non troppo mosse. Pero' non sono cosi' belle da poter essere pubblicate sul blog.
Anonimo ha detto…
Gusti differenti perché di Rockerilla seguivo più la parte punk-dark, meno la parte "americana" che invece mi pare sia più nelle tue corde.
Magari mi sbaglio, eh?
Le fanzine. Ne facevo una anch'io, ma erano i primi anni'90. Avevo comprato apposta la pinzatrice lunga... Ho passato ore a far fotocopie e agli uffici postali! Ciao
Anonimo ha detto…
Perchè non vi fate un giretto a Barcellona? Credo che vi divertireste tutti come matti. C'è il sole, si mangia bene, si spende poco e c'è musica ovunque! di ogni genere e per tutti i palati. Bella, brutta, divertente, noiosa, simpatica, fantastica, ordinaria (aggiungete voi i vostri aggettivi preferiti). Ci sono piccoli negozi di dischi in stradine strette, strette. Sempre nelle stesse stradine strette, strette ci sono anche tanti negozi di strumenti musicali. Una quindicina di giorni fa si è tenuto un concerto per ricordare la morte di Bob Marley. L'ultimo gruppo era in scaletta alle 3.30 (di notte!!!). Credo proprio che vi divertireste come matti. (ma forse questo lo avevo già scritto). Peccato dover ripartire dopo 3 mesi.

Roby

ps: questa sera mi ascolto 4 ragazzini brasiliani che cantano i Beatles meglio dei Beatles. Cantano in fila, sorridono sempre, sono intonati e il batterista suona una batteria giocattolo da 80 euro. Ho di nuovo fatto pace col mondo.
Fabio ha detto…
Manu -

Sarebbe bello se scoprissi di avere a casa, sepolta in qualche armadio di quelli che se apri finisci sotterrato nella carta, una di quelle fanzine. Di fatto dopo "Fire of love" dei Gun Club (1981, disco di quelli fondamentali nella mia vita) credo di aver iniziato a seguire soprattutto l'underground americano, pero' prima ero molto piu' inglese anch'io).

Roberto -

Scusa per non avere ancora risposto alla tua mail, sto pagando le vacanze di settimana scorsa con una quantita' di lavoro arretrato che non mi lascia respirare. Musica ovunque c'e' anche qui, sul fatto di spendere poco e sul Sole pero' lasciamo davvero perdere. Ma non dovevi passare da Londra? Come mai questo cambio di meta? Enjoy i Beatles brasiliani: la descrizione mi ricorda tanto i primi Mutantes, formazione Tropicalia che amo. E' ovvio che non posso ancora una volta che ringraziarti. Non fosse stato per Marquee molti dei ricordi dei quali parlo anche in questo post non esisterebbero.
Unknown ha detto…
Io li ricordo solo dell`incidente in macchina con Claudio, la mia unica e sola esperienza :( Fabio, non ci vediamo da 1 anno e 4 mesi, é un indicenza!!!! penso che i guillemots siano fenomenali e come esperienza di negozi di dischi; bisogna anche parlare di maximum records di pavia. Baci; scappo!
Fabio ha detto…
Ma eri con noi? Sai che non ricordo. Ci sono rimasto malissimo perche' Claudio mi stava accompagnando alla stazione. Non mi ricordo nemmeno chi aveva ragione, ricordo solo il grido di Claudio e poi un vecchio col cappello che ci entra in una fiancata. Maximum Records era il nome nuovo di Bootleg, dopo che i soci se ne sono andati. Ma per noi rimane Bootleg nei secoli dei secoli. Contento ti piacciano i Guillemots, per il momento solo pareri entusiastici per loro. A proposito di Joan, mi ha scritto un po' di mail Micro, prima, ieri, incredula per il mio commento, poi, stamattina, confermandomi che altre fonti londinesi le hanno riferito che non e' stato un gran concerto. Va detto, su quello concordo, che la tastiera che Joan suonava aveva un suono davvero schifoso che ha rovinato il concerto. Insomma, diamole una seconda possibilita'.
CICCILLO ha detto…
volevo scrivere qualcosa su milano e sul fatto che la situazione è ben più grave di quella che descrivi tu.
il fatto è che oltre a quei 2 negozi di dischi sono scomparse molte altre cose che a te magari non interessano.
la lista sarebbe lunga: decine di teatri e cinema, osterie, luna park, case occupate, chiese sconsacrate, interi isolati, bagni pubblici etc. etc.
io poi sono più parigino come gusti, se proprio devo consolarmi con negozietti di dischi, concerti alternativi, mostre di fotografia e altri luoghi e attività amene.

