119/ L'eta' dell'innocenza.



We want to go back and hug that little child for all the difficulties heading its way. We want to cry at the joyful innocence in a world in which, essentially, no one gives a damn.

The book of life
On old photos of oneself.


Da quando sono tornato a vivere a Milano, la Gio' e io stiamo rendendo il nostro piccolo appartamento vivibile svuotandolo il piu' possibile di tutto quello che non ci serve.

Applichiamo quello che il nostro amico Jacopo sabato al telefono chiamava marykondismo, che consiste in pratica in due regole. Liberarsi di tutto cio' che non usiamo da almeno un anno. E di tutti quegli oggetti che non ci danno piu' emozioni.

In questo paziente esercizio di rovistamento in vecchi cassetti e scatole, sono saltate fuori un bel po' di foto che avevo dimenticato. Un me di venti - trent'anni piu' giovane. In alcuni scatti, con persone che non vedo da allora.

Un me inconsapevole di quello che sarebbe poi successo. Una lunga sequenza di giorni con variazioni in buona sostanza impercettibili. E una manciata di giorni nei quali sarebbe cambiato tutto per sempre.

Quando tra venti - trent'anni se saremo ancora su questa Terra guarderemo le foto di questi anni, come ci vedremo? Considereremo i noi di oggi ingenui, innocenti, inconsapevoli rispetto a come saremo diventati?

Commenti

Andrea ha detto…
metto un commento a questo post un po' piu' vecchio, giusto per riflettere su quello che sto attraversando. Forse scriverdolo mi chiarisco anche io le idee!

Mi sto chiedendo: c'e' una relazione tra "quantita' di memoria" di una persona e capacita' di muoversi in nuove direzioni, trasformarsi? Io per dire ho una memoria pessima e sono proiettato nel futuro, sono in continua ansia di uscire dal quotidiano, usuale, normale. Questo a costo di muovermi io da solo, con la mia compagna Ilaria ai tempi del nostro espatrio a Londra, ora con tutta la famiglia verso nuove avventure.

Adesso che sto mettendo tutta la nostra vita in tante scatole di cartone, vedo oggetti del passato che avevo sepolto nella memoria che vorrei buttare via, per fare spazio ad altre memorie. Ma nella mia famiglia, gli altri vogliono tenere con se' questi oggetti, dipinti, memorie, quadri, giochi, quaderni, sedie, piatti, bottigliette vuote, animali di pezza, lego, lego, lego, libri letti e straletti, documenti, regali, vestiti, penne, matite, colori.

Cosa mi rimarra' in memoria di questo periodo di mezzo?
Fabio ha detto…
Caro Andrea, grazie per le tue bellissime domande. Sono le stesse per le quali sto anch'io cercando risposte.

Le memorie e i ricordi non so piu' nemmeno definirli. Sono cio' che ci e' accaduto davvero? O sono rielaborazioni, autobiografie romanzate? Tendo a propendere per la seconda risposta.

In questi giorni di grande cambiamento anche per me una cosa l'ho capita. Ed e' che il cambiamento e' difficile da avviare, ma che quando cambi una tessera del mosaico poi diventa difficile non cambiarne altre. Un cambiamento genera una catena di cambiamenti.

Per anni non ho cambiato nulla per paura. Oggi vorrei cambiare tutto al punto che la mia psicoterapeuta mi suggerisce piccoli passi progressivi anziche' una visione dicotomica fatta di prima e dopo.

Gli oggetti hanno un ruolo importante nei percorsi di cambiamento. In queste settimane mi sono liberato di molti oggetti, anche approfittando del fatto che a Milano vivo a due passi da negozi di libri e dischi usati. Giovanna e io abbiamo cambiato completamente la disposizione dei mobili. La casa sembra piu' grande, spaziosa, vivibile.

Per la mia esperienza quindi tenderei a suggerire che si', "c'e' una relazione tra "quantita' di memoria" di una persona e capacita' di muoversi in nuove direzioni, trasformarsi". Riempire la memoria e' come riempire lo zaino. Cammini piu' lentamente e con piu' fatica.

Il punto e' cosa tenere e io credo davvero che Marie Kondo abbia ragione. Cosa tenere ce lo dice il primo sguardo che rivolgiamo alle cose. Quanto valore d'uso hanno? Quanto valore emotivo hanno?

Il resto via, come dici tu "per fare spazio ad altre memorie" e se posso estendere un po' il concetto per fare spazio a quel noi che diventeremo con il coraggio di cambiare.

Mi piace molto il termine "trasformarsi" che hai usato. Domandandoci chi vogliamo essere domani, tra una mese, tra un anno, tra 10.

Tutto quello che ci serve, portiamolo con noi. Il resto fotografiamolo come suggerisce Marie Kondo.

Gli spazi pieni di ricordi ci legano al passato. Il bianco che fa risaltare pochi oggetti ci indica una direzione per il futuro.

Buona fortuna a te, Ila e ai ragazzi per questo cambiamento. Per i ragazzi credo sia una bella scuola di vita. E se ci pensi la e' anche per noi.