Black hole Sun

La mia scoperta della settimana si chiama Pontiak.

I Pontiak sono tre fratelli che arrivano dalla Virginia rurale e suonano il miglior rock psichedelico ascoltato da anni. Se amate quel sottobosco cosi' profondamente americano (Woodenshjips, Brightblack Morning Light, Matt Valentine & Erika Elder...) figlio legittimo dei Doors, dei Jefferson Airplane, dei Big Brother and the Holding Company, non lasciatevi sfuggire il loro esordio Sun on Sun. Uscito nel 2007 a dire il vero, ma solo in 500 copie, e ristampato quest'anno dalla sempre ottima Thrill Jockey di Chicago.

Il disco, solo sette tracce per poco piu' di mezz'ora, si apre in realta' con un riff molto Black Sabbath via Soundgarden di Screaming life, e pero' raggiunge il suo apice con la traccia che da' il titolo all'album.

Sun on sun, la title track, e' uno di quei miracoli che fanno venire in mente Mirror blues dei Died Pretty, Valley of rain dei Giant Sand, Down in the desert dei Thin White Rope. Tracce che escono dal nulla e ti piombano addosso lasciandoti inebetito per giorni con il solo desiderio di riascoltarle. E ogni volta ti batte il cuore all'impazzata e ogni volta resti sorpreso e confuso.

Tutto cosi' perfetto: l'organo Hammond a scaldare l'atmosfera, il ritmo lento quasi sudista e pero' metronomico come se dietro i tamburi ci fosse una Moe Tucker con tuta da meccanico, il basso profondo come una notte senza stelle e quella chitarra che slitta come pneumatici su una strada innevata.

Sun on sun non l'ho trovata in Youtube, ma ho invece trovato la terza traccia e ce la andiamo ad ascoltare insieme, aspettando dai Pontiak nuovi segni di vita: il seguito di Sun on Sun potrebbe essere un capolavoro.

Questa e' White hands:

Commenti

Anonimo ha detto…
Fabio,
come al solito stimoli ad approfondire e ascoltare, non mi sottraggo certo alla tua dritta.
Nicola
Fabio ha detto…
Peraltro ho appena scoperto che hanno inciso un disco prima di questo, seppure pubblicato e distribuito in una manciata di copie autoprodotte. Nel fine settimana cerco di capire se c'e' qualche speranza di trovarlo.

Felice di ritrovarti qui Nic!
Anonimo ha detto…
Periodo difficile caro Fabio, anche a motivo di una vicenda sentimentale che mi ha letteralmente annichilito, perchĆØ credevo fosse la volta buona, stavolta.
Ma non voglio usare il tuo pregiato spazio per sfoghi personali, anche per rispetto del tuo "new deal" sul cosa deve essere scritto sul blog.
Credo peraltro che tu possa immaginare cosa mi ĆØ accaduto. E io che credevo alla mia etĆ  di avere capito tutto ...
Nicola
Fabio ha detto…
Non esiste assolutamente una policy su cosa puo' o non puo' essere scritto sul blog.

Se ti va di raccontare, ti ascolto volentieri. Se ti va di scrivermi al mio indirizzo privato che sai, ti leggo altrettanto volentieri. Se vuoi sai che ci sono.

Ho parlato di te recentemente con la Sissi, mi ha detto che vi eravate sentiti ma non ha aggiunto altro.

Il new deal non e' affatto voluto peraltro. E' un po' capitato.

Il periodo dei litigi e drammi online attraeva almeno il doppio lettori e commenti, ma se devo essere sincero non ne sento affatto la mancanza.

Siamo tra di noi, un gruppo di amici che si scambiano idee, e questo mi basta.
Anonimo ha detto…
non avevo mai considerato i Big Brother and the Holding Company come una vera e propria band ma solo come il gruppo di JJ.
Grazie per il suggerimento sui Pontiak, il mio compleanno si avvicina ed ĆØ bene che io dia suggerimenti, per evitare regali impropri.
Auro
Fabio ha detto…
Le radici sono li', poi filtrate da tante cose di fine anni ottanta/ primi novanta.

Ti ricordi per caso i meravigliosi Sister Double Happiness, formazione psichedelica californiana che incideva su SST? Li trasmisi spesso a Rockville. I Pontiak li ricordano davvero molto.

