How does it feel?
E' da un po' che volevo farvi una domanda. Ma voi, come vi rapportate con i regali delle ex fidanzate? Quelli belli intendo, che quelli brutti e' facile ignorarli, buttarli, riciclarli, ecc.
E' da un po' che ci sto pensando, da quando tengo lo Scrapbook 1956 -1966 di Dylan sul davanzale della finestra, di fianco al letto, pronto ad afferrarlo quando mi sveglio di notte e tutti i problemi reali e immaginari del mondo si danno appuntamento per non lasciarmi riaddormentare.
Lo Scrapbook di Dylan immagino che molti lettori l'abbiano nella loro biblioteca. Per tutti gli altri: e' un volume illustrato, piu' o meno quadrato del formato di un LP, che contiene solo una sessantina di pagine scritte, ma quasi ogni pagina ha una tasca, un risvolto, qualcosa con cui giocare. Nelle tasche ci sono volantini, riproduzioni di biglietti di concerti, foglietti manoscritti, appunti e poesie scritte da Dylan.
L'equivalente per appassionati di musica di quei libri che si regalano ai bambini, quelli con la mucca che fa mu, i carillon che suonano quando giri la pagina, gli spazi da colorare.
Lo leggi proprio come si leggono le fiabe. E' scritto in grande, i capitoli sono corti e avvincenti. Ognuna delle fiabe si riferisce a un momento della vita del nostro eroe: la prima chitarra, l'incontro con Woody Guthrie, Newport, l'incidente in moto.
E come le fiabe, anche se le conosci e' bello sentirtele raccontare una volta di piu'. Un libro come quello e' un gioiello: puoi leggerlo mille volte, e non finirai mai di aprire le tasche e fermarti per interi minuti sulle foto, tutte bellissime, tutte scelte con grande gusto.
Lo leggi un po', poi lo rimetti nella sua custodia, spegni la luce e ti riaddormenti come un bambino.
Il problema di quel libro per il sottoscritto, pero', e' che appartiene alla categoria maglioni/ cose da usare in cucina/ dischi/ libri/ poster che ti sono stati regalati da una persona che non fa piu' parte della tua vita. Lontana anni luce, legata ad altri luoghi, persone, stati d'animo, climi, colori, tutto. E uno puo' non pensarci (o fare finta di) ma la sostanza non cambia. Quell'oggetto e' in qualche modo "nato" in quel momento, quando hai scartato la carta nella quale era stato amorevolmente avvolto e hai pensato ma come cavolo ha fatto a sapere che proprio questo maglione/ cosa da usare in cucina/ disco/ libro/ poster mi avrebbe reso felice.
E in qualche modo quegli oggetti la loro data di nascita la portano per sempre dentro di se', non va mai via. La puoi ignorare, certo, ma quel momento resta incorporato per sempre all'interno di quel maglione che ti tiene caldo in un giorno d'inverno, di quel poster che arreda una parete del tuo soggiorno, di quel libro che ti rimette in pace con te e ti permette di spegnere la luce e riprendere a dormire come nulla fosse successo.
E si' il maglione tiene caldo, il poster arreda, il libro ti rimette in pace con te stesso. Ma questi oggetti contengono anche un senso malinconico di passaggio del tempo, il solito cosa sarebbe successo se io invece di, adesso che saprei cosa dire adesso che saprei cosa fare.
Lo neghiamo, ma finiamo per affezionarci a quegli oggetti piu' che a tutti gli altri, come a fotografie sbiadite nelle quali i personaggi sorridono per sempre.
[I'M NOT THERE - Trailer]
E' da un po' che ci sto pensando, da quando tengo lo Scrapbook 1956 -1966 di Dylan sul davanzale della finestra, di fianco al letto, pronto ad afferrarlo quando mi sveglio di notte e tutti i problemi reali e immaginari del mondo si danno appuntamento per non lasciarmi riaddormentare.
