Time is on my side

[Spitalfields, Agosto 2007]


L'ultima volta che sono stato in Italia, non sono passato da Milano, o quasi. Troppo caldo. Me ne sono stato tranquillo a leggere e a fare passeggiate in bici, o a piedi col cane, attorno al mio eremo nell'Oltrepo' Pavese, con frequenti puntate in Liguria per camminate su sentieri con conseguente tuffo in mare.

Mi e' dispiaciuto per tutti gli amici che avevo allertato del mio arrivo, ma l'idea di trovarmi tra asfalto al punto di scioglimento e zanzare fameliche (la mia casa milanese da' sul Naviglio, quindi figuratevi che vittima dei malefici insetti divento in estate) mi ha fatto rimandare fino a quando e' stata ora di prendere un volo e tornare qui.

Le mie puntate milanesi sono state solo quelle "contrattuali" per andare a trasmettere a Radio Popolare, con una sola eccezione molto piacevole, un pranzo con una ex fidanzata dei miei 20 anni, che ormai mi capita di vedere ogni certo numero di stagioni. Cosi' diverse e distanti le nostre vite adesso: lei felicemente sposata con due bambini, abitante nell'hinterland di Milano; io completo randagio, migrante in questa megalopoli a volte non so nemmeno perche'.

E' stato un incontro davvero bello: pizza in una specie di trattoria per muratori, poi passeggiata sotto il sole del mezzogiorno in quella periferia residenziale silenziosa (eravamo appena fuori Milano ma sembrava di essere, che so, a Mede Lomellina).

Quando ho preso la metro per tornare in centro, mi sono trovato a domandarmi come sia stato possibile decidere, tutti questi anni fa, che dividere le nostre strade sarebbe stata una bella idea. Nel momento in cui accetti una cosa simile, che cosa hai in mente? Che persone con le quali stai davvero bene le incontri ad ogni passo? Che non ti importa piu' di tanto di stare bene? Che cosa?

Questo fine settimana, e' capitata qui a Londra una persona con la quale ebbi una relazione parecchio travagliata finita un anno e mezzo fa. Ricordo che quando tutto fini' provai rabbia e il desiderio di non rivederla piu'.

Ieri, invece, siamo stati a fare una lunga camminata, da Angel fino a Limehouse lungo il canale di Regent e poi, dove il canale si butta nel Tamigi, abbiamo proseguito lungo il fiume per tornare a Londra, passando per i docks di Wapping e arrivando dritti dritti a St. Katherine's Dock, dove ci siamo schiantati esausti su una panchina del porticciolo. Poi, una volta riusciti a rialzarci, siamo andati a prendere un te' a Spitalfields.

Quella che alla fine della relazione mi sembrava un mostro che mi faceva addirittura paura, mi e' apparsa come invece, probabilmente, e' davvero: una persona sensibile, con la quale e' stato bello passare la giornata a esplorare quei tentacoli remoti della citta' protesi verso il nulla ex-industriale, prima di salutarci e vederci magari tra un altro anno.

In entrambi i casi, cosi' comunque diversi tra loro, viene da pensare che bisogna prendere le distanze temporali giuste per vedere davvero.

Considerazioni un po' banali, lo so. Questo post e' uscito un po' da solo mentre volevo parlare di tutt'altro.

Commenti

Anonimo ha detto…
considerazioni tutt'altro che banali. Non ĆØ facile mantenere (o recuperare) un buon rapporto dopo che ci si ĆØ lasciati, ci vuole una notevole maturitĆ , visto che di solito ci sono rancori entrambe le parti.
ciao
Auro
lophelia ha detto…
E' incredibile come, cambiando le coordinate, ti appaiano diverse le persone. Ci sto pensando anch'io molto ultimamente. A me a volte stupisce aver proiettato tanta emozione su qualcuno che, svanita l'aura dell'innamoramento, ci appare improvvisamente "normale". Non succede con chi hai amato davvero, anche se ĆØ finita, e allora ti chiedi cos'era nel resto dei casi tutta quell'emozione.
artemisia ha detto…
Ogni tanto ti "escono" di questi post, quando uno meno se l'aspetta...
Bellissimo, questo.

