We have accidentally made a record that is not a response to music that we love or a reaction against music that we hate. Finally, there are no more enemies, and there are no more heroes... just sound.
- Wayne Coyne, 1999.

Stamattina facendo colazione ho riascoltato "Soft bulletin" e mi ha troppo emozionato ancora una volta. C'e' quell'inizio, "Race for the prize", che mi mette proprio di buon umore. E' un brano che devo riascoltare piu' spesso, una di quelle cose che da' il ritmo giusto alla mattina.

Cosi' sono andato a leggere sul sito dei Flaming Lips le note scritte da Wayne Coyne a proposito di quel disco, e mi sono reso conto che nasce da una conquistata, consapevole pacificazione. Non vedere piu' ne' eroi ne' nemici e' una faticosa conquista. Se ci pensate, significa *essere diventati i propri eroi*, non cercare piu' al di fuori, ma invece dentro noi stessi, quei punti di riferimento che ci permettono di realizzarci completamente.

Per questo "Soft bulletin" e' un disco bello e importante. Perche' segna un traguardo al quale tendere, e perche' anticipa tutta la gioia che proveremo quando l'avremo pienamente realizzato.

Commenti

PiB ha detto…
Fabio quell'affermare

there are no more enemies, and there are no more heroes

mi spaventa un pò perchè se ci rifletti bene potrebbe essere, almeno dal mio punto di vista, la fine di tutto e tutti
Anonimo ha detto…
Per me uno dei grandi album degli anni '90, un lavoro assolutamente straordinario quanto a sonorità, qualità dei brani, idea di fondo.
Posseggo ben tre versioni di questo disco, quella europea, quella americana (con una diversa scaletta e un brano in più "The Spiderbite Song") e la recente uscita in Surround 5.1.
Mi emoziona come al primo ascolto, e riesco sempre a trovare qualcosa di nuovo, un'intuizione sonora che non avevo colto in precedenza.
"The Softest Bullet Ever Shot" , scrive Coyne nelle note, e credo sia una definizione perfetta: questo disco è un morbido proiettile che ti trapassa il cuore ogni volta, e miracolosamente ti ritrovi vivo ma con i brividi sulla pelle.
Grazie Fabio per avere ricordato a tutti l'esistenza di questo capolavoro.
ele ha detto…
.. o magari è proprio la conquista di un equilibrio, di un'armonia interiore, di una serenità solida e vera. tutte cose che secondo me non significano certo non avere più passioni, o ideali; anzi, forse si tratta di iniziare a sentirli e viverli per davvero..

sono molto contenta che i flaming lips suonino a ferrara tra poco più di un mese.. ci sarò di certo :)
Anonimo ha detto…
Sarò anche io a Ferrara, naturalmente, anche perché ho già visto dal vivo i Lips, e assicuro a tutti che si tratta di un'esperienza che non si dimentica.
Nicola
Anonimo ha detto…
Oops, non ho firmato ... l'anonimo che adora "The Soft Bulletin" per la cronaca sono io. Nicola
Fabio ha detto…
Pib -

Posso sbagliarmi, ma a me sembra di leggere in quelle parole un livello ci consapevolezza che diventa piu' "interiore" e "personale". Non reagiamo piu' contro nemici esterni e non cerchiamo piu' riferimenti e eroi. Iniziamo a combattere nemici che sono dentro di noi e a trarre ispirazione da noi stessi. E' la fine di un modo di interpretare il mondo, sono d'accordo, ma e' anche l'inizio di un modo piu' profondo di esplorare noi stessi. Per esempio, prima di "Soft bulletin" i Flaming Lips realizzarono un album astruso come "Zaireeka" (4 CD da far girare contemporaneamente su 4 lettori diversi). Astruso come certa arte contemporanea che comunica, soprattutto, un grande formale vuoto. "Soft bulletin", invece, e' un disco solare, di rinascita, che comunica con intensita' e immediatezza.

Nicola -

Come dici, e' un disco "morbido", che esprime un rapporto dolce con il mondo. E molto solare, a me ricorda tanto "Pet sounds". E sono molto d'accordo: e' cosi' complesso e articolato che non stanca mai, l'attenzione si sposta sempre a una sfumatura che non avevamo colto. Certo che l'inizio, "Race for the prize", resta l'apice di un album fondamentale. Devo anche dirti che "Yoshimi" e "At war with mystics" li trovo abbastanza deludenti.

Ele -

hai espresso il mio pensiero, molto meglio di quello che avrei saputo fare. Uno degli aspetti delle culture orientali che ho faticato molto a capire quando a quelle culture mi sono avvicinato, e' stato prorio l'annullamento/ dominio delle passioni. E' una cosa che mi ha molto spaventato, un obiettivo al quale mi rifiutavo di aspirare. Solo attraverso un percorso interiore, invece, le passioni si possono "sentire davvero", rimbombano dentro invece di trascinarci.