Lo Scrapbook di Dylan immagino che molti lettori l'abbiano nella loro biblioteca. Per tutti gli altri: e' un volume illustrato, piu' o meno quadrato del formato di un LP, che contiene solo una sessantina di pagine scritte, ma quasi ogni pagina ha una tasca, un risvolto, qualcosa con cui giocare. Nelle tasche ci sono volantini, riproduzioni di biglietti di concerti, foglietti manoscritti, appunti e poesie scritte da Dylan.
L'equivalente per appassionati di musica di quei libri che si regalano ai bambini, quelli con la mucca che fa mu, i carillon che suonano quando giri la pagina, gli spazi da colorare.
Lo leggi proprio come si leggono le fiabe. E' scritto in grande, i capitoli sono corti e avvincenti. Ognuna delle fiabe si riferisce a un momento della vita del nostro eroe: la prima chitarra, l'incontro con Woody Guthrie, Newport, l'incidente in moto.
E come le fiabe, anche se le conosci e' bello sentirtele raccontare una volta di piu'. Un libro come quello e' un gioiello: puoi leggerlo mille volte, e non finirai mai di aprire le tasche e fermarti per interi minuti sulle foto, tutte bellissime, tutte scelte con grande gusto.
Lo leggi un po', poi lo rimetti nella sua custodia, spegni la luce e ti riaddormenti come un bambino.
Il problema di quel libro per il sottoscritto, pero', e' che appartiene alla categoria maglioni/ cose da usare in cucina/ dischi/ libri/ poster che ti sono stati regalati da una persona che non fa piu' parte della tua vita. Lontana anni luce, legata ad altri luoghi, persone, stati d'animo, climi, colori, tutto. E uno puo' non pensarci (o fare finta di) ma la sostanza non cambia. Quell'oggetto e' in qualche modo "nato" in quel momento, quando hai scartato la carta nella quale era stato amorevolmente avvolto e hai pensato ma come cavolo ha fatto a sapere che proprio questo maglione/ cosa da usare in cucina/ disco/ libro/ poster mi avrebbe reso felice.
E in qualche modo quegli oggetti la loro data di nascita la portano per sempre dentro di se', non va mai via. La puoi ignorare, certo, ma quel momento resta incorporato per sempre all'interno di quel maglione che ti tiene caldo in un giorno d'inverno, di quel poster che arreda una parete del tuo soggiorno, di quel libro che ti rimette in pace con te e ti permette di spegnere la luce e riprendere a dormire come nulla fosse successo.
E si' il maglione tiene caldo, il poster arreda, il libro ti rimette in pace con te stesso. Ma questi oggetti contengono anche un senso malinconico di passaggio del tempo, il solito cosa sarebbe successo se io invece di, adesso che saprei cosa dire adesso che saprei cosa fare.
Lo neghiamo, ma finiamo per affezionarci a quegli oggetti piu' che a tutti gli altri, come a fotografie sbiadite nelle quali i personaggi sorridono per sempre.
[I'M NOT THERE - Trailer]
Commenti
PerchĆØ mi ricorda tante cose belle, ma anche no.
Da un canto mi sento stolida, dall'altro ferita, dall'altro ancora mando in culo tutto e lo rimetto nella scatola sepolta da altre scatole fin quando mi tornerĆ tra le mani e la ferita farĆ un po' meno male. Un po' mi dispiace, perchĆØ quel regalo mi piaceva veramente un sacco.
Tiziana
i regali rimangono le donne passano.
e il tempo: beh quello ce lo siamo inventati noi con passato presente e futuro.
prova ad immaginare come un'unica tela ancora da completare. c'ĆØ posto per tutto e per tutti.
poi mi rifaccio ad un paio di post fa: il libro di reynolds mi piace assai e mi piace consultarlo ripetutamente. semplicemente non condivido tutti i suoi giudizi, ma mi parrebbe impossibile il contrario.