Buona fortuna per la ricerca. Quand'e' il tuo compleanno?
Anonimo ha detto…
Grazie per la sua risposta, come sempre ricca di sensibilitĆ  e finezza, da par tuo.
Magari parleremo di questo e altro, ma mi piacerebbe farlo a Londra, finalmente, magari in uno tra i tanti luoghi che descrivi nei tuoi post.
Nicola
Anonimo ha detto…
ah fabio! che bella band! grazie grazie. Giovedi ho scoperto Matt Elliott, lo conosci? ooooooooooooooooohhhh e' grandisssssssiimo! myriamba
vieni il 17 a vedere mount erie?
Anonimo ha detto…
E i Black Sun Ensemble? qualcuno che s eli ricorda? E i Texas Instruments? Che bella musica era, quella. sincera, onesta, creativa, spontanea...

su Matt Elliott, mi autocito come un leucocito:

"Matt Elliott – Howling Songs (Ici D’Ailleurs / Audioglobe, ottobre 2008)

Stupisce sempre la parabola artistica di Matt Elliott. Dopo gli inizi tra post-rock e dub in quel della mitica Bristol con lo pseudonimo Third Eye Foundation (prossimo al ritorno nel 2009…), il Nostro metteva nel 2003 da parte l’elettronica e imbracciava la chitarra dietro alle proprie origini slave. Dopo il trasferimento “fisico” nel sud della Francia, si dava anima e corpo a un’idea di cantore dei maledetti che, dalla chanson d’oltralpe, conduce a personaggi come Almond, Waits, Ciampi, Capossela. Questione di attitudine, temprata dalla voglia di indagare il lato oscuro dell’esistenza che lo ha condotto a pubblicare raccolte su alcolismo e fallimento, i Drinking Songs e Failing Songs rispettivamente primo e secondo pannello di una trilogia qui probabilmente conclusa. Stavolta sono le “canzoni da urlare” oggetto e spina dorsale, scagliate da un mondo che affonda trascinando nel disastro colpevoli e innocenti.

Un lavoro politico nel senso “umano” del termine e per questo si dice umanista: perchĆ© - in ciĆ² simile alla coppia di predecessori - punta l’indice partendo dalle tragedie di tutti, appoggiandosi coerente a un’anima folk europea. Come potrebbe perĆ² affrontarla uno Scott Walker meno enigmatico (gli undici fenomenali minuti in sboccio ed esplosione The KĆ¼bler-Ross Model; la massa trattenuta a stento della title-track) e uscito dall’isolamento preferendo le bettole, dove ascolta i mugugni della gente e ne cava fuori canzoni. Degne magari di un Cohen soggiornato in Grecia (Something About Ghosts) o nella campagna francese (I Name This Ship The Tragedy…) abbastanza a lungo da assimilare le tradizioni sonore. Conseguenza ĆØ che il tenero strumentale Song For A Failed Relationship precede l’invettiva dondolante e deragliante alla Micah P. Hinson Bomb The Stock Exchange senza che l’armonia del disco tutto patisca. Forza della vita che ĆØ poesia di stracci, albe di nicotina e vino; di canzoni che si prendono tempo per entrarti dentro ma non escono piĆ¹. Volente o nolente. (7.5/10)"

JC
Fabio ha detto…
Nicola -

Spero di vederti presto e di parlare un po' di persona davanti a una buona torta di Gail's, nella Hampstead che entrambi amiamo.

Myriam -

Non conosco i suoi lavori solisti, ma ho i dischi di Third Eye Foundation e Movietone. Me li mandava il tuo amico Sandro ai tempi di Tropici e Meridiani. Poi non l'ho piu' seguito, ma se sia tu che JC lo consigliate non puo' che valere la pena cercare il suo album solista recensito cosi' bene da JC.

JC -

Io, io me li ricordo! I Black Sun Ensemble incidevano su Reckless, devo avere un paio di loro vinili. Non assomigliavano a nessuno: certo c'erano echi di psichedelia (un po' simili ai Camper Van Beethoven che ami, magari, ma piu' per la follia che per il suono), ma fecero storia a se' i Black Sun Ensemble. Tra l'altro: sarebbe da cambiare il titolo del post.

E i Texas Instruments non so dirti quanto li ho amati. Sopra ogni cosa la loro cover di A hard rain's a-gonna fall.

