90/ Giustizia e sacrificio.



Come scrivevo qualche giorno fa, le emergenze di questi tempi conducono il flusso delle mie riflessioni sul terreno delle scelte etiche.

Come a molti di noi, anche a me e' capitato spesso di domandarmi in tante circostanze caratterizzate da ambiguita' quale corso di azione fosse giusto e quale non lo fosse. Non sempre infatti la risposta a questa domanda e' immediata.

Esiste un criterio quanto piu' oggettivo, neutro, per rispondere a questa questione? Io credo di si' e suggerisco che tale criterio sia il bene comune. E' giusto cio' che massimizza il bene comune.

Questo non implica necessariamente una logica di sacrificio. Ma certamente non puo' prescindere da un'idea di equita', di equa ripartizione che, qualche volta, comporta da parte nostra un sacrificio.

Se per massimizzare il bene comune devo fare un passo indietro o condividere cio' che considero mio, e' giusto che lo faccia. Altre volte, questo non si rende necessario.

E il portato di questo agire sapete qual e'? E' l'armonia. E dall'armonia traiamo tutti vantaggio - anche chi non la ricerca con consapevolezza ed e' portato per immaturita', conformismo e ignoranza a cercare la prevaricazione, il confronto, la competizione.

So bene che sono considerazioni piu' facili a scriversi che a realizzare nel concreto.

Ma prenderci del tempo per riflettere e per fissare una serie di assiomi valoriali, e magari condividerli, io credo sia utile per definirci nel mondo, anziche' lasciarci definire e influenzare ogni volta che siamo posti di fronte a un dilemma morale.

Non sono ancora del tutto pronto a scriverne, ma il problema successivo sul quale mi sto interrogando - ve lo voglio anticipare - e' quello del giudizio.

Su cosa possiamo esprimere un giudizio e su cosa invece dobbiamo astenerci da prendere posizione, consapevoli di avere una visione parziale del mondo? Esiste un criterio filosofico che ci possa guidare in questo dilemma?

Cerchiamo pure insieme una risposta, se desiderate e siete interessati.

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