A me sono capitate entrambe le cose (quella che dici tu e quella che dice Lophelia). Il che sottolinea in discorso della distanza temporale come cartina al tornasole. Io continuo a dire che vivo nell'epoca sbagliata. In questi casi, cosa ci sarebbe di meglio di un "Grand Tour" ottocentesco, attraverso il quale l'eroina si allontana dall'eroe per un periodo, e attraverso il viaggio capisce veramente cosa provava, e attraverso milioni di lettere i due si ritrovano?
PerchĆØ dobbiamo fare sempre tutto cosƬ alla svelta, innamorarsi e disamorarsi, e capire sempre troppo tardi?
Fabio ha detto…
Auro -

Sono cose che possono capitare o no, ma non abbiamo molto controllo credo. Se capita significa che probabilmente c'era qualcosa, e' quando non capita che uno si pone delle domande non credi?

Lophelia -

Esatto, stessa cosa qui. A me e' capitato di soffrire tantissimo anche per persone con le quali una relazione sentimentale non e' nemmeno iniziata, di incontrarle dopo anni e domandarmi: ma davvero ho sofferto per questa persona? Ma cos'avevo visto in lei?

Non conosco la risposta. Proiezioni forse?

Artemisia -

Ma guarda che non me l'aspettavo nemmeno anch'io. Avevo giurato a me stesso: mai piu' nulla di personale nel blog. Solo musica che compro in rete e che non si trova nei negozi, fino a quando il contavisite va a zero :-)

Bella la tua ipotesi (anche se adesso credo che il Grand Tour sarebbe spesso interrotto dai beep beep degli SMS tipo "Dove 6?").

Sulla distanza pero', parlando seriamente, non so. Credo che la distanza temporale abbia un potere rivelatore ben superiore a quella geografica, la quale invece per esperienza personale a volte porta a fraintendimenti, al sentirsi davvero distanti, al non potere condividere veramente le cose semplici e belle della vita.
Fabio ha detto…
"Nemmeno anch'io" non e' affatto male.
artemisia ha detto…
BĆØ, succede quando uno esagera con le negazioni...non, nemmeno, mai piĆ¹...come dire, mai dire mai!

Il Grand Tour purtroppo sarebbe improponibile, hai ragione. E la distanza geografica ĆØ una grandissima trappola che spesso peggiora la situazione. Comporta sƬ troppa lontananza per un rapporto reale, ma abbastanza lontananza per un rapporto virtuale, che per molti versi ĆØ peggio.

E qui mi fermo, e parliamo di musica!
Fabio ha detto…
Come sempre capisci tutto. E adesso via con un bel post su Kawabata Makoto!
Bloggo ha detto…
che tu abbia scritto qualcosa di personale a me fa molto piacere, che la musica va bene, perĆ² anche queste cose "avvicinano molto". io non so cosa dire in merito, le relazione sentimentale per me restano un mistero, cerco solo di non guardare troppo al passato e di togliermi di dosso perdoni (da dare o ricevere) e sensi di colpa. si prende la propria roba e si cambia strada. certo che rivedere ĆØ sempre una grande emozione, ma siamo persone diverse per cui ĆØ normale che non comprendere a pieno le sfumature passate.
Fabio ha detto…
Ah guarda Matteo, io parlerei di me anche tutti i giorni, il problema e' che i post personali che ho scritto fino a oggi mi hanno sempre attratto critiche da parte delle persone coinvolte, e dato che i post personali implicano sempre l'analisi di aspetti di relazioni, quindi il coinvolgimento di altre persone, ho preferito lasciare perdere. Spero non succeda ancora, altrimenti qui si parlera' davvero solo e soltanto di musica.

Come dici tu, cambia l'ottica di riferimento perche' noi cambiamo. Non so fino a che punto abbia senso porsi certe domane infatti. Il fatto e' che sorgono spontanee, si tratta di decidere se ricacciarle la' da dove sono venute o tentare di dare una risposta, riconoscendo tutti i limiti delle risposte elaborate ad anni di distanza. E' chiaro che su un passato che non e' avvenuto puoi proiettare tutte le fantasie possibili, poi bisogna fare i conti con la realta' presente (alla quale domani daremo interpretazioni diverse, e cosi' via).

Buon Ferragosto, che in Svizzera credo esista (qui no).
artemisia ha detto…
Neanche qui esiste! Si lavora!

