Cat Power l'ho vista dal vivo quattro volte.
La prima volta fu a al Cox 18, subito dopo la pubblicazione di "Moon pix". Sullo sfondo "La passion de Jeanne d'Arc" di Dreyer. Cat Power sale sul palco, farfuglia versioni assurde interrotte a meta', si schiarisce la voce in continuazione, sposta il microfono mille volte, si alza, si siede, biascica tra se' e se' e poi sospende il concerto. Io sono con Stefano, che la conosce personalmente. Lo seguo dietro il palco e vedo Chan seduta, in lacrime.
La seconda volta fu a Melbourne, qualche mese dopo. Chan con la sua chitarra suona in un caffe', davanti a una piccola folla che mangia e beve senza prestare troppa attenzione. Stessa storia: canzoni interrotte, lamentele perche' nulla e' come lei vorrebbe, concerto terminato a meta' di un pezzo, pubblico allibito.
La terza volta successe al Binario Zero, poco dopo "The covers record". Sono preparato al peggio, ma invece Chan sembra felice. Accetta le richieste del pubblico, comunica, suona, finisce il concerto.
La quarta volta e' stata ieri sera, nell'unica data europea del tour. Al Barbican, 5 minuti a piedi da casa. Cammino con Marco e Susanna su quei passaggi sopraelevati, prima di arrivare in riva al laghetto dove staziona una piccola folla di "belli e dannati". Entro nello splendido auditorium, il luogo piu' concettualmente distante da Cox 18 e dal caffe' di Melbourne che riesco a immaginare. Ad accompagnare Cat Power e' la Memphis Rhythm Band, dodici elementi: tre archi, due fiati, pianoforte a coda, organo Hammond, due coriste, chitarra, basso e batteria. Dopo due strumentali, sulle prime note di "The greatest" entra quel fascio di nervi in perenne movimento che e' Cat Power. La scaletta e' esattamente la stessa dell'album, quasi fino alla fine, quando la band esce e resta solo lei. Il numero e' quello che ben conosciamo, frammenti iniziati, sbocconcellati e lasciati nel piatto: "House of the rising Sun" degli Animals, una versione funebre di "Hit the road Jack", brani autografi resi irriconoscibili. Poi rientra la band, gran finale con una "Love & communication" che e' un crescendo che sembra non terminare mai, in un tripudio di cori, violini, fiati che rimbalzano sulle pareti. Chan che non se ne vuole andare, saluta e resta li', abbozza una versione per solo voce di "Ramblin' man" di Hank Williams, prima che uno della Memphis Rhythm Band salga sul palco a farle capire che e' ora di chiudere. Non convinta, dopo che le luci si sono accese e il pubblico sta sfollando, Cat Power ritorna, come a volersi far perdonare i concerti interrotti del passato. Standing ovation.
Eppure per me un concerto di Cat Power e' sempre un'esperienza abbastanza disturbante. Mi rifletto tantissimo in quella tensione a stento trattenuta, nelle mani torturate, nei piedi che non vogliono saperne di stare fermi, in quelle emozioni che si fanno strada senza che proprio abbiamo dato loro il permesso per farlo.
Domani un post lieto e gioioso pero', prometto.
[Un po' di frammenti in streaming di "The greatest" potete ascoltarli qui].
La prima volta fu a al Cox 18, subito dopo la pubblicazione di "Moon pix". Sullo sfondo "La passion de Jeanne d'Arc" di Dreyer. Cat Power sale sul palco, farfuglia versioni assurde interrotte a meta', si schiarisce la voce in continuazione, sposta il microfono mille volte, si alza, si siede, biascica tra se' e se' e poi sospende il concerto. Io sono con Stefano, che la conosce personalmente. Lo seguo dietro il palco e vedo Chan seduta, in lacrime.
La seconda volta fu a Melbourne, qualche mese dopo. Chan con la sua chitarra suona in un caffe', davanti a una piccola folla che mangia e beve senza prestare troppa attenzione. Stessa storia: canzoni interrotte, lamentele perche' nulla e' come lei vorrebbe, concerto terminato a meta' di un pezzo, pubblico allibito.
La terza volta successe al Binario Zero, poco dopo "The covers record". Sono preparato al peggio, ma invece Chan sembra felice. Accetta le richieste del pubblico, comunica, suona, finisce il concerto.
La quarta volta e' stata ieri sera, nell'unica data europea del tour. Al Barbican, 5 minuti a piedi da casa. Cammino con Marco e Susanna su quei passaggi sopraelevati, prima di arrivare in riva al laghetto dove staziona una piccola folla di "belli e dannati". Entro nello splendido auditorium, il luogo piu' concettualmente distante da Cox 18 e dal caffe' di Melbourne che riesco a immaginare. Ad accompagnare Cat Power e' la Memphis Rhythm Band, dodici elementi: tre archi, due fiati, pianoforte a coda, organo Hammond, due coriste, chitarra, basso e batteria. Dopo due strumentali, sulle prime note di "The greatest" entra quel fascio di nervi in perenne movimento che e' Cat Power. La scaletta e' esattamente la stessa dell'album, quasi fino alla fine, quando la band esce e resta solo lei. Il numero e' quello che ben conosciamo, frammenti iniziati, sbocconcellati e lasciati nel piatto: "House of the rising Sun" degli Animals, una versione funebre di "Hit the road Jack", brani autografi resi irriconoscibili. Poi rientra la band, gran finale con una "Love & communication" che e' un crescendo che sembra non terminare mai, in un tripudio di cori, violini, fiati che rimbalzano sulle pareti. Chan che non se ne vuole andare, saluta e resta li', abbozza una versione per solo voce di "Ramblin' man" di Hank Williams, prima che uno della Memphis Rhythm Band salga sul palco a farle capire che e' ora di chiudere. Non convinta, dopo che le luci si sono accese e il pubblico sta sfollando, Cat Power ritorna, come a volersi far perdonare i concerti interrotti del passato. Standing ovation.
Eppure per me un concerto di Cat Power e' sempre un'esperienza abbastanza disturbante. Mi rifletto tantissimo in quella tensione a stento trattenuta, nelle mani torturate, nei piedi che non vogliono saperne di stare fermi, in quelle emozioni che si fanno strada senza che proprio abbiamo dato loro il permesso per farlo.
Domani un post lieto e gioioso pero', prometto.
[Un po' di frammenti in streaming di "The greatest" potete ascoltarli qui].
Commenti
Ero in seconda fila, a pochi metri da lei ed ero angosciato nel vedere la violenza con cui si tormentava le dita, sfilandosi e ri-infilandosi in continuazione gli anelli, la forza con cui apriva e chiudeva la blusa, comprimendo il seno in una morsa, i passi di "danza" che appartengono piu' ad una cerimonia esorcista di un'indemoniata che ad un concerto pop.
Sto pensando a un post che credo ti piacera', con il quale lasciarvi prima di salpare (pero' ritorno presto eh, non scappate tutti).
Matteo -
Ne parlavo proprio ieri sera con un amico. E' come se i Memphis Rhythm l'avessero adottata Cat Power. La trattano un po' come una bambina. Probabilmente hanno colto le sue idee e hanno dato loro un ordine, ricoprendole di arrangiamenti piuttosto fioriti. Credo che non sia tutta farina del sacco di Cat Power il suo ultimo disco. Non saprei se e' meglio o peggio degli altri, e' senz'altro diverso, piu' sereno. Ma lei non mi sembra tanto cambiata.
Lophelia -
Proprio cosi! E' la cantautrice dell'"impossibilita'" (anche se viene un po' in mente Santa Rita detto cosi').