Lunedi’ 24 Gennaio 2005: Million dollar baby
Chiedo scusa per la confusione del precedente post, soprattutto a chi si aspetta di trovare in questo blog recensioni tradizionali di eventi e che spesso immagino rimanga deluso... Questo post cerco di scriverlo meglio...
Una sera di settimana scorsa, appena prima di beccarmi l’influenza, sono stato invitato a cena dal mio amico Sergio (ex di Lotta Continua: sentirlo parlare di quegli anni e’ musica per le mie orecchie). Ero con lui in debito di un buon film e dopo cena ho proposto di andare a vedere “Million dollar baby”, che davano al Ritzy di Brixton (non molto distante da Pimlico, dove Sergio sta quando e’ qui a Londra).
I 150 metri che separano la stazione della metropolitana di Brixton dal Ritzy sono spettacolari: una fila fitta fitta di spacciatori di ogni tipo di sostanza illecita e di beggars che supera ogni immaginazione, tutti rigorosamente di colore. Una volta raggiunto (faticosamente) il cinema pero’ si puo’ stare certi che almeno un film di proprio interesse lo si trova (con una buona scelta di film non convenzionali). E se invece proprio non c’e’ niente, una visita al caffe’ al piano superiore permette di ascoltare buona musica e chiacchierare amabilmente.
“Million dollar baby” e’ decisamente all’altezza dell’hype che lo accompagna, anche se secondo me non al livello di “Mystic river”, che di Eastwood e’ il film che preferisco. La storia credo la conosciate, e’ quella di Frankie Dunne (Clint Eastwood) che gestisce una palestra di pugilato nella quale capita Maggie, una giovane “white trash” (appartenente al sottoproletariato bianco urbano) che desidera essere allenata dallo stesso Frankie. L’ultima mezz’ora e’ di una tensione e di un realismo, con quel giocare tra la vita che non e’ piu’ vita e la morte che non e’ ancora tale, che alla fine del film si arriva esausti. Straordinari i due momenti del film nei quali vediamo la famiglia di Maggie, quella famiglia che non la capisce, non la ama e cerca di approfittare di lei anche durante la tragedia. Clint Eastwood si conferma un maestro e “Million dollar baby” merita di vincere i 5 golden globes ai quali e’ stato candidato.
Una sera di settimana scorsa, appena prima di beccarmi l’influenza, sono stato invitato a cena dal mio amico Sergio (ex di Lotta Continua: sentirlo parlare di quegli anni e’ musica per le mie orecchie). Ero con lui in debito di un buon film e dopo cena ho proposto di andare a vedere “Million dollar baby”, che davano al Ritzy di Brixton (non molto distante da Pimlico, dove Sergio sta quando e’ qui a Londra).
I 150 metri che separano la stazione della metropolitana di Brixton dal Ritzy sono spettacolari: una fila fitta fitta di spacciatori di ogni tipo di sostanza illecita e di beggars che supera ogni immaginazione, tutti rigorosamente di colore. Una volta raggiunto (faticosamente) il cinema pero’ si puo’ stare certi che almeno un film di proprio interesse lo si trova (con una buona scelta di film non convenzionali). E se invece proprio non c’e’ niente, una visita al caffe’ al piano superiore permette di ascoltare buona musica e chiacchierare amabilmente.
“Million dollar baby” e’ decisamente all’altezza dell’hype che lo accompagna, anche se secondo me non al livello di “Mystic river”, che di Eastwood e’ il film che preferisco. La storia credo la conosciate, e’ quella di Frankie Dunne (Clint Eastwood) che gestisce una palestra di pugilato nella quale capita Maggie, una giovane “white trash” (appartenente al sottoproletariato bianco urbano) che desidera essere allenata dallo stesso Frankie. L’ultima mezz’ora e’ di una tensione e di un realismo, con quel giocare tra la vita che non e’ piu’ vita e la morte che non e’ ancora tale, che alla fine del film si arriva esausti. Straordinari i due momenti del film nei quali vediamo la famiglia di Maggie, quella famiglia che non la capisce, non la ama e cerca di approfittare di lei anche durante la tragedia. Clint Eastwood si conferma un maestro e “Million dollar baby” merita di vincere i 5 golden globes ai quali e’ stato candidato.
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