Meristemi (fu Wiseacre)
baci
claudia
E invece sai che secondo me dovresti metterlo? Nel senso che dovresti associare il regalo al momento, anziche' alla persona. Poi dipende quanto ancora la ferita brucia ancora naturalmente. A me le perdite danno spesso un senso di nostalgia, e pero' piu' ci penso e piu' mi sembrano tutte piu' o meno inevitabili.
Mr. Crown -
Bella questa idea del tempo non lineare, come uno spazio da definire continuamente.
Reynolds in effetti e' un po' assertivo nel libro giallo, e pero' credo che sia un'assertivita' profondamente legata alla sua passione. Io lo trovo di gran lunga il suo libro migliore.
Meristemi -
Formidabile il tuo blog erboristico. All'inizio mi e' sembrata una trasformazione a 360 gradi, ma invece adesso tutto mi torna. A me comunque Wiseacre e' mancato. E tra l'altro ti devo mandare un disco da almeno un anno...
Claudia -
Non sei affatto "scema", anzi, buon per te che riesci a godere di tutti quei ricordi. Leggendo la storia del lecca-lecca ti confesso che mi si sono materializzate nella mente le note di chitarra di apertura di Heart-shaped box.
Q -
Beh tutti abbiamo scheletri negli armadi. E le musiche servono proprio a fissare ricordi. Perche' volere "guarire", sarebbe perdere qualcosa no?
ho messo tutto - o meglio tutto quello che non avevo distrutto precedentemente - in una bella busta imbottita e l'ho restituito via posta.
tengo a precisare che ĆØ la prima volta che lo faccio, di solito butto via tutto (se ne deduce il mio stato d'animo, credo...).
non era proprio una ex-fidanzata ma spero che tu lo accetti lo stesso per il sondaggio...
al posto di "butto via tutto"
leggi "conservo tutto"
aggiungo che parallelamente ho bruciato un paio di lettere.
scusate il lapsus, a forza di frequentare le "ragazze di S.Freudiano"...
"Stevie Wonder - Complete Vol.1": un vecchio spartito, tutto distrutto, le pagine che volano via, una reliquia, ce lo siamo passati di mano per anni, tutti a imparare gli accordi jazz quando ancora non sapevamo cos'era il jazz, quanta fatica per recuperarlo, ora non esce di casa neanche se mi pagano.
pensavo fosse per la raritĆ e per il precario stato di conservazione ma ho capito che non ĆØ per questo.
mentre cercavo un pezzo da fotocopiare per un'allieva sgallettata (che vuole cantare, appunto, "Superwoman") ho aperto la prima pagina.
un tuffo al cuore leggendo la dedica, scritta da chi me l'ha regalato piĆ¹ di vent'anni fa e che da allora vive nella cittĆ in cui tu vivi ora.
"to know you is to love you, is to see you being free as the wind. S.W.
I hope so, your f."
Un gran bel ricordo, perche' condiviso, non soltanto regalato. E' un passo addirittura oltre secondo me. L'importante e' che si rimanga affezionati al momento, e al gesto della condivisione, piu' che alla persona, sei d'accordo?
Myriamba -
Gran bel libro la biografia di Mingus! Per quanto mi riguarda, nel caso specifico non c'e' nulla di piu' profondo di quanto ho scritto. Oltre al valore del libro in se', indiscutibile, c'e' il fatto che mi e' stato regalato in un bel momento al quale sono affezionato ma che rimane tranquillamente parte di un passato che e', appunto, passato. Fine. Nulla di piu' personale di cosi'. L'effetto di leggere quel libro di notte e' infatti solo positivo: mi addormento pensando a come e' bella quella fiaba di un ragazzo la cui passione e' stata cosi' forte che lo ha trasformato in un formidabile mito dei nostri giorni che di miti come lui avrebbero ancora piu' bisogno.
:-P...