Sottobosco, sottobosco, e' li' che bisogna cercare. Losers che non assomigliano a nessun altro, senza alcuna speranza di successo e finiscono, loro si', per lasciare un segno perenne in coloro che hanno incrociato le loro strade.
Anonimo ha detto…
Non so se possono essere considerati losers o abitanti del sottobosco, ma io alcuni anni fa (molti anni fa) amai alla follia "Free Dirt" dei Died Pretty, un disco (di vinile, di vinile) con una copertina meravigliosa, nuvole di tempesta che si addensano all'orizzonte di un paesaggio della campagna australiana. Qualcuno di voi li conosce o se li ricorda ?
Nicola
Fabio ha detto…
Ma certo! Anche io ho il vinile (Citadel australiano) e anch'io l'ho rovinato di ascolti. Disco memorabile anche perche' tutto quello che i Died Pretty fecero dopo non fu assolutamente all'altezza.

A questo punto, se parliamo di Australia di quegli anni, lasciami citare anche Stoneage Romeos degli Hoodoo Gurus (per me meglio di Mars needs guitars) e l'imperdibile, misconosciuto e stratosferico mini LP omonimo dei barrettiani Moffs (anche questo uscito su Citadel e irreperibilissimo).
Anonimo ha detto…
buone notizie:

1- almeno "lost" dei Died Pretty, 1988, ĆØ bello bello

2- ĆØ uscito un doppio cd che ristampa TUTTO quanto fatto dai Moffs. Da avere absofuckinglutely.

3- Fabio: ma i Gurus, risentiti oggi, non ti paiono sopravvalutati? volgio dire, i Triffids erano meglio, gli stems pure, dai...

JC "oz rock maniac"
Anonimo ha detto…
Un capolavoro!
Anonimo ha detto…
Moffs - The Collection (2CD Shock, 2008)
Deluxe 2CD set chronicling the entire career of this alterna-chart topping outfit from Sydney circa 1984-1989. Resplendent in all its psychedelic glory, The Collection captures the band's entire recorded output. In total a whopping 30 tracks, some 11 of which are released here on CD for the first time. A 26 page book booklet, complete with rare photos, handbills and poster art!

GIOITE !!!!

JC
Fabio ha detto…
Bene per la ristampa dei Moffs, mi era completamente sfuggita. E Lost e' un buon disco, ma per qualche ragione finii per ascoltarlo poco: troppo pop per le mie aspettative sui Died Pretty. Per dirla tutta, non credi che il punto piu' alto della parabola Died Pretty resti il singolo Mirror Blues, che addirittura precedette Free dirt? Ancora adesso mette i brividi.

I Gurus del primo album restano per me magici: power pop stile Flaming Groovies, ma con un fascino da grandi distanze tutto australiano. Tra l'altro quel disco ricordo di averlo ascoltato in viaggio tra Melbourne e l'outback, e fu li' che lo riscoprii.

Triffids grandissimi, e cosi' pure i byrdsiani Stems.
Fabio ha detto…
Andre -

Intendi Free dirt?
Anonimo ha detto…
Grande Fabio, me la sentivo che anche tu e altri si fossero un tempo innamorati dei Died Pretty.
Degli Hodoo Gurus il ricordo ĆØ piĆ¹ sfocato, devo avere una cassetta C-90 da qualche parte, ma Dio solo sa dove ...
Bello questo tuffo nel passato, stasera mi verrĆ  voglia di prendere il mio vetusto panno antistatico e di spolverare qualche pezzo di plastica.
Nicola
Anonimo ha detto…
direi che Lost ĆØ una versione intimista e piĆ¹ orientata al folk-rock di Free Dirt, che era piĆ¹ irruento e ruvido. PerĆ² su Lost ci sono certe ballate strepitose...

Su Mirror Blues sono pienamente d'accordo. Certo, il rock indie australiano degli '80 era mitico...

Tanto quanto - OT per OT - il suond indie della Nuova Zelanda della fatastica etichetta Flying Nun: anche lƬ, che gruppi!!!!

JC
Fabio ha detto…
Nicola -

Beati voi che potete: approfittatene. I miei preziosi vinili sono archiviati nella mia cameretta, vero museo della musica di quegli anni. Cristallizata per sempre un momento prima che uscissi di casa, nell'illusione di essere "diventato grande".

JC -

Sai che invece ho pochissimi dischi della suora che vola? Devo avere iniziato col piede sbagliato, e ho finito per convincermi che il kiwi rock fosse una brutta copia del post-punk australiano. All'epoca per me esistevano l'Australia e la Svezia sopra ogni cosa.

Poi c'e' da dire che la Flying Nun e' uscita un po' dopo rispetto alla Citadel, ed era sostanzialmente piu' pop, meno punk. E che per un po' di anni, subito dopo la laurea (diciamo dal 1989 fino al 1995), mi disinteressai abbastanza alla musica.