ma il problema di cui nessuno dice niente, che poi vi siete messi a parlare dei bei tempi e di rockerilla, è di cosa fare per resistere in questa città, giacché non tutti possono o vogliono andarsene altrove.
io credo che bisognerebbe creare uno spazio a milano dove poter ospitare i concerti che Fabio vorrebbe sentire e anche quelli che vorrei sentire io (a volte forse sono anche gli stessi), vendere libri e dischi usati e magari ospitare anche le mostre di fotografia e gli spettacoli di teatro-danza che ci piacciono o di cui abbiamo sentito parlare dai nostri amici (blogger e non) che abitano a Parigi, Barcellona, Londra ma anche - perché no? - a Nantes o San Sebastian o Birmingham e tutte le altre città, anche molto più piccole di questa dove esistono e continuano ad esistere tutte le cose, i concerti, i luoghi e sopratutto anche le persone che a milano non esistono o sembrano non esistere più.
chi è interessato a questo progetto può contattarmi all'indirizzo mail presente sul mio blog.
la cosa è in parte già partita ma cerco/cerchiamo altri soci giacché il lavoro è tanto e le forze scarse.

grazie Fabio e scusa per lo sfogo
Fabio ha detto…
Certo che mi interessa quello che dici. In via Casale, di fianco a dove vivevo e dove ancora abito quando passo da Milano, c'era un meraviglioso cortile nel quale avevano aperto una scuola di yoga (che frequentavo), c'era lo studio di un pittore contemporaneo rinomato internazionalmente (mio amico: altro che i pittori che continuano da 40 anni a dipingere San Cristoforo al tramonto) e un piccolo ristorante vegetariano e macrobiotico (dove a volte cenavo e dove vedevo spesso Jovanotti - che e' uno simpatico a parlargli insieme, anche se non c'entra nient con questo commento). A me ricordava tanto Neal's Yard di Londra (che e' dove ci sono tante "therapy rooms" alternative, negozi di rimedi naturali, e pure Rough Trade e il posto dove vado a farmi tagliare i capelli). Fine, tutto raso al suolo da parte di un'immobiliare che ha trasformato quello stabile in un condominio di lusso (minacciando con metodi mafiosi i vecchietti che nella vecchia casa di ringhiera avevano vissuto tutta la vita - cosi' mi raccontava il mio amico Ferruccio Ascari che li' aveva lo studio). Questo mentre, qui a Londra, Neal's Yard continua a attrarre molto pubblico (anche se non piu' quello super alternativo di una volta). E' solo un esempio, ma mi ha messo tanta tristezza. Tutto nuovo, senz'anima, ad uso di rampolli trendy-milanesi. Vedi, Bruno, io credo che quella sia Milano, purtroppo. O meglio: quella e' la superficie. Poi ci sono persone come te, come molti lettori del blog, come i miei colleghi della radio, come me. E, naturalmente, sono felice che tu ti stia sbattendo per creare una realta' che per quelli come noi sarebbe una casa. Seguiro' i progressi su Pollici, e invito chi passa di qui a fare altrettanto. Magari, dato che la cosa e' gia' partita, se ci inviti potremmo venirti a trovare la prossima volta che torno a Milano (vedi i commenti al post precedente).
Andrea ha detto…
come 21' commento mi merito un po' di sparate generaliste: apprezzo quello che dice bruno (spero sia il nome) e su quanto "certe" realta' stiano ormai sparendo di fronte al mega-multi miliardoni delle grandi case di distribuzione

pero', da quel (poco, pochissimo, e mi vergogno) che vedo a londra, e come nota fabio, una certa tendenza e' tornare al piccolo, al rapporto personale tra venditore e cliente, agli spazi minuscoli per ospitare concerti. Tutto questo a fianco di stabilimenti (cinema, sale da concerti, retailer di dischi) mostruosi che ti soffocano con tutta la scelta che ti danno. Tutto cio' per dire che se (quando) aprissero (apriranno) un posto del genere a Milano le persone (non la gente) faranno la coda per vedere il mini-gruppo o per comprare il latte appena munto. Un problema in Italia e' secondo me quello di mantenere uno status di nicchia senza farsi prendere dalla smania del gigantismo (ma questa e' un'opinione)
Andrea ha detto…
ah dimenticavo:

fabio, ti ricordo il tuo weekend "cinematografico"

