Prima di scappare di qui e tornare a Milano, come saluto vi lascio una galleria di scatti di Paul Strand, del quale e' in corso una mostra ad Atlas, dalle parti di Baker Street. Mostra che se vi capita di passare di qui vi consiglio di visitare.
Ieri sera sono stato a sentire Vanessa Redgrave intervistata da Gareth Evans di Time Out, al solito Riverside. Prima dell'intervista e' stato proiettato "The fever" di Carlo Gabriel Nero (il figlio della Redgrave), che e' girato pochissimo e solo in qualche festival. E' la storia intensa (forse un po' troppo intensa) di una ricca londinese upper class che si rende improvvisamente conto di aver vissuto una vita priva di senso, passando da un party a un'inaugurazione. Dopo l'incontro con un giornalista (interpretato da Michael Moore), sceglie di visitare un Paese dove il popolo e' tenuto in condizione di poverta' con la minaccia della tortura e di squadroni della morte. E' tratto da un monologo teatrale di Wallace Shawn ed e' la storia di una redenzione attraverso un'enorme sofferenza. Adesso pero' datemi, davvero, gli Aristogatti.
Scappo.
Commenti
"tutti quanti voglion fare jazz..."
Grazie per Strand e buona trasmissione, stavolta da casa dovrei riuscire ad ascoltarti.
Vanessa Redgrave è bellissima, ma Franco Nero è più bello (ancora).
Henry e Pib -
Davvero trovate Vanessa Redgrave di una bellezza pacifica, rassicurante e calda? Io la trovo un po' "inglese di genere femminile" invece (quindi l'opposto del concetto di rassicurante e calda). Henry ma l'hai guardata negli occhi? Ha uno sguardo algido che taglia in due. Detto questo, mi è piaciuto troppo il fatto che appena si è seduta per l'intervista si è tolta le scarpe (rosse), tipo come se fossimo tutti a casa sua.
Lophelia -
Credo che un'esperienza simile farebbe bene un po' a tutti (a me per primo). Il film per altro mostra senza pietà quanto la prova sarebbe lacerante, e il percorso interiore necessario a rimarginare la ferita complesso e doloroso. In uno dei frammenti più riusciti del monologo, la protagonista si sdoppia, mettendo a nudo l'effetto di un viaggio come quello: impossibilità di non cambiare radicalmente, e contemporaneamente resistenza a un cambiamento di vita che non può che essere totale.
Artemisia -
Mi ha fatto uno strano effetto il fatto che la Redgrave usi continuamente nome e cognome per parlare del figlio suo e di Franco Nero. Molto diversa dalle mamme italiane, fortunatamente (escluderei che mia madre parlando con le sue amiche dica "E' venuto a trovarmi Fabio Barbieri").
Manu -
Bella domanda. La storia è interessante, come dici, ma un monologo è forse più adatto al teatro che a un film. Avrei preferito intuire i pensieri della protagonista piuttosto che sentirglieli enunciare. Il tutto finisce per essere un po' "didattico". Toglie il piacere di "arrivarci da soli".