Francesca
hihi ciao Francesca
allora (piĆ¹ di vent'anni fa) quella raccolta probabilmente si trovava a Londra e a Milano.
e cosƬ quando si ĆØ saputo che ce l'avevo tutti ci si sono buttati sopra.
ma la dedica non credo l'abbiano guardata.
quella lo so solo io che c'ĆØ e me la tengo stretta.
salvo scriverla su un blog vent'anni dopo ma questo ĆØ un altro discorso.
quella della cameretta-museo, detta cosƬ, mi sembra un po' agghiacciante, ma forse ĆØ solo un problema di etĆ .
io ho una casa-museo, ahimĆ©, infatti il titolo del mio prossimo blog "usa e getta" sarĆ : il museo delle cere.
:-)
a Londra sƬ e a Milano no.
La mia ex-cameretta un giorno verra' scoperta da qualche collezionista feticista di dischi e memorabilia e la trasformera' nel museo internazionale della musica indie, lo sento.
Irene
A me sembra tutto cosi' altalenante, e in ogni caso non so, forse la soluzione sta nel combinare un vivere bene il presente portando con se' i bei ricordi del passato. Che aiutano a vivere bene il presente infatti.
L'inquietudine da cosa deriva, se posso chiedere, se hai voglia di raccontare, ecc. naturalmente.
Non vorrei sembrare patetica, non ho avuto un’infanzia da Senza Famiglia (anzi..), ma i ricordi che mi porto dietro sono pochi. Ieri ĆØ ieri, e sta dietro. Forse sono solo stanca delle apparizioni dei fantasmi. Sono troppi e non mi fanno crescere.
He,l’inquietudine. Da cosa deriva. He. In quel periodo non mi sentivo la terra sotto i piedi ed ero spaventata, intollerante, intransigente e arrabbiata. Poi ho capito che sarebbe stato sempre cosƬ, e allora la terra sotto i piedi ho cominciato a metterla io, a chiedermi chi ero e che cosa mi dava gioia e cosa non me ne dava, e a comportarmi di conseguenza. Si tagliano i rami vecchi e se piantano di nuovi (pochi).
i.
Viaggi, persone, frasi che rimangono annidate in qualche spool di memoria e che ti fanno sorridere ogni volta che quei cassetti li apri.
Io credo che i ricordi siano legati a momenti. E chi se ne importa se poi con quella che credevi fosse la tua migliore amica hai litigato. Pero' in quel momento, quella notte dopo quel concerto, quel Sabato pomeriggio in quel mercatino, quella sera che avete incontrato per caso quella persona, si saranno generati ricordi piacevoli no?
Io la teoria che i ricordi ti impediscono di andare avanti non sono mai riuscita a capirla davvero. I ricordi danno ispirazione, ti possono dare una direzione quando non sai bene da che parte andare.
Sull'ultima parte del tuo commento, ti copio un frammento di Hesse che porto sempre con me: "Percio' pianti il tuo giardino e decori la tua anima invece di aspettare che qualcuno ti porti fiori. E impari che puoi davvero sopportare che sei davvero forte e che vali davvero".
Adesso quando arrivano i giorni bui e sono a letto sotto le coperte, penso a tutte le cose che posso fare, i libri da leggere, una mostra da vedere, un cuscino su cui disegnare..il “prima” non mi ha mai aiutato a trovare una risposta, la via d’uscita ĆØ sempre domani, un traguardo.
Poi ci sono anche i giorni sereno-variabile in cui prima di dormire rido da sola per una frase, una situazione che affiora, ma ĆØ un divertissement e nulla piĆ¹.
Sai qual ĆØ il punto? Che devo capire chi sono, e per farlo devo essere sola. Ogni ricordo ti inchioda ad un punto della tua vita, e io non mi ci riconosco mai. Forse ĆØ questa la sensazione sgradevole che non voglio provare.
Ma tu davvero riesci a cogliere l’ispirazione dai ricordi?
E: quando i pensieri ti fanno svegliare nel cuore della notte, davvero prendi in mano il libro di Dylan e dormi?