irene, vuoi partecipare alla prima da attore di fabio?
Alex ha detto…
Bellissimo post !
Mi hai ricordato di quando, anch'io adolescente, ero capace di viaggiare 4 ore pur di prendere un CD.
Ricordo quando uscivo da scuola, 10 fermate di Metro e autobus affollato. Poi mangiavo, autobus, una ventina di fermate di metro e arrivavo ad un negozio di CD a Ottaviano..il quale affittava l'impossibile (all'epoca scippavo le cassette dei Pooh ai miei per registrarci i Black Sabbath quindi pensa se avevo i soldi per comprarli i CD). Il viaggio di ritorno era lunghissimo ma lo passavo studiando ansiosamente ogni sillaba del libretto del CD. Ogni fottuta sillaba. L'arrivo a casa era un saluto a mia madre, la porta della camera che si chidueva, luci basse, sedere per terra e.....partiva la musica.
Fabio ha detto…
Andrea -

Quel "latte appena munto" mi fa pensare a quanto sono belli i negozi "non di genere". Tipo entri in un negozietto e ne esci con un disco degli Au Pairs, un tortino di carote organico e una maglietta di cotone non sbiancato. Un collettivo/ cooperativa dove tutti fanno quello che sanno fare bene e poi ci si divide il ricavato in parti uguali. Capitalisti di merda stiamo arrivando! (Cioe' fammi capire: tu inviti al mio esordio una persona che mi attacca senza pieta' qualsiasi cosa faccio e dico, oltretutto laureata in storia del teatro e con un passato di regista. Ma sei matto? Mi vuoi morto?).

Alex -

Mi hai fatto spaccare dal ridere con le cassette dei Pooh che quando le metti nel mangianastri suonano i Black Sabbath. E che ricordi: quando i soldi erano pochi, di dischi non se ne potevano comprare molti e si finiva per "studiarli". A proposito di "studio" pensa che ricordo quando Rockerilla lo leggevo con la matita per sottolineare i titoli dei dischi che avrei voluto comprare. Un altro commento come il tuo e ci trovano tutti davanti ai nostri PC in lacrime!
Anonimo ha detto…
Caro Fabio, il riferimento a Buscemi mi sembra un po' ingiusto. Tempo fa ti scrissi per sapere il titolo della vecchia sigla di "Tropici e meridiani"; ebbene, il disco degli Aerial M l'ho trovato lì, così come la maggior parte di quelli che cerco in ambito rock (e dintorni)anglo-americano; comunque i loro commessi sono tra i pochi a Milano(i soli?) che non ti osservano con sguardo perso se chiedi Howe Gelb o John Fahey o che so io. Quanto alla "musica anglo-americana che non abita a Milano", perdonami ma l'osservazione mi sembra un po' banale... Ci sono città italiane che se la passano meglio?
Un saluto
Massimo
Fabio ha detto…
Massimo -

Sono naturalmente contento di essermi sbagliato, se e' come dici. La mia esperienza puo' essere stata dovuta alla mancanza di un commesso o al fatto che non essendo un cliente abituale non mi conoscevano. Mi fa piacere pensare, anche se non so se e' davvero cosi', che Aerial M sia diventato un piccolo best seller locale, dato che come te mi hanno scritto tanti altri ascoltatori per chiedermi di chi fosse la sigla di Tropici & Meridiani. Grazie anche per avermi ricordato quelle lunghe notti passate negli studi angusti di via Stradella). Il fatto che ci siano degli ascoltatori di Tropici che leggono anche il blog mi riempie di gioia: a quell'esperienza, il mio esordio a Radio Popolare, sono immensamente legato (anche se riconosco tutti gli errori, la prolissita' di quelle assonnate notturne). La seconda frase sulla quale non sei d'accordo e' una presa in soggettiva della citta' di Milano da parte di chi vive in una citta' nella quale la musica la respiri ovunque. Pero' mi viene da pensare che, in Italia, una citta' piu' rock di Milano sia Bologna, almeno per le poche volte che ci sono stato e dai racconti che mi hanno fatto anche qui sul blog.
Fabio ha detto…
Credo di capire Stef, sono cresciuto in un paese di 40mila anime a un'ora da Milano. Quello che sto dicendo e' che *oggi* Milano e' tutt'altro che la terra promessa, musicalmente. Non sei d'accordo?
Unknown ha detto…
Giorgia lavorando a Neal's Yard ha incontrato Matt Demon/Tim Burton/Goldfrapp..infatti molto lontano da essere il negozio nazionalpopolare..un buon luogo per vedere ed incontrare le "stars"