Un concerto di Marissa Nadler e' un'esperienza meditativa di straordinaria austerita'. Il suo folk, pensavo ascoltandola, e' proprio fatto della stessa semplicita' di quello scoperto negli anni '50 da Harry Smith e reso eterno dalla sua raccolta su Folkways che vi ho gia' consigliato e trasmesso cosi' tante volte.
Pochi accordi finger picking ripetuti, scarne informazioni musicali a dare massimo risalto alle parole. Racconti di abbandoni, tradimenti, morti, suicidi. Tutto cosi' cupo e intenso, gotico, ma anche semplice, essenziale, minimo come un racconto di Raymond Carver.
Rare volte ho sentito attorno a me un raccoglimento simile, quasi religioso. Pubblico seduto ai piedi di Marissa, in assoluto silenzio, chi con gli occhi chiusi, chi adorante. Mi era successo di vivere un'esperienza simile forse una sola volta, in un vecchio teatro di Camden, a un concerto di Will Oldham. E poi, anni dopo, solo l'altra sera, nella soffitta del mercato di Spitalfield.
Un concerto di Marissa e' soprattutto un'atmosfera introversa, notturna, piovosa che ti cresce dentro, costruita ad arte attraverso micro-variazioni di nero.
Vengono in mente Kendra Smith sulla Northern Line, il mistero fascinoso della giovane Nico, e naturalmente colui che quelle atmosfere ce le ha fatte conoscere, del quale sull'ultimo album, e anche l'altra sera, Marissa ha ripreso proprio quel brano che inizia dicendo sono le quattro del mattino, e' la fine di Dicembre/ ti sto scrivendo ora per sapere se stai meglio/ New York e' fredda, ma mi piace dove vivo/ C'e' musica in Clinton Street per tutta la sera/ Ho sentito che stai costruendo la tua casetta nel deserto/ Ora vivi per nulla, spero che tu conservi qualche tipo di ricordo...
[Domani mattina, Giovedi' alle 12.15, chi vuole ascoltare la versione radiofonica del blog, lo puo' fare come sempre a Zoe - vi anticipo che si parlera' della mostra di Alvar Aalto al Barbican].
Pochi accordi finger picking ripetuti, scarne informazioni musicali a dare massimo risalto alle parole. Racconti di abbandoni, tradimenti, morti, suicidi. Tutto cosi' cupo e intenso, gotico, ma anche semplice, essenziale, minimo come un racconto di Raymond Carver.
Rare volte ho sentito attorno a me un raccoglimento simile, quasi religioso. Pubblico seduto ai piedi di Marissa, in assoluto silenzio, chi con gli occhi chiusi, chi adorante. Mi era successo di vivere un'esperienza simile forse una sola volta, in un vecchio teatro di Camden, a un concerto di Will Oldham. E poi, anni dopo, solo l'altra sera, nella soffitta del mercato di Spitalfield.
Un concerto di Marissa e' soprattutto un'atmosfera introversa, notturna, piovosa che ti cresce dentro, costruita ad arte attraverso micro-variazioni di nero.
Vengono in mente Kendra Smith sulla Northern Line, il mistero fascinoso della giovane Nico, e naturalmente colui che quelle atmosfere ce le ha fatte conoscere, del quale sull'ultimo album, e anche l'altra sera, Marissa ha ripreso proprio quel brano che inizia dicendo sono le quattro del mattino, e' la fine di Dicembre/ ti sto scrivendo ora per sapere se stai meglio/ New York e' fredda, ma mi piace dove vivo/ C'e' musica in Clinton Street per tutta la sera/ Ho sentito che stai costruendo la tua casetta nel deserto/ Ora vivi per nulla, spero che tu conservi qualche tipo di ricordo...
[Domani mattina, Giovedi' alle 12.15, chi vuole ascoltare la versione radiofonica del blog, lo puo' fare come sempre a Zoe - vi anticipo che si parlera' della mostra di Alvar Aalto al Barbican].
Commenti
Spero domattina in ufficio ci sia sufficiente tranquillità per poter discretamente appiccicarmi l'auricolare all'orecchio mentre scarico la posta.
È da tempo che pensavo di chiedertelo e non osavo per paura di una delusione, ma...ti piace il Maestro?
Se Marissa Nadler canta anche le Sue canzoni mi sa che la dovrò ascoltare...
Riaggiorniamoci dopo aver consultato qualche amico ultratecnologico, di solito non mancano mai.
:)
Il fatto è che per me il fatto che a qualcuno piaccia/non piaccia Cohen incide molto su quanto poi questa persona piace a me...inevitabilmente, non per un rapporto di causalità, ma di correlazione statistica...è proprio una legge di natura. Per questo è una domanda "pericolosa". Sospiro di sollievo!
(Che SCEMA.)
Grazie del consiglio!
(Attraverso Francesco poi ho anche ascoltato Regina Spektor, e ora mi ci sono fissata. Qualche album in particolare che consigli?)
E' che a me un'amica ultra-tecnologica ha consigliato una Sony, e a me quella marca non piace nemmeno un po'. Ci sarebbe quella Ixus che dicevi tu tempo fa, con una vagonata di megapixels che fa le foto poco mosse - ti ricordi che modello era? E con questo commento mi sono alienato le simpatie di qualsiasi appassionato di fotografia che passasse di qui.
Artemisia -
Io ho consumato "Mary Ann meets the gravediggers and other short stories", che e' una raccolta dei brani migliori del primo periodo. Invece non amo molto il suo ultimo disco, un po' troppo pop per i miei gusti - pero' e' quello che le ha dato un po' di meritato successo.
Su Leonard Cohen non stracciarti le vesti in questo modo, era una domanda legittima la tua!