Ho appena finito di leggere un libro bellissimo come tutti quelli di Agota Kristof: "Ieri".
ƈ un libro sul passato, sul presente, sul non vissuto e sul non vivibile.
Consiglio caldamente.
(Altro che Linn Ullmann, Lophe!)
Fabio ha detto…
Devo averlo a Milano. Se e' un libro breve, lo lessi quando usci', circa ormai 8-10 anni fa. Non lo ricordo pero'. Lo recupero a fine mese, quando torno in Italia, poi ne parliamo.
lophelia ha detto…
Grazie Arte, lo leggerĆ² anche se il "non vivibile" mi fa un po' paura (se non ĆØ vivibile meglio non sapere cosa ci si perde! scherzo).
Non ĆØ che volessi esaltare Linn Ullmann, ĆØ solo che tempo fa lessi "Prima che tu dorma" e non mi dispiacque, tutto qui.

Fabio grazie del post.
Fabio ha detto…
Basta, solo post personali adesso, cosi' c'e' un po' di vita qui :-) Ho sentito via mail Pib oggi e come sempre poche sue parole sono fonte di grande ispirazione su cosa fare di questa cosa strana chiamata blog.
artemisia ha detto…
Eh, l'oracolo pibbiano lascia sempre il segno...
I know it too well.

@Lophelia: Ma sai che a me "Prima che tu dorma" non ĆØ piaciuto per niente?
gio ha detto…
Leggendo, in occasione del decimo anniversario di questo blog, che il primo post ha ricevuto il suo primo commento a quattro anni di distanza dalla sua pubblicazione, mi ĆØ venuta voglia, a distanza di anni, di lasciare un commento a questo, di post.

Sono passati oltre sette anni dal giorno della sua pubblicazione e dal giorno in cui lo lessi per la prima volta.

Oggi, a distanza di oltre sette anni, posso affermare che il post di Fabio del 13 agosto 2007 ha cambiato il corso della mia e della nostra vita.

Se Fabio non avesse scritto di quel nostro incontro di luglio di quell'anno, non so dire se oggi saremmo dove siamo.

Infinite volte ho riletto mentalmente quelle domande:
"Quando ho preso la metro per tornare in centro, mi sono trovato a domandarmi come sia stato possibile decidere, tutti questi anni fa, che dividere le nostre strade sarebbe stata una bella idea. Nel momento in cui accetti una cosa simile, che cosa hai in mente? Che persone con le quali stai davvero bene le incontri ad ogni passo? Che non ti importa piu' di tanto di stare bene? Che cosa?"-

Ho provato, abbiamo provato insieme, Fabio ed io, a dare una risposta.
Una risposta, vera e definitiva, credo non l'avremo mai, per il solo fatto che vent'anni li abbiamo avuti una volta e mai li riavremo.
Ma il solo fatto di essercele poste, ha dato il via ad una serie di piccoli ed insieme immensi sconvolgimenti e il "Grand tour" ottocentesco di cui parlava Artemisia ĆØ cominciato davvero e ci ha portati dove forse mai avremmo pensato di arrivare.

Non ĆØ stato un ritorno sui nostri passi. E' stata la ripresa di un cammino interrotto, forse per caso e forse per sbaglio, che ci sta portando alla scoperta di una vita ogni giorno piĆ¹ degna di essere vissuta perchĆ© finalmente condivisa.

In sette anni abbiamo percorso tanta strada insieme, con il desiderio costante di percorrerne sempre di piĆ¹. Questo blog, che ha continuato ad esistere ne ĆØ in parte testimone, a volte silenzioso e a volte esplicito.

Ringrazio Fabio per la cura che ha continuato a dedicargli e lo esorto a continuare cosƬ.
Se oggi siamo "noi" ĆØ merito anche di queste pagine.

Con un po' di ritardo,
Buon compleanno London Calling!

Gio
Fabio ha detto…
Mi hai dato l'occasione di rileggermi a distanza di anni. Che fa un effetto sempre abbastanza strano. In questo caso abbastanza cinematografico, un po' come quei film che ci piace andare a vedere all'Istituto Francese quando sei qui.

Il senso del post e' tutto in quel "In entrambi i casi, cosi' comunque diversi tra loro, viene da pensare che bisogna prendere le distanze temporali giuste per vedere davvero".

E' uno delle miriadi di post di questo blog dedicati al tempo.

Io credo che se quel percorso non fosse stato interrotto non sarebbe stato cosi'. Sarebbe stato diverso, e mi piace pensare che le diversioni di percorso sono cio' che rende i percorsi interessanti.

Che le strade con tante curve siano piu' belle di quelle tutte dritte. Che abbiamo visto piu' cose e abbiamo piu' cose da condividere.

E che gli errori maggiori e inevitabili li abbiamo fatti con altre persone e abbiamo capito a quali conseguenze portano e come non ripeterli.