Credo che mi copierĆ² la frase di Hesse e la porterĆ² con me. Grazie :)
i.
E si', quando i pensieri mi assalgono di notte leggo di musica. Wire, la mia rivista preferita, la leggo soprattutto in piena notte. La cosa peggiore e' restare coricati, perche' i pensieri sanno dove trovarti. Devi muoverti, andare in soggiorno, bere dell'acqua e leggere. Se leggi qualcosa che conosci gia' e che sai che ti piace, i pensieri lo sanno che come altre volte non avranno scampo e se ne vanno.
Il discorso solitudine mah. Davvero si riesce a conoscere se stessi piu' in solitudine che dal confronto? Non lo so, non ho una risposta. Credo che si debbano trovare equilibri. Io, che pure passo molto tempo da solo, della solitudine ho molta paura. Per andare avanti nella comprensione di noi stessi serve, anche, il confronto. Che e' poi quello che tu e io stiamo avendo adesso, per esempio.
Da te imparo il coraggio per esempio. Aggrapparsi ai ricordi e' anche una strategia di resistenza alla paura del futuro, ma il futuro va affrontato.
Il confronto ĆØ fondamentale, la (auto)critica ĆØ fondamentale, cambiare idea ĆØ fondamentale.
Non volevo dire che da soli si cresce meglio o piĆ¹ in fretta, ma che per crescere bisogna liberarsi dalle voci che provengono dall’esterno, come gli altri ci vedono, come pensano che siamo. Ci vuole silenzio. Quante sono le persone con cui parli e che davvero ti danno qualcosa? O, ancora piĆ¹ difficile, ti hanno inquadrato? A volte il confronto ĆØ fuorviante. E allora ĆØ meraviglioso voltare pagina e ricominciare. E’ come l’aggiornamento dell’anitivirus: Norton ĆØ sempre Norton, ma ĆØ aggiornato, nuovo (che poesia..). Anche tu, in fondo, lo hai fatto quando ti sei trasferito a Londra,no? Forse la lontananza fisica dĆ anche una distanza diversa dalle cose/persone e, almeno io, divento un po’ nostalgica.
Snobbare la solitudine ĆØ un lusso: puoi farlo solo quando non sei disperatamente solo.
E questo confronto mi piace molto :)
i.
Quello che scrivi mi ha fatto venire in mente l'insegnamento di un maestro, Aldo Carotenuto, ex professore di Psicologia della Personalita' alla Sapienza. In Amare tradire, uno dei suoi libri piu' interessanti, sottolinea proprio come e' necessario tradire le aspettative nei nostri confronti, per potere realizzare noi stessi.
E si', Londra e' stato per me un nuovo inizio, nel mezzo del cammino della mia vita (avevo 35 anni), e non vorrei per nessuna ragione non avere fatto quest'esperienza: con tutto il bagaglio di ricordi negativi e di immensa solitudine dei primi tempi.
Pero' se sono cresciuto lo devo al confronto con gli altri, non alla chiusura. Alla capacita' di buttarmi, anche nell'acqua gelata, piuttosto. Poi dopo un po' che ti muovi il freddo non lo senti piu'.
L’altro giorno ho ritrovato degli articoletti che scrivevo anni fa per un giornale..mamma mia! Che risate, ero proprio io ma ancora piĆ¹ gigetta.
Credo che l’ispirazione i ricordi non me la daranno mai (anche se never say never), ma almeno le risate di cuore sono garantite. Ecco, da questo scambio di opinioni potrebbe essere emerso un ritratto di Irene un po’ emopunk, con grugno e lametta e invece adoro quella sensazione meravigliosa che regala una risata.
Spero che Londra sia ospitale con me e che non mi riservi troppa acqua gelata.
i. :)
Londra riserva sempre un po' di pioggia, se no non sarebbe Londra, sarebbe Acapulco. Pero' offre anche tanti ripari dalla pioggia, e giorni di sole belli come oggi.