80/ Uno vale 17.5.
Ieri mentre preparavo i miei interventi di stamattina alla radio, riflettevo.
Nonostante abbia causato disastri, resto convinto che il suffragio universale sia una conquista da salvaguardare. Tuttavia, mi domando se non sarebbe opportuno introdurre coefficienti di ponderazione.
In un'ottica di massimizzazione dell'interesse comune, e' davvero corretto che il contributo del sociologo che ha studiato tutta la vita e ha pubblicato ricerche e libri di valore debba pesare quanto quello del posatore di piastrelle, dell'indossatrice, del vigile, del maestro di sci, dell'urologo?
Non sarebbe il caso che l'opinione dell'economista, del professore di diritto internazionale, del ricercatore sociale venisse moltiplicata per un coefficiente di ponderazione che rispecchi la conoscenza approfondita di connessioni, implicazioni, conseguenze?
Attraverso l'applicazione di correttivi tarati sulla conoscenza delle dinamiche economiche e sociali si potrebbero forse prendere decisioni migliori per tutti. Piu' informate, piu' riflettute, meno emotive, meno soggette a condizionamenti, ipersemplificazioni, promesse irrealizzabili, proclami infondati.
Come spesso accade non ho una risposta e non so neanche quanto un cambiamento di questo tipo sarebbe concretamente realizzabile. Chi dovrebbe decidere i coefficienti di ponderazione, per esempio, e su quali basi? Ma il problema credo vada almeno posto.
Commenti
Hrundi V. Bakshi Beppe
Quelli un po' piĆ¹ scolarizzati li influenzi mettendo un paio di citazioni a effetto e rinforzando il messaggio piĆ¹ e piĆ¹ volte (se leggi il quotidiano X, google ti propone lo stesso punto di vista X ma detto da un altro quotidiano).
Quelli che cercano di squarciare il velo della veritĆ (e pensano di riuscirci) sono i piĆ¹ facili da influenzare. Spinti dai loro dogmi e granitiche convinzioni, gli basta un colpetto per girarsi in una direzione e non guardare piĆ¹ indietro.
Il suffragio universale ĆØ sacrosanto. Ć semplicemente un fermoimmagine di una nazione, e di come "influenzare senza sapere un'accidente" ĆØ diventata un'arte.
Una cosa simile succede in higher education. Chiedere agli studenti cosa ne pensano ĆØ sacrosanto diritto. Ma il giochino non ĆØ il libero suffragio universale, il giochino ĆØ come convincere gli studenti che l'universitĆ sia al top anche se dietro le quinte (che gli studenti non vedono, ovviamente) ĆØ un disastro. Dovremmo togliere allora il voto a chi non ha preso la sufficienza nella materia x?
Resto abbastanza convinto che la conoscenza permetta di difendersi da tanti condizionamenti. I corsi di scienze sociali mi hanno reso consapevole di dinamiche anche complesse, e nella vita mi hanno fatto mettere in discussione molte opinioni correnti.
Cambridge Analytica e' la punta dell'iceberg. Ma e' molto semplice oggi diffondere convinzioni fasulle, assai piu' che vent'anni fa. Ognuno e' un trasmettitore di informazioni, spesso non controllate. Una campagna social costa relativamente poco ed e' molto mirata e quindi efficace.
Poi ci sono i fatti, gli effetti sotto i nostri occhi. Malattie sociali che si credevano debellate, come l'antisemitismo, infettano tante persone. Vent'anni fa solo il 2% della popolazione italiana negava la Shoah. Oggi la percentuale e' salita al 15%. Quale sara' tra 10 anni, e con quali conseguenze?
Per difendere la democrazia, vanno adottate misure contemporanee commisurate alla minaccia. Senza mettere in discussione il suffragio universale, ma gestendo il pericolo di derive autoritarie con misure difensive che oggi si rendono necessarie.
Per non fermare il progresso verso una societa' piu' armonica che offra a tutti la possibilita' di realizzare se stessi in una prospettiva di pace, sicurezza e uguaglianza crescente.
E' un patrimonio troppo prezioso per lasciarlo in mano ad avventure da parte di chi non ne comprende il valore.