(Infatti mancai dalla radio dal 1990 al 1997 prima che "qualcuno" mi invitasse a Radio Onda d'Urto a fare un programma insieme, facendomi tornare la voglia di realizzare un programma tutto mio...).
Anonimo ha detto…
eh, sƬ, quella fredda sera di fine 1994 in cui il mio Best dell'anno ti fulminĆ² sulla via...che tempi eh...belli belli.

diciamo che la Flying Nun (piĆ¹ vecchia di quel che si crede, a dire il vero) era un'etichetta di "pop sperimentale arguto e tagliente", se vuoi: da cose piĆ¹ alla primi r.e.m. tipo The Bats trovavi anche band pseudo shoegaze tipo Bailterspace, o Jean Paul Sartre Experience. torvavi anche cose molto influenzate da Fall e Swell Maps, perĆ².

I migliori per me erano e sono tuttora la triade Verlaines (primi 3 lp)/Chills/Tall Dwarfs.

indagate, gente, indagate...

JC
Fabio ha detto…
Eh, la Nuova Zelanda per me e' un po' come per te Canterbury. Ma una raccolta per iniziare?

Peraltro la mia collega qui di fianco e' una kiwi, ma inutile chiedere (fa la DJ nei club e Sabato pretendeva che la andassi a sentire a Brixton alle 8 del mattino. Oggi naturalmente non e' venuta a lavorare dicendo che si sente un po' debole).
Anonimo ha detto…
canterbury della nuova zelanda o canterbury inglese?
ah i Died PRetty, quel vinile l'ho consumato e li ho visti pure dal vivo nel 1987 a Parigi al New Morning..ohhhhh..che concerto!
Che bella review di Matt Elliott, bravo bravo JC. Si Fabio, lo devi assolutamente sentire, non c'entra niente con i suoi progetti di prima. Come dice JC pensa a Cohen in Grecia. Dei Texas Instruments ho consumato un'altro vinile (mini lp credo grigio e rosso) di cui non mi ricordo il nome..qualcuno ha un link sulla loro band, vorrei cercare di riscoprirli e nel frattempo. mi sono sfuggiti i Black Sun Ensemble che sto ascoltando ora, sembrano molto paisley underground alla Rain parade che Fabio mi fece scoprire ai tempi..o forse ho l'orecchio un po' guasto..myriam
Anonimo ha detto…
Eh, su Canterbury so indagando, ma oltre i primi tre della Macchina Molle e i due della Talpa Intonata, ancora non sono andato. Ad eccezione di Wyatt, che giĆ  frequentavo da tempo.

The Suora Volante Primer:
le raccolte sono buone, a me piace molto una che si chiama "Tua Tara", e un'altra "In love with these times". Dei Chills senz'altro "Kaleidoscope World", dei Verlaines "Bird Dog", se proprio devi scegliere. Il resto verrƠ da sƩ...

Strumenti Texani: http://www.allmusic.com/cg/amg.dll,

ma se mi girano faccio una pagina per il Mucchio (giĆ  ne uscirĆ  una sugli Arson Garden, quindi culto per culto = superculto)

Black Sun Ensemble: erano un pĆ² apocalittici e un pĆ² deadiani per me. L'uso del violino, poi, fa da ponte tra gli Shiva's Headband e certe cose dell'Imperatore Nero e del Monte Sion...

Tutto torna, no?

JC "wannabe rock scholar"
Fabio ha detto…
Myriam -

Canterbury inglese, proprio quella Canterbury dove sei vissuta per anni.

Riassunto delle puntate precedenti: JC affermava di non conoscere bene la scuola di Canterbury, in una discussione alla quale partecipava anche il mio amico e "socio di trasmissione" Alessandro (che invece di Canterbury e' uno dei massimi esperti sul pianeta Terra).

JC -

Verissimo che i Black Sun Ensemble hanno anticipato il suono Constellation. Non ci avevo mai pensato.

Su Canterbury, l'ultima volta che sono stato in Italia Alessandro mi ha passato dischi dei Caravan e di Hatfield and the North e meritano assolutamente. Inizia magari da The rotter's club (che ispiro' Coe).
Anonimo ha detto…
A quando due parole sull'album dei Pontiak, finalmene uscito? E soprattutto, che razza di disco ĆØ (l'ho appena ascoltato e non ancora inquadrato) lo split Pontiak/Arbouretum fatto di cover di John Cale, nientemeno?